lunedì 28 ottobre 2013

Osiris: Credi nel mondo sotterraneo?



Più che aver combattuto, sicuramente forse sarei stata pronta a combattere per aver la mia libertà. Un'altra bella domanda alla quale è piuttosto difficile rispondere. Intanto c'è da capir bene che cosa si intende per mondo sotterraneo. Se questo viene inteso come il luogo dove si va dopo la morte, magari dove si viene giudicati in base alle scelte che si sono fatte durante la vita appena vissuta .. davvero non saprei. Non riesco a immaginare cosa possa esserci dopo, mi vengono in mente molte diverse possibilità e spero vivamente che un qualcosa ci sia dopo. Che sia la Terra dell'Estate o un luogo tetro per chi è stato malvagio o non ha vissuto nel migliore dei modi la propria vita, o una specie di paradiso dove ognuno può festeggiare ed essere felice, prima di reincarnasi magari .. chissà! Non sono una che viaggia tra i mondi, non ho mai fatto viaggi sciamanici e quindi non ho altre realtà a parte quella che vivo ogni giorno, non saprei dare una vera opinione su questo argomento, solo fantasticare!

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mercoledì 23 ottobre 2013

Horus: Qual è una cosa che hai avuto dopo aver "combattuto"?

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Più che aver combattuto, sicuramente forse sarei stata pronta a combattere per aver la mia libertà. Fortunatamente sono nota in una famiglia dalla mente piuttosto aperta, quindi quando da giovane, dopo aver meditato a lungo, ho scelto questa via spirituale e l'ho comunicato alla famiglia, non ho trovato gravi imposizioni o negazioni. Nonostante guardassero la cosa con una certa curiosità, e forse superficialità, ho avuto la possibilità di potermi comprare un piccolo altare e di mettermelo in camera. Potevo prendermi i miei momenti di tranquillità e solitudine, anche se forse candele e incensi non è che fossero particolarmente amati da mio padre. Forse a riguardo per qualcosa ho combattuto .. essendo una persona che ogni tanto si appassiona a questo o a quello e poi lascia stare (dalla cucina, alla nail art, al voler crescere delle piante inutilmente e via dicendo) hanno preso sottogamba la questione. Non che pensassero che mi fossi dedicata a qualche forma di satanismo, ho messo fin da subito in chiaro che poco credo a certe cose e sicuramente non mi vado a invischiare in robaccia del genere, ma c'è sempre stata un po' di ilarità sulla questione. Mi padre si divertiva anche a deformare il termine Wicca nelle maniere più fantasiose possibili! Ma dopo diverso tempo, questa mia "moda" momentanea non accennava a passare, ma piuttosto cresceva sempre di più, quindi ho cominciato un po' a combattere con questo giudizio superficiale sulla mia fede. Lotta che di tanto in tanto faccio ancora adesso  anche se non pretendo che ciò che sento, il mio desiderio di festeggiare alcuni sabba, gli incantesimi che faccio, venga condiviso o compreso pienamente.

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mercoledì 9 ottobre 2013

Il tuo Suono

Ho scelto questo brano perchè ha un significato particolare per me. Questa musica è stata messa per tutto il corso di Reiki al quale ho partecipato diversi anni fa. Sarà che è stata un'esperienza particolare che mi ha fatto crescere, o perchè l'ho sentita in quel frangente molte e molte volte, fatto sta che "attiva" qualcosa dentro di me, mi aiuta a centrarmi e a radicarmi, a trovare la calma ma anche a smuovere l'energia magica che mi circonda e che è dentro di me.



 
Ancient mother I hear you calling

Ancient mother I hear your call

Ishtar, Ceredwin, Hecate, Inanna, Isis, Artemis, Sjophia,
Athena, Coatilicue, Aphrodite, Mielikki, Astarte, Gaia,
Sarawati, Kali, Pele, Paso Wee, Demeter, Parvati, Hera,
Akewa, Diana, Nidaba, Chicomecoatl, litlith, Shkina,
Morgana, Maya, Izanami, Shakti.


T3P

Hathor: Cosa ti porta gioia?

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 Accidenti, in questo periodo rispondere a questa domanda, per me, risulta un po' complicato. Sono settimane, mesi intensi e pieni di imprevisti non molto piacevoli, sono stanca fisicamente e sopratutto mentalmente. Quanto inizi a vedere tutto nero, fai poi fatica a uscire dalle nebbie e a vederci un po' chiaro. Le cose che mi rendono felice sono tante, partendo dalle piccole cose: una cioccolata calda, un buon film al cinema, una passeggiata all'aria aperta, quattro chiacchiere con una cara amica, strapazzarmi il cane, togliermi qualche sfizzio comprandomi un libro o qualche candela e via dicendo. In realtà mi porta gioia vedere che le persone attorno a me sono felici e soddisfatte, mi porta gioia non avere problemi o limitazioni nelle cose che vorrei fare o devo fare, essere libera di poter soddisfare i miei bisogni. Penso che sia lo stesso per tutti no? Non sono una di quelle che vorrebbe la casa al mare e in montagna, la macchina veloce o abbastanza capiente per contenere le borse dello shopping che raramente faccio. Mi accontento delle piccole cose e di sapere che la mia vita non reca danno alla natura che mi ospita. Mi da gioia riuscire a risparmiare economicamente ed energeticamente, veder che riesco a riutilizzare qualcosa invece che buttarla, dargli una nuova vita o regalarla, mangiare piatti poveri ma molto saporiti e genuini e via dicendo. Mi rende felice riuscire a raggiungere gli obbiettivi che mi impongo, quando riesco a sfiorare anche solo per un secondo l'energia del divino, cogliere i segni che mi manda, riuscire a meditare per bene, mi rende felice riuscire a vedere le cose in modo oggettivo, nell'insieme, diminuendo i problemi che mi appaiono a volte molto grandi, essere conscia di essere quello che sono. 

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mercoledì 11 settembre 2013

Bastet: Hai un famiglio?


Prima di tutto è bene analizzare la figura del famiglio: compagno di una strega, generalmente di natura animale, per alcuni può essere anche animale, elementale o divino. Sono un supporto energetico per la strega, può avvertire i pericoli, guidare durante i vaggi sciamanici, contribuire nei lavori di guarigione o con la connessione ad altri mondi. Il famiglio può essere fisico, che vive nella nostra stessa dimensione, animali con cui si ha una particolare connessione mentale e spirituale, oppure può essere spirituale, cioè non possedere un corpo materiale, può appartenere al mondo della natura, essere una fata, uno spirito legato a qualche elemento in particolare e via dicendo.
Il legame tra Strega e Famiglio è molto forte ed è difficile che qualcun altro possa comprenderlo, essi formano una coppia affiatata e potente. Chi ha un animale come famiglio, è facile che questo lo avverta in situazioni di pericolo, magari soffiando o ringhiando quando qualcuno di poco gradito si avvicina o se avvertono una presenza nociva, oppure potrebbe fissare in modo insistente qualcuno che non gli va troppo a genio. Alcuni contribuiscono anche attivamente durante i rutuali, seguono la Strega nei movimenti, suggeriscono ingredienti e via dicendo. Fimigli spirituali invece son più comunemente incontrati sul piano non fisico, drante la meditazione o i viaggi in altri mondi, facendo spesso da guida.
Trovare un Famiglio non è facile, è spesso lui che trova noi. Alcuni restano accanto alla strega tutta la vita, altri il tempo necessario per insegnarli ciò che sanno o per aiutarli per un determinato periodo. Per provare a cercare un famiglio è importante prestare attenzione ai messaggi che potrebbero arrivarci, magari in sogno o durante una visione. Oppure, andano a cercare magari un Famiglio in forma fisica in un qualche canile o gattile, ad esempio, potremmo centirci attirati fisicamente e mentalmente da un singolo animale in mezzo a molti o, magari, continuiamo a volgere il capo verso una determinata pianta lungo la via che facciamo per andare a lavoro o a scuola tutti i giorni, sentendo una particolare e strana attrazione per essa.

Penso di aver detto abbastanza, per chi non conoscesse il Famiglio. Per chi invece dorrebbe approfondire l'argomento, rimando all'articolo di Skayler - Il Famiglio .. di cui proverò gli esercizi che ha riportato!

Venendo alla domanda del tag .. non penso di avere un famiglio o di averlo mai avuto. Ho avuto diversi animali, che ormai sono mancati, chi in un passato lontano, chi recentemente. Due anni fa è entrata nella mia vita Syria, una splendida cagna nata dall'incrocio di due cani da caccia. Inutile dire che l'adoro, che è come se fosse una figlia per me, oltre che un'amica fidata, che mi fa ridere, che mi è vicina quando sto male e via dicendo, ma non credo che si possa definire il mio Famiglio. Non penso di averne neanche di spirituali, non certo elementali o simili. Il dubbio mi viene sull'associazione Famiglio-Totem. Che oggi vada di moda definire il vecchi Famiglio come Totem o Spirito Guida? In questo caso, pur avendolo, è da diverso tempo che non entro in contatto con lui, non è facile o forse non presto abbastanza attenzione. A volte vorrei poter rafforzare il legame con lui ma non so che pesci pigliare, incontrarlo durante le mie meditazioni è difficile e non mi è mai apparso in sogno.

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lunedì 9 settembre 2013

Atom: Quali sono le tue più grandi imperfezioni?



Altra domanda piuttosto difficile, autoanalizzarsi non è facile e penso che ognuno di noi abbia delle imperfezioni che gli altri magari vedono con facilità, mentre è più difficile che noi stessi arriviamo a notarle. Sicuramente penso di non avere una grande autostima di me, ma è una cosa su cui sto lavorando. Da una vita. Penso di conoscere anche l'origine di questo mio difetto, fa parte del passato e certo non posso cambiarlo, faccio fatica ad apprezzarmi, a pensare che valgo qualcosa, mi dimentico spesso di quello che sono, di quello che ho fatto e delle difficoltà che ho superato. Di conseguenza mi trascuro parecchio, anche fisicamente, e non è facile vedermi truccata o ben vestita, seppure io stessa mi piaccia di più in altro modo! Una ragazza che ammiravo molto qualche anno fa, quando le ho raccontato di me, mi ha guardato con occhi un po' sbarrati e mi ha detto "Sei una persona davvero molto coraggiosa". Mi ha lasciato senza parole. Sarà vero? Quando mi criticano sono bravissima a veder i miei difetti, a mettermi il dubbio in testa, mentre quando mi lodano e mi gratificano penso sempre di non meritarmelo o che si stiano sbagliando. Anche per questo, e passiamo a un secondo difetto, non mi fido molto delle persone. Anzi, per assurdo a volte mi fido più di chi non conosco che delle persone che conosco, perchè, riguardo alle prime, mi chiedo sempre perchè dovrebbero mentirmi. E' una cosa che ho notato da poco ed è tremendamente sbagliata perchè a conti fatti ovviamente succede spesso il contrario. E' vero anche che è più facile riprendermi da una delusione da parte di una persona non molto conosciuta piuttosto da una persona che reputo amica. Continuando con le imperfezioni, non ho molta pazienza in alcuni campi e sopratutto faccio fatica ad aver costanza nel protare avanti alcuni progetti, li lascio in sospeso o ci impiego anni a concluderli. Penso che poi il resto dei miei difetti siano, spero, non molto grandi .. ogni tanto perdo le staffe e la visione oggettiva, sono un po' lunatica, mi faccio prendere dall'ansia o dallo sconforto per nulla, perdo tempo inutilmente e via dicendo. Che cattiva strega!

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Anubis : Come ti senti riguardo la morte ?

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Direi che questo Tag della WML inizia con una domanda da capogiro. Ho sempre pensato che il rapporto che ho con la morte è molto particolare. Avendo avuto dei gravi lutti in famiglia, fin da quando ero bambina, mi son dovuta scontrare ben presto con una dura realtà fatta di mancanze, distacchi e tanti dubbi. La morte è il più grande tabù degli occidentali, non la accettano, la rifiutano, la temono, la maledicono. Eppure l'esperienza insegna che la Morte può essere una dolce compagna, una benedizione, una madre amorevole che ti prende tra le sue braccia per farti addormentare allontanado da te fatica e sopratutto il dolore. Quest'ultimo, piuttosto, è qualcosa di cui avere paura; la sofferenza che deve essere affrontata ogni giorno, un male incessante che sembra non aver davvero mai fine. Con questo non dico che io tema la morte, anzi, sebbene ritenga di aver nonostante tutto un "buon rapporto" con la Madre Oscura, da umana che sono la temo così come la rispetto. Quello che più mi fa paura piuttosto è il distacco, la paura di vedermi portare via le persone che amo prima del tempo o, peggio ancora, morire e lasciare un vuoto difficile da colmare, sofferenza e mancanza. Ogni tanto mi fermo a pensare a quanto sia delicata la vita, a quanto sia facile morire, improvvisamente; basta una vena che non funziona, il cuore che sbaglia un battito, una piccola pollicina d'aria nell'organismo e poi ... più nulla. E' qualcosa che toglie il fiato e porta alla pazzia, tant'è vero che allontano subito il pensiero. E per questo considero la Morte anche una grandissima maestra di Vita. Quando ti sfiora, quando ti ricorda che potresti morire così facilmente .. ti risvegli, ti rendi conto di quanto ogni istante debba essere vissuto con pienezza, di quanto siano stupide certe discussioni, quanto sia importante stare con gli amici e con le persone che si amano. Capisci che puoi provare a programmare la tua vita, ma che mai andrà nel modo in cui desideri e che la cosa migliore da fare è apprezzare ogni singola cosa, ogni novità, ogni momento di calma e di gioia. Le sfide diventano più piccole, non sono più insormontabili e tutto cambia ...e in effetti, ripensando ad Anubi, arrivi anche a chiederti cosa stai facendo della tua vita, se hai dato il tuo contributo, se sei stato bravo o cattivo, se hai fatto soffrire qualcuno volontariamente e via dicendo. La Morte rimane un'incognita, qualcosa con la quale sappiamo che prima o poi avvremo a che fare ... ed è giusto che si inizi prima del grande incontro, a capire in che modo viviamo e ci rapportiamo la Morte, imparando ad accettare questo passaggio inevitabile, questo passo nel vuoto.

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venerdì 6 settembre 2013

Il Tuo Verbo

Non si direbbe a volte che io sia una strega da ormai oltre dieci anni, quasi tredici. Perdo il senso del tempo quando vado a dare un'occhiata al mio Libro Specchio e mi stupisco di quanto tempo sia passato da quel sogno o da qualche altro evento in particolare. Ci sono stati nella mia vita spirituale, come in ogni altro aspetto, alti e bassi. Per alcuni anni non ho praticato ma ho studiato molto, per un altro periodo di tempo ho messo da parte i libri e mi sono dedicata alla pratica e altre volte invece, purtroppo molto spesso, cadevo in preda alla vita frenetica e quotidiana di sempre, priva di magia e di incanto. Sono una donna normale, non vivo in mezzo al bosco, circondata dal silenzio e dalla natura, non ho il policce verde e non sempre riesco a risolvere per il meglio i miei guai. Vivo in un piccolo appartamento con il mio compagno, con cui lavoro, e con Syria, una cagnolona di tre anni, mi godo i fine settimana con gli amici e via dicendo ... come tutti. Se non fosse per il fatto che, di tanto in tanto, quando mi allontano dal mio sentiero spirituale, sento una particolare oppressione. Ci son stati giorni in cui il desiderio di entrare in contatto con la Natura era così forte che non mi faceva respirare. Ho imparato questa cosa di me, quale anno fa: pur vivendo in una città con svariati giardini, ho il bisogno fisico di stare in mezzo a una natura quasi incontaminata, in montagna, al fresco, sotto l'ombra di grandi alberi. Solo a scriverlo sento qualcosa smuoversi dentro di me .. 
Ciò che vorrei è che la mia vita spirituale diventi anche la mia vita quotidiana, che si fonda con quella attuale, trovare il giusto equilibrio tra le parti. E poco a poco, forse, ci sto riuscendo, anche se non è sempre facile e il lavoro e vari obblighi (mentali per lo più) mi portan via tante energie. Sto studiando in questo periodo la magia del focolare, legata alla casa, alla famiglia, alla cucina. Nelle popolazioni del nord Europa, il focolare era un punto culturalmente molto importante. Davanti al fuoco acceso ci si riuniva, si discuteva, si scambiavano storie e consigli, si crescevano i propri figli, ci si amava, ci si odiava, si prendevano decisioni importanti. Qualcosa che ai giorni nostri ormai si è perso, ma che si può recuperare. Abbiamo sostituito questi momenti importanti con le uscite con gli amici, con i discorsi davanti a una birra o seduti sulla panchina di un giardino. Io voglio che la magia faccia parte della mia vita ogni giorno, dal momento in cui mi alzo al momento in cui mi abbandono al mondo dei sogni. La cultura norrena mi ha affascinato e in un certo senso .. richiamato. Un paio di anni fa il dio di tutti gli dei, di ogni cosa vivente e non, il dio guerriero della saggezza e della magia, della poesia e dell'astuzia, Odino, è entrato a far parte della mia vita. Dopo una decina d'anni, e senza averlo davvero cercato ma forse solo desiderato, Lui è diventato il mio dio patrono. E' entrato nei miei sogni e nella realtà. Non è un dio semplice, si è messi continuamente alla prova, quasi in modo estenuante, ma sa ripagare gli sforzi fatti come mai nessuno. Se trattato con rispetto è il miglior dio patrono che una strega possa desiderare. Circa un anno fa, sul mio sentiero, mi sono imbattuta in Frigg. Quasi temo di scriverlo o di pensarlo. Ho avuto sempre un rapporto non facile con l'aspetto della Dea perch mi ponevo in modo sbagliato. Ora forse inizio a capire ma .. non canto ancora vittoria! Per chi ha avuto a che fare con Lei, sa che non è affatto semplice. Pur essendo la dea del focolare, delle donne e delle madri ella è ... Frigg. Non c'è altro modo di definirla. Conosce il futuro, sa ogni cosa, ma non ne parla, premia chi lavora e chi tiene ordinato e pulito il proprio "focolare" ma non chi si abbandona alla pigrizia, può essere amorevole e severa, ma è sempre giusta. E' la Dea che sta a un passo dietro al Dio ma senza la quale egli non sarebbe nulla. Non c'è molto da scherzare con Lei. Il fatto che io l'abbia presa un po' come mia dea patrona e che ancora non mi sia successo nulla di poco piacevole, lo prendo come un segno favorevole. Vorrei poter entrare davvero in contatto con lei .. o forse, pensandoci, nella mia vita è più presente di quanto in realtà possa immaginare. Una volta a settimana offro le libagioni a entrambi e qualcosa ai miei antenati, rispettivamente vino, cereali e incenso, per lo più. Ma non mi sembra di far mai abbastanza. In questo periodo sto affontando delle prove molto dure e prego che le cose non si complichino .. ma sopratutto prego perchè io possa accettare ciò che accade nella mia vita, godendomi i doni che mi vengon fatti ogni giorno.

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giovedì 5 settembre 2013

Attività MWL


Tempo fa mi ero iscritta alla Modern Witch League, ma ho dovuto abbandonare i suoi progetti per mancanza di tempo e di impegno. La MWL è un gruppo creato dal forun Sacerdotesse di Avalon per riunire un gruppo di streghe che avesse l'intenzione di partecipare di tanto in tanto a qualche progetto per farsi conoscere e far conoscere il mondo pagano attraverso blog e canali youtube. Ho deciso qualche giorno fa di tornare a darmi da fare perchè i progetti sono davvero molto molto carini! Parteciperò a un paio di essi, purtroppo non oggi perchè ho una parea di lavoro arretrato:


Nel primo risponderò ad alcune domande personali e legate alla mia visione mondo pagano attraverso l'associazione di diversi Dei di vari pantheon. Il secondo si sviluppa in un mix di proposte a cui bisogna far fede se si decide di aderire al progetto. Ci saranno dodici differenti punti su cui lavorare utilizzando modi diversi: scrittura, immagini, musica e altro.

venerdì 23 agosto 2013

Lo specchio della vita delle donne nei Kilim

L’immagine di Penelope che tesse e disfa la propria tela è forse uno degli iconemi più volgarmente impressi nell' immaginario collettivo che rimanda ad una indomita capacità secolare della donna di superare congiunture difficili attraverso l’espediente della pazienza e di una sapiente furbizia. La tela di Penelope fu un celebre stratagemma, narrato nell'Odissea, creato da Penelope, la quale per non addivenire a nuove nozze, stante la prolungata assenza da Itaca del marito Ulisse, aveva subordinato la scelta del pretendente all’ultimazione di quello che avrebbe dovuto essere il lenzuolo funebre del suocero Laerte. Per impedire che ciò accadesse la notte disfaceva ciò che tesseva durante il giorno. Oggigiorno si cita la tela di Penelope per riferirsi ad un lavoro che non avrà mai termine.

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Kilim è una parola turca che indica un tappeto a tessitura liscia caratterizzato da motivi decorativi strettamente legati alla cultura che li ha prodotti. Le aree geografiche per tradizione produttrici di kilim sono l’Africa Settentrionale, l’Anatolia, la Persia, il Caucaso, l’Afghanistan e l’Asia Centrale. In queste zone le tribù nomadi, perennemente in cammino per condurre al pascolo le capre e le pecore, e le popolazioni stanziali del deserto hanno dato vita a stoffe variopinte che permettessero loro di proteggersi dal caldo e dal freddo e di ripararsi dalle intemperie. Il kilim è così diventato elemento essenziale di tali popolazioni, fino a scandirne i momenti più importanti della vita, come ad esempio il matrimonio. Ancora oggi, in molte di queste zone, si producono tappeti di grande qualità e bellezza, spesso destinati al mercato occidentale.

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Le filatrici e le tessitrici soprattutto orientali, già nell’antichità “prigioniere” di un lavoro che desta meraviglia per l’infinito sacrificio che richiede, essendo una attività silente poco o per niente riconosciuta e remunerata, hanno dove è stato possibile lasciato una trama di linguaggi nei Kilim, che vanno letti come dei libri per comprendere ciò che racconta la sua tessitrice. Ad esempio aggiungendo un piccolo motivo di mano sul Kilim una donna firmava la sua opera e simboleggiava se stessa oppure la giovane donna che tesseva disegni di orecchini sui suoi Kilim indicava ai genitori il desiderio di sposarsi.

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Il Kilim infatti nella sua interpretazione culturale più aulica ed estesa riflette la vita di colei che l’ha tessuto e la cultura del gruppo cui apparteneva; vi compaiono motivi ricorrenti legati al mondo femminile: ornamenti come gli orecchini, il pettine, il cofanetto e molti altri fino al simbolo della maternità e della fertilità della donna con il motivo “Elibelinde” (Le mani sui fianchi).

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Elibelinde ( Le mani sui fianchi ) Sicuramente il motivo più conosciuto, esso è considerato l'archetipo dei simboli raffigurati sui vecchi kilim. Viene chiamato 'mani sui fianchi', 'dea madre', 'madre terra', e così via; qualcuno vede in esso un simbolo di maternità e fertilità, altri un qualcosa di magico se non addirittura di mistico. I Kilim, opere di inestimabile valore sia come opere d’arte che come testimonianze culturali, si configurano pertanto anche come lo specchio della vita delle donne che li tessevano e dell’educazione a cui erano sottoposte al fine di prepararle ai segreti dell’adolescenza, del matrimonio, del parto e della morte; nel tramandarsi le geometrie, le tecniche, i motivi, i colori, il gruppo si garantiva la trasmissione di un antico bagaglio culturale gettando le fondamenta iconoclastiche per una proficua successione e conservazione di remoti equilibri sociali.

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Il Kilim racconta nello stesso tempo i desideri e le aspirazioni della tessitrice ed anche il loro modo di intendere ed affrontare il destino; quando una donna realizza un motivo di scorpione intende con ciò allontanare l’animale stesso, e la minaccia implicita, non solo dal suo focolare ma anche dal suo villaggio e dal suo paese; la giovane donna che tesseva disegni di orecchini sui suoi Kilim indicava ai genitori il desiderio di sposarsi. In particolare la donna Turca dell’Anatolia, utilizzando immagini e disegni simbolici di tradizione secolare ha intessuto il suo mondo ed i suoi segreti sui Kilim e sui tappeti, mantenendo nascosti i significati sentimentali dei motivi riprodotti persino ai loro mariti esclusi per tradizione a tutti i riti riguardanti l’adolescenza e il parto. Il Kilim era come un diario segreto e come tale spesso non si mostrava agli estranei, motivo per cui alcune tribù nomadi non vendono e non mostrano i loro Kilim agli sconosciuti e non raccontano neanche i significati dei motivi.

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Tali evincimenti si palesano in particolar modo considerando una leggenda molto conosciuta presso le tribù nomadi: “Un giorno il capo di una tribù nomade trovò un Kilim abbandonato all’ingresso della sua tenda. Lo prese e lo guardò attentamente e poi disse ad uno dei suoi uomini: “Trovami subito il padre della ragazza che ha tessuto questo Kilim e portamelo nella mia tenda”. Il padre fu trovato e portato nella tenda dell’ Aga che disse:” Da quel che ho capito credo che tu voglia maritare tua figlia con una persona che essa non vuole perché il suo cuore batte per un altro”. Il padre stupito rispose “Si signore, io non sono che un povero nomade e un uomo ricco ha chiesto la mano di mia figlia. Per il suo bene non ho potuto dire di no e a lui l’ho promessa. Ma mia figlia è innamorata di un giovane più povero di me. Ma!? Signore come fate voi a conoscere tutto ciò?” Il Signore mostrò il Kilim e chiese:” E’ stata tua figlia a tesserlo?” “Si Signore, riconosco il lavoro”. “E’ così, ho appreso tutto ciò attraverso il linguaggio di questo Kilim. Ti donerò dei cavalli e dei cammelli e tu potrai cominciare i preparativi del matrimonio con questo giovane. E di anche a tua figlia che lei ha ben tessuto il Kilim, ma che dovrà mettere meno verde nel rosso la prossima volta, mi stavo quasi sbagliando”.

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Umberto Galimberti nella rubrica epistolare di “D, La Repubblica delle Donne” in un articolo denominato “La trama delle donne” parla dei kilim quali “misteriosa orchestrazione di messaggi in codice, di alfabeti dimenticati, di simboli trascurati eppure fondanti quella cultura universale, da cui l'Occidente si è separato per affermare il primato della storia sulla natura, anzi della sua storia su quella primordiale cultura che concepisce la vita come unione degli opposti: la trama e l'ordito, il maschio e la femmina, il cielo e la terra, la vita e la morte. Per avere smarrito questa simbolica duale, di cui la donna è gelosa custode, noi occidentali trattiamo i kilim, le cui figure raccontano una storia di novemila anni trasmessa da madre a figlia, come semplici tappeti da calpestare. E in essi più non avvertiamo quella presenza amica che proteggeva dal vento e dalla sabbia, serviva da mensa, da letto, fungeva da spazio sociale, per discutere e chiacchierare, da culla per bambini, da paramento funebre, da luogo di preghiera, da serbatoio di segreti dove intessuti erano i sogni delle donne che la storia degli uomini ha solo trascurato e calpestato. Eppure lì, nel kilim, c'è la trama profonda del senso della storia che nascite e morti cadenzano, come vuole il ritmo della natura, che non si è mai fatta incantare dal racconto della storia nel suo incessante proferir parole di riscatto, progresso, redenzione.

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La maggior parte degli studiosi individua nei disegni dei kilim anatolici i simboli stilizzati dell’antica Dea Madre: di generazione in generazione le donne si sarebbero tramandate i motivi ricorrenti della loro zona. Nel 1958 l’archeologo inglese James Mellaart scoprì nella penisola anatolica a 50 km a sud-est di Konya un sito destinato a diventare celebre: Çatalhüyük. A Çatalhüyük, dove 9000 anni fa nacque la prima comunità umana di cui si abbia notizia, sembra che la donna avesse un ruolo dominante, testimoniato anche dal culto della Dea Madre, la cui figura nei manufatti artistici è spesso abbinata a simboli di potere, come leoni, avvoltoi, serpenti. Significativa a proposito la relazione che è stata individuata tra i simboli che compaiono sugli odierni kilim e gli antichi segni, legati al culto della Dea-Madre, rappresentati negli affreschi e su vari oggetti di Çatalhüyük. Secondo questa affascinante teoria quindi, le donne anatoliche avrebbero tessuto per millenni questi disegni, tramandandoli fino a noi. Testimonianza che la donna nella penisola Anatolica anticamente abbia ricoperto un ruolo di sicuro rilievo è anche attestato dal mito delle Amazzoni (in greco antico Αμαζόνες) popolo favoloso di donne guerriere della mitologia greca e da ultimo il fatto che precocemente nel 1934 la Turchia abbia riconosciuto alle donne il diritto di votare (ben prima della ‘democratica’ Svizzera che lo concesse solamente nel 1971 e dell’Italia che quasi contemporaneamente emanava invece le leggi razziali (Fonte: World Chronology of the Recognition of Women's Rights to Vote and to Stand for Election); nel 1935 furono elette delle donne al parlamento turco.

Articolo tratto in parte da www.inesplorazione.it

lunedì 5 agosto 2013

Anima Matrix

Nella tradizione etena, l’anima non è concepita come un’unica cosa ma come l’insieme di pià parti, tutte collegate tra loro, ciascuna con la propria influenza, il proprio potere e il proprio impatto sulla vita dell’individuo. Per essere sani è necessario che tutte queste parti siano in equilibrio e in armonia tra loro, ma non è cosa semplice: ogni nostra azione, ogni scelta, ogni preghiera fatta agli antenati, ogni gesto che tenta di modificare il proprio wyrd, va a influenzare le parti della nostra anima.

:green: Lik / Lickl – Il corpo fisico
A differenza di molte culture, il corpo fisico è considerato parte fondamentale dell’anima. E’ il mezzo attraverso il quale diamo vita alla nostra volontà e al nostro destino, attraverso il quale sperimentiamo il mondo che ci circonda. Onorare il corpo è una parte fondamentale per mantenere un’anima sana. L’alimentazione salutare e l’esercizio fisico aiutano a mantenere in forma il proprio Lik.

:Yellow: Ond / Aedem – Il Soffio Divino
E’ ciò che ci connette agli Dei e agli antenati, è il respiro che Odino ha soffiato dentro di noi donandoci la vita, è ciò che ci da la vita, la coscienza e la capacità di essere e di evolvere.

:green: Hamingja – Fortuna
E’ la fortuna personale che può essere aumentata o diminuita dalle nostre azioni. In continua evoluzione, determina la qualità della nostra vita, le difficoltà che dovemo affrontare per raggiungere i nostri obbiettivi e le possibilità di successo. Parte del Hamingja è ereditato dai nostri antenati, ci collega a quelli che ci hanno preceduto e che ci seguiranno. Per accrescere la propria fortuna è necessario vivere con onore, onestamente, mantenendo la parola data, prestando attenzione ai propri impegni, aiutando la comunità, onorando gli antenati, cercando di fare il meglio di sé.

:Yellow: Maegen – Forza Vitale
Strettamente connessa alla propria fortuna, Maegen è la forza vitale che attraversa ogni cosa vivente. E’ paragonabile a ciò che gli orientali chiamano “chi” e che ci permette di agire nel mondo, ci da il potere di modificare il nostro Wyrd.

:green: Willa – Volontà
E’ il veicolo attraverso il quale manifestiamo i nostri desideri, un’espressione diretta del nostro potere. Ispira i nostri talenti, l’impulso creativo, l’intelletto e le passioni. Deve essere bilanciato tra dovere e Wyrd, desiderio e intelletto, il bene dell’individuo e quello della comunità.

:Yellow: Hugr / Hyge – Intelletto
E’ il nostro pensiero razionale, ci da le funzioni cognitive e la capacità di dare un senso alle nostre esperienze. Ci permette di imparare, crescere, elaborare e di decidere le nostre azioni.

:green: Mynd / Minni – Memoria
Questo aspetto dell’anima è molto prezioso per le popolazioni germaniche, tanto che lo stesso Odino temeva più la perdita della memoria che la capacità di pensare in modo convincente. La memoria è ciò che unisce la nostra tribù, i nostri antenati e la nostra evoluzione. Nutre la nostra crescita e la nostra forza, ci permette di festeggiare la nostra unicità e di imparare delle esperienze passate.

:Yellow: Odr / Wod – Passione, estasi, ispirazione
E’ la nostra capacità di avvertire la passione che si manifesta in devozione, ispirazione e eccellenza. E’ l’ispirazione creativa del poeta e dell’artista ma anche il potere distruttivo che brucia dentro il Berserkr. Se l’Odr non è ben equilibrato può tramutarsi in follia. Per equilibrarlo è necessario affrontare i propri demoni interiori, i problemi irrisolti, le paure e le ombre.

:green: Fylgja / Fæcce – Spirito Guardiano
Appare spesso come spirito animale, come totem, o come spirito di sesso opposto. Il Fylgja esiste per aiutarci a raggiungere il nostro potenziale e a realizzare il Wyrd personale, per mantenere un equilibrio tra Maegen e Hamingja.

:Yellow: Orlog / Orlæg – Wyrd Personale
Se possiamo, semplificando, definire il Wyrd come la trama del destino, l’Orlog è il nostro filo personale che ci connette alla maggior parte del tutto e che possiamo influenzare direttamente. E’ il campo su cui le nostre decisioni prendono vita.

:green: Hamr / Hama – Pelle dell’Anima
Hamr è il potere dell’immaginazione che può a volte prendere forma attiva nel nostro mondo, una specie di pelle dell’anima che contiene le varie parti della nostra anima e che potremmo modellare e dirigere secondo la nostra volontà, così come quando uno stregone cade in trance e manifesta il proprio Hamr che lavora per lui.

:Yellow: Mod – Coscienza
Il Mod è il sé, la parte di anima che si incarna qui e ora e che contiene tutto ciò che siamo, la nostra coscienza e la nostra consapevolezza.


Fonte - Exploring the Northern Tradition - G. Krasskova