venerdì 25 novembre 2016

Oya



Nomi: Yansa, Olla, Aido-Wedo, Madre del caos
Giorno: venerdì, 4 dicembre, 2 febbraio
Colori: tutti tranne il nero
Numero: 9 ma anche i suoi multipli, 19, 29, 39, 49, 99
Simboli: rame, spada, perle rosse, arancioni o marroni, corna di bufalo, squame di locusta

In Nigeria, Oya, potente e misteriosa Dea degli Yoruba, governa il vento, il terremoto, il tornado, il fulmine e i fenomeni naturali intensi ed impetuosi, patrona del fiume Niger e i suoi nove figli sono i nove affluenti del fiume. Oya, precedentemente sposata con Ogun, dio della guerra, del fuoco, della caccia e del ferro, ha il compito di inviare questi venti al fine di annunciare agli umani l'approssimarsi del suo sposo Shango, dio del tuono. La coppia risiede in un palazzo di rame situato in cielo e da qui osservano la popolazione degli Yoruba: chiunque commetta azioni sgradite è destinato a ricevre la loro visita sotto forma di incendi, nubifragi, saette e fiumi che straripano. 

Un giorno Shango, prima di andare in battaglia, preparò la pozione che ha il potere di fargli sputare fuoco dalla bocca e dal naso. Oyà, che io spiava da dietro la porta, non appena fu sola uscì dal suo nascondiglio e bevve quanto era rimasto della magica bevanda. Subito anche dal suo naso e dalla sua bocca uscirono lingue dì fuoco. Quando, al suo ritorno a casa, Shango vide che la moglie aveva gli stessi suoi poteri andò su tutte le furie. Chiese una spiegazione, ma ormai era troppo tardi: da quel momento, anche Oya governava il fuoco. Non a caso, la santeria la identifica anche con Nostra Signora de la Candelaria, che in spagnolo significa «conflagrazione». 
Oyà è una orisha guerriera e ha un comportamento molto aggressivo, che la porta talora a ingaggiare feroci battaglie con Shango di cui non apprezza l'eccessivo interesse per le donne. Ma poiché la loro potenza si equivale, i loro scontri di solito non hanno esito. La sola cosa che suscita i timori di Shango è un teschio umano, che Oyà si affretta a mostrargli quando vuole spaventarlo. E Shango, d'altra parte, le rende la pariglia mostrandole una testa di ariete, uno dei suoi attributi che ha il potere di terrorizzare la consorte e di ridurla in soggezione. 

Viene definita Madre del Caos, in quanto propiziatrice di cambiamenti e spesso di devastazioni, forse per questa ragione è considerata signora di quel fuoco, che spesso tiene in mano nelle sue rappresentazioni. Inoltre è anche dea guerriera, patrona dell'abilità femminile di governare, e accompagna i defunti nel regno dei morti, è quindi anche una Dea che aiuta la comunicazione con chi è passato oltre, con la chiaroveggenza, capacità psichiche, intuizione e rinascita. E' una Dea che esige il massimo rispetto, apprezzata per il suo linguaggio ammaliante ma profondo, per questo motivo le donne Yoruba si rivolgono a Oya affinchè suggerisca loro le parole necessarie per il superamento di situazioni difficili. 

Spesso non riusciamo a dire le cose che vorremmo nel momento giusto, rimuginangoci poi a lungo dopo, le parole che potrebbero essere decisive per noi si rifiutano di uscire dalle nostre labbra oppure non riusciamo a pronunciarle a causa di timori e insicurezze che ci assalgono. Oya viene spesso invocata dalle donne che sono afflitte da questo problema, il suo dono dell'eloquenza può contribuire a farci parlare con disinvoltura e cognizione di causa, consentendoci di padroneggiare qualunque situazione. 


In Nigeria i templi in onore della Dea sono allestiti in ogni angolo della casa, laddove gli altari vengono plasmati con il terriccio: un vaso coperto di argilla funge da colonna portante, amuleti e oggetti magici sono disposti attorno al vaso, corone di rame che simboleggiano il palazzo dove Oya vive con il consorte, una spada per rappresentare la sua capacità di formulare un eloquio incisivo, strati di perle di vetro rosso, arancione o marrone, corna di bufalo e squame di locusta sono altri simboli di Oya. Potete fare lo stesso, creare un altare utilizzando gli occetti citati o cose che rappresentano per voi l'eloquenza e la voce, una raffigurazione della Dea, offritele piattini del cibo che predilige: melanzane e akara, torte a base di fagioli. Riflettere sul modo in cui un'altra persona affronterebbe le nostre situazioni spinose potrebbe essere un valido sistema per osservarle con altri occhi. Mentre create il tempio per Oya, ripensate alle circostanze in cui vi siete quasi sentite incapaci di parlare o in soggezione. Se vosse state dee, cosa avreste detto? Potete per l'occasione scegliere una collana da dedicare a Oya, meglio se di perle rosse, marroni o arancioni, da indossare nelle occasioni in cui dovete affrontare situazioni spinose o parlare in situazioni o con persone che vi possono agitare o intimorire. 

Fonti:
La Dea Interiore - Kris Waldherr
Wikipedia.org


NB: Queste considerazioni sono nate dopo una costruttiva discussione avuta con una ragazza su un social network. Le schede schede che creo per questo progetto nascono da una breve ricerca fatta attingendo alle fonti a me disponibili, e purtroppo a volte possono risultare superficiali e errate in alcuni punti. Considerate queste schede come una breve "introduzione" alla Dea, siete invitate, se interessate, a fare ricerche e ad approfondire quanto più possibile la vostra conoscenza sulla Dea in questione. Tornando alla discussione avuta su Oya, ella è un Orixas, la tradizione a cui è legata, la condomblé, così come la santeria, è molto complessa lo stesso vale per il rapporto che si ha con i vari Orixas. Ogni strumento degli Orixàs é sacro e ha una funzione ben specifica, le offerte fatte con cognizione di causa implicherebbe cucinare dentro un Ilé, non certo dentro casa propria, e non tutto ovviamente va bene, secondo tradizione. Le melanzane qui citate possono essere offerte specificamente per un lavoro specifico. Una volta detto questo, siete liberi di scegliere se lavorare o meno con questa Dea (o emanazione di Olorun), sapendo che c'è molto molto altro dietro e che magari potreste anche compiere gesti non graditi. Lo stesso vale per le altre correnti religiose, romane, celtiche, greche e quant'altro. Io credo che se le cose vengono fatte con sincerità e umiltà, con massima cura e attenzione, si possono commettere anche errori e la Divinità potrà passarci sopra e magari farvi notare in qualche modo i vostri errori.

sabato 19 novembre 2016

Lakshmi


Nomi: Laksmi, Laxmi, Bhargavi
Colori: oro, rosso
Animali: elefante, gufo
Periodo: giorno dopo plenilunio, ottobre e novembre
simboli: loto, monete d'oro

Lakshmi, dea indiana della fortuna, offre a tutti la promessa di una vita felice, bella e prospera, in quanto manifestazione celeste di ogni forma di benessere, è forse la più idolatrata tra le Dee e gli Dei dell'India. Secondo la mitologia indiana, Lakshmi è nata dal grande Oceano di Latte, figlia del mare e sorella della luna; mentre affiorava dagli abissi, seduta su un fiore di loto come un trono, un gruppo di elefanti la innaffiava con dell'acqua versata da recipienti d'oro.  L'Oceano ha adornato la Dea con una ghirlanda di fiori di loto sempre freschi, monili sfavillanti come astri avvolti attorno al collo e braccia leggermente paffute! Tale era la bellezza della Dea che chiunque la guardasse provava immediatamente un'infinita felicità. 

Come molte altre divinità indiane, questa Dea è conosciuta anche con altri nomi: Narayani, o sposa di Visnu; Shri, usato anche come termine onorifico per le divinità ma che è soprattutto suo attributo, che vuol dire luce, luminoda; Vidya o conoscenza; Dharidranashini o distruttrice della povertà; Dharidradvamshini o che combatte la povertà. Altri nomi sono strettamente legati al loto, "padma" in sanscrito, tra cui Padmapriya amante del loto, Padmamaladhara devi dea con la ghirlanda di loto, Padmamukhim dal volto di loto, Padmakshi dagli occhi belli come un loto, Padmahastam che regge un loto, Padmasundari affascinante come un loto. 


Lakshmi è la sposa di Vishnu, il Conquistatore delle Tenebre, e madre di Kama, considerato il dio dell'amore passionale. Questa triade rappresenta la dorasta promessa del benessere che il mondo ci può elargire, con la benedizione degli Dei. La donna sposata, in India, è vista come un'incarnazione della Dea Lakshmi, i mariti sono invitati a vedere nelle loro mogli la loro Lakshmi e molte immagini rappresentano la Dea in coppia con Narayana, vicini, abbracciati, Lakshmi sulle ginocchia di Vishnu o con la Dea che accudisce il marito massaggiandogli i piedi.  La donna, la moglie, è la ricchezza della famiglia, la sua prosperità, l'origine della sua stabilità e della sua felicità. Le donne al momento del matrimonio indossano un sari con i colori oro e rosso e i gioelli d'oro, sono l'ornamento di tutte le donne.  A differenza dalla nostra cultura, dove il cristianesimo guarda con disapprovazione ogni ornamento femminile, giudicato vanità, in quella indiana è naturale che le donne, anche in ambienti spirituali, religiosi o addirittura monacali, siano attente alla loro bellezza. Nelle immagini Lakshmi è rappresentata sempre adornata da molti gioielli, abbellita con fiori di loro. La donna che ha cura di sè, del proprio corpo e dei propri ornamenti è ben vista. Un detto indiano recita: 

Come una donna abbellisce la sua casa
così abbellisca il suo corpo
e gli dei la benediranno con la prosperità

Il suo culto si svolge prevalentemente attraverso cerimonie casalinghe, dove si prega accanto alla sua puja, l'altare, offrendo doni e denari ai piedi della sua immagine. In particolare nella notte che segue la luna piena, dusshera durga puja, si ritiene che la dea faccia visita alle case portando i suoi doni di ricchezza. La Dea si dice visiti le case tenute pulite e in ordine, abitate da persone che lavorano e si danno da fare, evitando invece le abitazioni sporche e trascurate e le persone pigre.  È inoltre dea anche della purezza e della santità, oltre che del Brahma-vidya, la conoscenza divina; è a lei che ci si rivolge per chiedere felicità in famiglia, amici, matrimonio, bambini, cibo e ricchezza, bellezza e salute.

Come Dea della ricchezza ha otto aspetti:
Adi Lakshmi - abbondanza di salute
Dhanya Lakshmi - abbondanza di cibo
Dhairya Lakshmi - abbondanza di coraggio
Gaja Lakshmi- elefanti, simbolo di ricchezza
Santana Lakshmi - abbondanza di progenie
Vijaya Lakshmi - abbondanza di vittorie
Vidya Lakshmi - abbondanza di conoscenza
Dhana Lakshmi - abbondanza di denaro


Diwali, chiamata anche Dipavali o Deepawali, è una delle più importanti feste indiane e si festeggia nel mese di ottobre o novembre. Simboleggia la vittoria del bene sul male ed è chiamata "festa delle luci", durante la festa si usa infatti accendere delle luci, delle candele o delle lampade tradizionali chiamate diya. In molte aree dell'India i festeggiamenti prevedono spettacoli pirotecnici. In questa festa si onorano i poteri di Lakshmi forieri di prosperità, le dimore vengono tirate a lucido, le luci vengono poste su tavoli, davanzali, mensole per catturare lo sguardo della Dea. Poichè ama gli oggetti sfavillanti, è lecito credere che più l'abitazione sarà scintillante, maggiori saranno le probabilità che ella vi acceda con i suoi buoni auspici. Non è l'unica Dea che ama questo genere di cose, praticamente tutte le Dee legate al focolare, al concetto di famiglia e di casa, amano l'ordine e la pulizia, ma anche il calore che si può creare in un ambiente personalizzandolo con amore. 


Per esortare Lakshmi a visitare la vostra casa, acquistate una candela verde, colore che simboleggia la fertilità e il benessere. Incidete il vostro nome sulla candela con un ago da ricamo o uno stuzzicadenti e ponetela su un ripiano che sia lontano da interferenze, folate d'aria e oggetti infiammabili, quindi magari non sul davanzale di una finestra con tende sventolanti. Scegliete un olio profumato, floreale e ungete la candela partendo dalle estremità verso il centro, concentrandovi su ciò che volete attirare nella vostra vita. circondate la candela di oggetti sfavillanti e luccicanti: perle di vetro, monete di rame o dorate, fiori di loto. Ora il lavoro più difficile: tirate la casa a lucido ma anche voi stesse! Organizzatevi e preparate tutto con calma, l'ideale è far combaciare l'avvio del rito con un giorno di luna piena o almeno di luna crescente. Una volta sistemata la casa, fate un bel bagno, profumatevi, truccatevi, vestitevi bene e indossate dei gioielli. Accendete la candela, cercate di non formulare dei preconcetti sull'aspetto che la Dea farà assumere alla vostra prosperità, vi basti sapere che giungerà dal luogo più adatto e avrà le sembianze di ciò che vi occorre. Fate bruciare la candela poco per volta, giorno dopo giorno, accendendola sempre alla stessa ora, possibilmente per 8 giorni in totale. Una volta consumata, la Dea dovrebbe aver già rivolto un sorriso benevolo sulla vostra vita. 


Fonti:
La Dea Interiore - Kris Waldherr
Wikipedia.org

giovedì 10 novembre 2016

Gna



Colori: chiari e forti, giallo, arancio, verde, blu
Simboli: lettera
Animali: cavallo, uccelli
Elemento: aria, acqua

Veloce Dea Gna,
forte d'intento,
ti saluto.
Messaggera divina,
con facilità ti sposti tra i Mondi,
ti lodo mentre conduci il tuo destriero
attraverso il ponte Bifrost, 
mai vacillante, senza mai esitare,
sempre veloce e sicura.
Nessun ostacolo sbarra la strada.
Nessun nemico è in grado di avvicinarsi.
Vorrei essere come te:
sicura di me, nel mio intento,
inflessibile e coraggiosa nel mio viaggio verso l'ignoto.
Salute a te, Gna!

Gna è definita da Snorri come la quattordicesima Dea tra gli Asi, ancella della dea norrena Frigg, emissaria a cavallo in giro per i nove mondi per occuparsi delle sue faccende e trasmettere i suoi messaggi. Alcuni scrittori del XIX secolo, che hanno voluto vedere tutte le vecchie divinità come simboli della natura, considerando così Gna come una personificazione della brezza inviata da Frigg, la dea del cielo, per portare bel tempo nel mondo di Midgard, dove vivono gli uomini. Si può comparare in questo caso Gna alla personificazione della Rumor della mitologia classica, come messaggero divino inviato attraverso l'aria ad ascoltare tutto ciò che accade nel mondo per riportare agli dei, che hanno bisogno di sapere tutto, notizie sempre fresche. E' l'equivalente latino di Fama, personificazione della voce pubblica, la si immaginava come un mostro alato gigantesco capace di spostarsi con grande velocità, coperto di piume sotto le quali si aprivano tantissimi occhi per vedere; per ascoltare, usava un numero iperbolico di orecchie e diffondeva le voci facendo risuonare infinite bocche nelle quali si agitavano altrettante lingue. Tornando alla mitologia norrena, l'associazione con i corvi di Odino, Huginn e Mininn, è immediata, i due uccelli partono all'alba, viavviano per i nove mondi portando al Dio notizie e informazioni la sera stessa, così fa la stessa Dea Gna ma per Frigg, la Madre di tutti gli Dei e moglie di Odino.

Gnà possiede un destriero capace di cavalcare nell'aria e nell'acqua, così come possono fare tutti i cavalli delle valchirie, di nome Hòfvarpnir, letteralmente "colui che scaglia, o scalcia, con gli zoccoli", generato da Hamskerpir, "fianchi larghi" o "cute rugosa", con Garðrofa, "labbro superiore assai peloso" destriero di Sigurdr, detto figlio di Sleipnir e sul cui petto sono incise le rune. Questo stretto legame con il proprio destriero e il potere di viaggiare tra i mondi con facilità, donando alla Dea diverse caratteristiche sciamaniche. In una storia associata a Gna (Gylfaginning, cap. 35), si narra di un giorno in cui la Dea sta cavalcando attraverso i mondi, alcuni dei Vani vedono lei nel cielo e uno di loro esclama: "Chi vola in alto?Cos'è che corre e in aria sfreccia?" Risponde Gna: "Non volo in alto sebbene corra e in aria sfrecci su Hófvarpnir  che Hamskerpir ebbe con Garðrofa." Questo dimostra che i viaggi della Dea si spingono anche in altri mondi, in questo caso nel mondo dei Vani, Vanaheim. Gna non viene riconosciuta forse perchè volava troppo in alto o perchè i Vani non erano bene a conoscenza di tutti gli Dei e le Dee tra gli Asi, un'altra affascinante possibilità è che Gna sia un mutaforma e non appariva nel suo usuale aspetto, avvicinandola maggiormente alla figura della sciamana. Gna è dotata anche di una certa ironia, oltre che essere particolarmente legata al proprio destriero, lo si deduce dalla risposta che lei stessa da ai Vani citando il lignaggio del proprio cavallo invece che il suo!

Etimologicamente il suo nome è collegato a parole che esprimono un concetto di abbondanza ma anche di altezza, torreggiare. Si può immaginare Gna come una Dea dall'aspetto molto giovane, capelli scuri, fisico minuto ma sempre in costante movimento, allegra, sorridente e innarrestabile, allo stesso tempo precisa, celere e solenne nel svolgere le mansioni che le sono state affidate da Frigg. A differenza delle altre ancelle della Dea, ella non è dolce, tranquilla, sensibile o di conforto, trasmette invece una sensazione selvaggia, di gioia e di ilarità, è una forza potente e inarrestabile e, quando non è occupata in faccende affidate dagli Dei, circola libera, senza convenzioni o decoro. Gna è una delle rappresentazioni più oscure di Frigg, la rappresentazione del suo lato magico, potente, strano, selvaggio e imprevedibile della Regina del Cielo. E' un eccellente aiuto per superare gli ostacoli e per procedere con i progetti della propria vita, può anche contribuire a comunicare meglio con i vari aspetti della propria esistenza, con la stessa Dea Grigg, e si può richiedere il suo aiuto in tutti quei problemi che hanno bisogno di una rapida soluzione. Le persone che per lavoro si occupano di conmunicazione e che viaggiano, possono richiedere la sua protezione. Per lavorare con lei è necessario essere istintivi, si possono usare strumenti a percussione che inducono lo stato di trance e favoriscono i viaggi sciamanici, così come i canti e le danze sfrenate. Allestite un piccolo altare per Gna aggiungendo la rappresentazione di un cavallo o qualcunque cosa che vi rvochi in voi il tema del viaggio. Scrivete una lettera aperta agli Dei o alla stessa Dea Frigg, lasciate che sia il vostro cuore a parlare dell'amore che provate per i doni che ogni giorno ci vengono concessi, degli ostacoli che ci ritroviamo ad affrontare, delle cose che ci preoccupano e quello che vorremmo di più nella nostra vita. Mettete la lettera in una busta e sigillatela, scrivendo destinatario e mittente come in una comune lettera. Volendo potete applicare anche un francobollo! Ma non vi scordate di lasciare anche una piccola offerta a Gna per il lavoro che andrà a svolgere. Potete usare questa invocazione per richiamare l'attenzione della Dea: 

"Gna, viaggiatrice veloce
messaggera di Frigg,
cavallerizza di Hofvarpnir.

Voi che salite attraverso le alte torri del cielo,
Voi che attraversate con velocità correnti scure del mare,
Voi che siete gli occhi e le orecchie del cielo,
la voce della Dea.

Rumore di risate, luce di un ramo,
più veloce della luce o del pensiero.

Voi portate il seme al grembo materno,
la parola al cuore,
il saluto degli antenati e il tripudio di voci.

Vieni da noi, selvaggia,
diffondi fama e fantasia,
trasmettici il mistero e la connessione
Trasporta la nostra mente e il nostro cuore

Gna, messengera, vieni!"

Fonti:
I Miti Nordici - G. Chiesa Isnardi
Exploring the Northern Tradition
Norse Goddess Magic - Alice Karlsdóttir

sabato 5 novembre 2016

Arianrhod


La notte lenta avanza con il suo lungo manto, avvolge silenziosamente il mondo ricordando agli uomini che come esiste la vita, così esiste la morte. L'una non può esistere senza l'altra, in un dualismo che molto spesso noi vivi facciamo fatica ad accettare, considerando la morte spesso come un tabù doloroso, qualcosa che ci spaventa e ci strappa con crudeltà le persone che amiamo, facendoci il più grave dei torti. Arianrhod è la Dea celtica della morte, del destino e della Luna, il suo nome significa letteralmente ruota d'argento. Tra i suoi compiti principali vi era quello di guidare le anime dei morti nel suo castello, Caer Arianrhod, sopratutto durante il fenomeno delle aurore boreali. Il castello sarebbe ubicato su un'isola abbandonata a largo delle coste anglosassoni. Lì le anime, accolte da fanciulle spettrali, attendevano che il tempo passasse e la ruota d'argento girasse permettendogli di rinascere a nuova vita. La leggenda vuole che Arianrhod, Dea Vergine e Madre, fosse la figlia più potente di Danu, la grande madre dei Celti, il suo viso era diafano e misterioso, come la Luna. L'animale preferito dalla Dea è il gufo, animale in cui ella stessa può mutare per sorvolare il nostro mondo e osservare le vite degli uomini. Arianrhod è dunque Signora del Destino personale, colei che ci mette alla prova per testare la nostra integrità e farci scoprire quella forza interiore, quella consapevolezza a cui solo nei momenti di dolore e difficoltà riusciamo ad accedere. Può apparire una divinità dall'aspetto duro e spietato, come il destino a cui ella presiede, ma in realtà è soltanto una madre giusta, che ci spinge a realizzare il nostro pieno potenziale, a vivere pienamente ed essere ciò che siamo nate per divenire.

Samhain è la festa annuale associata alla Dea, in questo giorno il velo tra il mondo dei vivi e quello dei morti è estremamente sottile e le comunicazioni sono molto più facili rispetto al resto dell'anno. Secondo le antiche usanze per l'occasione si lasciava apparecchiato un posto in più al tavolo, offrendolo ai defunti, assieme a offerte di cibo o vino. Tradizione che con il tempo ha tramutato fino a diventare il classico dolcetto e scherzetto fatto dai bambini, casa per casa, nella notte di Halloween. Samhain ci fornisce l'opportunità di ricordare i nostri cari che non ci sono più, di onorarli, di parlare con loro, eventualmente di chiedergli scusa per cose passare o protezione per il presente o il futuro. E' il momento più propizio per guarire le ferite dell'anima e contemplare la nostra mortalità. Allestite un piccolo angolo per onorare gli antenati, usate una tovaglietta nera e accendete una candela dello stesso colore, posate sul piano i simboli della Dea Arianrhod, una ruota d'argento, una piuma di corvo, fiori recisi o ossa. Procuratevi anche un foglietto, una matita e un piattino di ceramica dove lascerete bruciare successivamente il foglietto di carta. Siate prudenti. Prendetevi qualche minuto per voi, rilassatevi e accendete la candela. Pensate alle persone che sono passate oltre, agli animali che siete state costrette a lasciare andare. Lasciate che i vostri pensieri prendano forma, riflettete sulle cose lasciate in sospeso, ciò che vi manca ... scrivete tutto sul foglietto, con calma e senza fretta. Rileggete quanto scritto e quindi bruciate il foglietto con la fiamma della candela, ponendolo sul piattino per evitare di bruciarvi. Osservate il fumo sottile che si solleva e immaginate che le vostre parole e i vostri pensieri si disperdano nell'aria assieme ad esso, raggiungendo le persone a cui avete pensato. Una volta concluso questo piccolo rituale potete lasciare sul piano delle offerte per i vostri cari, le cose che più hanno amato in vita. Disperdete le ceneri del foglietto ormai bruciato nel vento. 

Fonti:
Seasonal Dance: How to Celebrate the Pagan Year - J. Broch V. MacLer
La Dea Interiore - Kris Waldherr

Gaia



Nomi: Gea

Dea della Terra, fecondo ventre cosmico scaturito dal primordiale spazio interstellare del Caos, Gaia è esistita, secondo gli antichi Greci, prima di qualsiasi forma di vita. Ella ha generato il cielo, Urano, affinché le tenesse compagnia e facesse l'amore con lei, ma senza anche il suo aiuto diede vita ai monti e alle sue Ninfee e a Ponto, il Mare. Il cielo che si protendeva sopra la Terra ha creato molti figli nel grande ventre di Gaia ma Urano, temendo che la loro forza superasse la sua, proibì alla Dea di partorirli: dodici Titani, tre Ciclopi e tre Centimani. A uno dei suoi figli, Kronos il Tempo, dona una falce affinché potesse liberare lui e i suoi fratelli così, in un momento in cui il padre si avvicina alla Dea, lo evira. Il sangue caduto sulla terra genera le Erinni, dee della vendetta, i Giganti e le Ninfe Melie. Gea è dunque la progenitrice di ogni cosa esistente, esistita e che esisterà, la Madre di tutti gli Dei e quindi di tutti gli uomini, è il simbolo dell'importanza della terra nelle civiltà agricole antiche, ma anche del ruolo della donna nel procreare e allevare i figli. Presso un suo tempio innalzato a Delfi in suo onore, si recavano le sacerdotesse che gettavano manciate di erbe sacre all'interno di un calderone, ricorrendo al fragrante fumo che ne scaturiva per invocare l'eterna saggezza della Dea. In un antico inno greco "A Gea, madre di tutti i viventi" la dea è invocata così: 

"Gea io canterò, la madre universale, antichissima, 
che nutre tutti gli esseri, quanti vivono sulla terra; 
quanti camminano, quanti sono nel mare e quanti volano, 
tutti si nutrono dell'abbondanza che tu concedi. 
Grazie a te gli uomini sono fecondi di figli e ricchi di messi".

Omero scrisse l'Ode alla Madre Terra:

"Mi accingo a cantare alla Terra, 
Madre universale dalle solide fondamenta, 
vecchia venerabile, che nutre quanto si trova sulla superficie di essa. 
Da te procede la fecondità e la fertilità, o Sovrana!
E da te proviene dare e togliere la vita agli uomini mortali. 
Beato colui al quale tu, benevola, rendi onori; 
questi ha tutto in abbondanza ... Dea augusta, generosa divinità! 
Salve, Madre degli dei, sposa del Cielo stellato! 
Concedimi una vita felice come premio al mio canto! 
D’ora in poi mi ricorderò di te nei rimanenti canti"


In questo periodo mi sono ritrovata a pensare molto spesso alla Dea con suo aspetto più naturale e primordiale, alla Dea della Terra e Grande Madre, sopratutto ora che il nostro territorio è percorso da scosse che causano terremoti e distruzione, spezzando vite e sogni. L'uomo appare in questo frangente più fragile che mai, ogni cosa costruita, ogni progetto, ogni desiderio si sbriciola e frana, diventando polvere in un attimo, generando paura e sconforto. C'è chi dice che sia una punizione divina, chi maledice la natura, chi prega affinché questa si plachi. Personalmente non riesco a dare una "colpa" alla nostra amata Terra, sempre si è mossa e sempre si muoverà, ma non per danneggiarci o farci un torto. Semplicemente Gaia è Gaia, la Terra è Terra e come tale si comporta, siamo noi, umani, che nei secoli ci adattiamo alle sue colline, al suo paesaggio, alle fonti di nutrimento che ci dona, al suo corpo e mai il contrario .. e così sarà sempre. La Grande Madre non è cattiva. La Grande Madre non è buona. Lei è semplicemente Lei, è equilibrio, è movimento, è vita e morte allo stesso tempo, ogni nostra vita non è neanche un singolo respiro della sua infinita esistenza. L'attività che consiglio questa settimana è una meditazione, un'attività molto semplice ma risulta anche piuttosto impegnativa se si vuole fare correttamente. Fate in modo di non essere disturbate per nessun motivo per qualche minuto, eliminate ogni cosa possa interrompervi o disturbarvi: radio, televisione, telefono, rumori esterni, citofono, famigliari, animali un po' troppo euforici e invadenti .. scegliete un posto tranquillo, potete sedervi sul divano, sdraiarvi sul letto o accomodarvi tra dei cuscini a terra. L'importante è trovare una posizione il più comoda possibile, facendo attenzione a non addormentarvi. Potete abbassare le luci, mettere una musica in sottofondo che si adatta alla meditazione, accendere qualche candela e un incenso leggero. Una volta accomodate respirate a fondo, rilassatevi poco a poco, prendendovi tutto il tempo necessario, tenendo gli occhi chiusi. Rilassatevi. Concentratevi sul respiro se può aiutarvi. Cominciate a non prestare più attenzione ai rumori che vi circondano, nè alle sensazioni che avvertite con il vostro corpo. Allontanate ogni pensiero che si affaccia sulla vostra mente, potrebbero essere molti ... con pazienza accantonateli e rimandateli, concentratevi sul presente, sul "qui e ora", liberate la mente il più possibile. Attraverso questo gesto che consiste nel distaccarsi dalla propria consueta esistenza, avete fatto sì che il vostro spazio diventasse sacro, separato dall'ordinario. Cominciate quindi a pensare a Gaia, alla natura che ci circonda, ai campi vicino casa, ai boschi, al lagno, alla montagna e al mare. Viaggiate con la mente, osservate le piante e gli animali che abitano il pianeta, cercate di percepirne la vastità e la varietà. Pensate alla vita, alla nascita ma allo stesso anche alla morte, e di come queste due cose siano collegate le une alle altre, in un ciclo infinito e in perfetto equilibrio. Pensate al ciclo delle stagioni e a tutti i loro doni, all'inverno che è alle porte, pensate allo stupore che vi dona la neve ogni volta che cade e ammanta tutto di bianco, pensate alla primavera che poco a poco si fa strada, ai germogli e ai fiori, al calore del sole, all'estate e alla gioia che porta con sè, pensate poi all'arrivo dell'autunno con le sue foglie gialle e rosse. Mentre riflettete su tutto questo considerate i cicli della nostra Terra, degli altri pianeti, del Sole e del cosmo, onorandoli con la vostra attenzione, non siete meno creatrici di Gaia. Quando sarete pronte, tornate a concentrarvi sul vostro corpo, sulla respirazione e l'ambiente circostante e aprite gli occhi. 

Fonti:
Enciclopedia Treeccani
La Dea Interiore - Kris Waldherr

sabato 22 ottobre 2016

Donna Cangiante


 

Nomi: Estsanatlehi, Donna che si rinnova, Donna della conchiglia, Donna Turchese
Simboli: mele, acqua piovana

La Donna Cangiante, o Estsanatlehi, e forse la più amata fra le divinità Navaho. In quanto benevola dea della fertilità,è spesso associata al granoturco, con i suoi chicchi nutrienti che permettono a molti di potersi sfamare. La Donna Cangiante muta con il trascorre dell'anno, in primavera ella assumere le sembianze di una fanciulla, ma alla fine dell'anno si manifesta nella forma di un'anziana signora. La leggenda vuole Che sia andata in sposa al Sole, Tsohanoai.
Oltre ad essere l'artefice dei Quattro Punti Cardinali che contraddistinguono la Terra e le sue energie, la Donna Cangiante ha creato gli esseri umani: con i gusci di bianche conchiglie ha modellato le ossa e il cervello, ha tessuto la nostra capigliatura dalle profonde tenebre preesistenti alla vita, e con le pietre bianche e rosse ha realizzato incarnati di vari colori. Animata da una grande generosità, la Donna Cangiante ha insegnato agli uomini in che modo controllare gli elementi della Natura, trasmise al popolo Navajo le chiavi per aprire le porte della conoscenza e della saggezza, regolamentò i cicli lunari e quelli mestruali. I suoi insegnamenti sono contenuti nel Sentiero della Benedizione, che racchiude una serie di riti e canti fondamentali di cui e considerata l'autrice. Questi riti rendono omaggio alle importanti trasformazioni che avvengono durante la vita, fra cui occorre annoverare le circostanze gioiose, come il matrimonio e l'ingresso nella maggiore età.

Il Kinaalda onora uno dei principali aspetti dell'esistenza femminile: la trasformazione da fanciulla in donna, è una parte preponderante dei riti del Sentiero della Benedizione. Per le giovani donne che hanno appena sperimentato le prime mestruazioni esiste un rito attraverso cui i Navajo festeggiano il loro ingresso nell'età adulta. Partecipando al Kinaalda, le fanciulle sono benedette con la generosa saggezza vitale della Donna Cangiante e preparate ad assolvere ai loro nuova ruoli di donne nell'ambito della loro comunità.


Il Kinaalda copre un periodo di quattro giorni. Alla fanciulla festeggiata viene fatto indossare un costume speciale e i suoi capelli vengono tirati indietro per evocare i disegni fatti con sabbie colorate e minerali in polvere che riproducono la Donna Cangiante. Durante in quattro giorni viene preparato un amuleto magico che dovrebbe raccogliere tutti i poteri della divinità e che verrà custodito dalla ragazza per poterlo poi utilizzare in caso di necessità. Quasi per modellare il suo carattere oltre che il suo corpo, il corpo della fanciulla viene massaggiato dalla decana della tribù, secondo la credenza, in quel periodo il corpo di una giovinetta è morbido come quello di un neonato. 


La parte più importante del Kinaalda avviene forse l'ultimo giorno, momento che coincide con l'ingestione dell' Alkaan, un'immensa torta preparata in occasione di questo rito. Durante la prima parte del Kinaalda, il grano utilizzato per questo dolce è stato macinato precedentemente dalla fanciulla. Nel corso della cottura notturna, si ode cantare:

Con la bellezza al mio cospetto, io viaggio, 
Con il mio sacro potere, io viaggio, 
Con la bellezza alle mie spalle, io viaggio, 
Con il mio sacro potere, io viaggio 

Per evidenziare le miracolose trasformazioni che avvengono nella donna nonché per sottolineare la ciclicità della vita, riunite le vostre donne predilette per preparare un dolce insieme a loro. Secondo la tradizione, il dolce di Alkaan cotto durante il Kinaalda rappresenta la Madre Terra e viene offerto al Sole come ringraziamento per il suo aiuto nel far crescere il grano. Il vostro dolce potrebbe altre si costituire un'offerta al Sole oltre che un riconoscimento della saggezza della Donna Cangiante, una saggezza che tutte noi racchiudiamo in noi stesse con spirito intuitivo. A Differenza del dolce di Alkaan, il vostro dolce non dovrà essere enorme né tanto meno cotto all'interno di una cavità; semplicemente utilizzate una ricetta che prevede l'impiego di ingredienti tradizionali. Una volta che con le vostre amiche avrete ultimato la preparazione del dolce, riunitevi e un turno prendetene alcuni pezzetti da donare a ciascuna componente del gruppo. Non dimenticate di serbarne un pezzo per la Donna Cangiante, la Dea che elargisce insegnamenti sui cicli della vita, sulla trasformazione del seme nel granoturco e viceversa.


Fonti:
La Dea Interiore - Kris Waldherr
Wikipedia.org

Per maggiori informazioni:
navajopeople.org/blog/kinaalda-celebrating-maturity-of-girls-among-the-navajo
www.vibrani.com/Kinaalda.htm

sabato 15 ottobre 2016

Huldra


Significato del nome: nascosto, celato
Nomi: Skogsrå, Skogsfru, Skovfrue, Tallemaja , Ulda
Elemento: terra e acqua
Oggetti: arpa

Huldra è uno spirito della foresta, protettrice delle greggi e delle mandrie, confusa spesso con la Dea Holda, madre di tutto il popolo delle huldre e dei huldrekall, femmine e maschi, da noi conosciuti come troll. Huldra ha un aspetto umano, femminile, estremamente seducente e ammaliante, dai lunghi capelli biondi, dotata di coda, di mucca o di volpe, e un buco sulla schiena, più o meno ampio, ricoperto di corteccia d'albero. Si aggira nuda per le foreste del nord Europa, completamente immersa nella natura, con un contatto diretto e simbiotico con la terra. Il suo ambiente naturale è formato, come detto, di fitta boscaglia ma anche di grotte e torrenti, tra le persone che protegge in primis vi sono i carbonai: veglia su di loro mentre riposano nelle miniere e li sveglia in caso di pericolo, quest'ultimi le lasciano delle offerte e nel caso anche dei suggerimenti su come poterli aiutare. Tutte le huldre sono creature legate alla fertilità e alla terra, le caratteristiche bovine danno sostegno a questa ipotesi, in quanto la figura della vacca era simbolo di fertilità e prosperità in moltissime culture antiche.

Nella cultura vichinga, gli uomini partivano spesso per mare, alla ricerca di luoghi da depredare, ed erano le donne a occuparsi del bestiame e della cura nella casa. Nei momenti di sosta, Huldra e i suoi spiriti intervenivano con benedizioni per il bestiame. Ancora oggi "burro e uova" sono di proprietà inalienabile della padrona della cascina. Burro e uova di possono intendere come ricchezza, denaro e merce di scambio, estremamente importante e di valore. Huldra quindi, è una divinità molto legata alle donne, sopratutto a quelle che si danno da fare e che con il proprio impegno provano a portare avanti il sostentamento di un'intera famiglia. Huldra è legata anche al bestiame, di allora, e agli animali domestici, di oggi, e possiamo invocarla durante i rituali legati a questi aspetti, per celebrare e ringraziare la natura per il sostentamento che ci dona, anche tramite il consumo di uova, latte, carne e pesce, per mantenere i greggi e le mandrie in buona salutem così come per la presenza e la compagnia dei nostri animali domestici. Huldra apprezza offerte di origine animale e vegetale consumabili, di ossa, di sangue, oggetti decorativi bianchi e rossi.

Per quanto riguarda l'associazione con Holda probabilmente ha origine da una stessa comune figura di entità femminile, per poi adattatatisi ai vari contesti culturali e religiosi. Holda  era una delle più importanti divinità germaniche, dea del focolare, la matrona delle filatrici, la protettrice delle partorienti, la guardiana della casa e degli animali domestici ed è inoltre associata all'inverno, alla caccia, e alla magia femminile. La stessa Holda viene identificata con uno degli aspetti della Dea Frigg. Parleremo di entrambe le Dee successivamente.

E' possibile svolgere assieme a Huldra un rituale molto semplice che si può. Sarebbe ideale potersi recare una notte in un posto tranquillo e completamente immerso nella natura, meglio che mai in un bosco vicino a una piccola caverna o un torrente, ovviamente prendendo sempre le dovute precauzioni! Procuratevi una grossa candela di colore rosso, potete decorarla con delle semplici incisioni che ricordano le rappresentazioni preistoriche nelle caverne di animali e uomini, se siete esperti di rune potete tracciarne alcune di energia protettiva. Il rituale consiste nel prendere coscienza dell'importanza del mondo animale, in generale, nella nostra vita. Dopo aver trovato un posto tranquillo e aver acceso la candela, ringraziamo Huldra per la compagnia e la presenza che i nostri animali domestici ci donano, la fedeltà che dimostrano, la gioia di vivere, ricordiamo i momenti gioiosi e dolorosi che abbiamo vissuto con loro, riportiamo alla memoria coloro che sono passati oltre lasciando un vuoto nelle nostre vite. Allo stesso tempo (sopratutto per chi non è vegetariano) ringraziamo gli animali  che hanno dato la loro vita perchè la nostra possa continuare, o che forniscono prodotti alimentari che permettono di sostenerci o ci danno addirittura da vivere. Riflettiamo su quanto profondo e inestimabile sia questo dono, ricordiamocene ogni volta che ci nutriamo, che sia un pasto di origine animale o di origine vegetale.

Fonti:
www.northernpaganism.org
Norse Goddess Magic - Alice Karlsdóttir
wikipedia.org

Kuan Yin



Nomi: Guanyin, Quan Shi Yin, Kuan Yin, Quan'rsquo Am (Vietnam), Kannon (Giappone) e Kanin (Bali).

Dea cinese della misericordia e della compassione, il miro narra che Kuan Yin era la figlia di un uomo ricco e crudele che desiderava per la figlia un matrimonio di interesse, ma lei, con il desiderio di raggiungere l'illuminazione spirituale, disse al padre che si sarebbe sposata solo con un uomo che sarebbe stato in grado di alleviare tre tipi di sofferenza: la sofferenza della vecchiaia, la sofferenza della malattia e la sofferenza della morte. Solo un medico avrebbe potuto corrispondere alla richiesta della giovane ma il padre si rifiutò perchè desiderava per la figlia un uomo ricco e facoltoso. Kuan Yin trovò rifugio dalla rabbia del padre in un tempio dove fin dall'inizio si è fatta amare per il suo atteggiamento gentile e caritatevole. Il padre accecato dalla rabbia la fece uccidere ma, in virtù delle buone azioni svolte dalla giovane in vita, è stata concessa a Kuan Yin l'illuminazione e l'estasi eterna. Mentre si accingeva a varcare i cancelli del Cielo, la ragazza udì un grido provenire dalla Terra, un grido di una persona sofferente e che aveva bisogno d'aiuto. In quell'istante, Kuan Yin giurò di non abbandonare il mondo degli uomini fintanto che tutti, nessuno escluso, fossero stati ancora in preda al tormento. Così si tramutò in una Dea alla quale viene ancora oggi attribuita la facoltà di guarire coloro che soffrono nel corpo e nello spirito, proteggendo madri e figli così come marinai sorpresi dalla tempesta. Secondo un altro mito che la riguarda, la Dea cercava in tutti i modi di eliminare la sofferenza nella vita di uomo e donna, per lo sforzo il suo capo si divise in undici pezzi. Il Budda Amitabha, dopo aver notato la situazione, le donò undici delle sue teste per aiutarla a sentire le grida di tutti coloro che soffrivano. Ma poco dopo anche le braccia di Kuan Yin andarono in frantumi e ancora una volta Amatabha intervenne in suo aiuto donandole mille braccia per aiutare i bisognosi. In molte versioni himalaiane, le braccia sonate sono otto con le quali la Dea garantisce l'osservanza delle leggi del dharma, le leggi della natura, ogni mano possiede una particolare applicazione.

Nella vita ci sono momenti sereni e di felicità ma anche periodi carichi di problemi, di sofferenza e dolore, ci si sente bloccati e senza forze, incapaci di reagire. Per chiunque sia afflitto dalla sofferenza o dalla malattia, la Dea Kuan Yin costituisce un valido punto di riferimento. Numerose sono le famiglie cinesi che tengono in casa una statuetta della Dea, avvolta in un manto bianco, seduta su un trono composto da un fiore di loto mentre stringe tra le braccia tra un neonato. A lei vengono offerti frutti, fiori e incenso. E' diffusa la credenza secondo la quale pronunciare il nome di Kuan Yin sortisca il magico effetto di aiutare soffre a ricevere confronto. Altri scelgono di recarsi in pellegrinaggio presso il tempio della Dea situato sul monte Miao Feng Shan, sonagli e campanelle vengono agitati durante le preghiere allo scopo di attirare la sua attenzione.

L'idea di recarsi in pellegrinaggio dalla Dea è decisamente valida, in quanto evidenza come la natura ci offre il risanamento delle nostre disgrazie con il suo abbraccio generoso e avvolgente. Se vi capitasse di sentirvi sopraffatti dall'ansia, trascorrete un po' di tempo tra gli spazi aperti della natura. Scegliete un luogo piacevole e rilassante, se abitate in città potete recarvi in un grande parco o allontanarvi prendendo il treno o una corriera. Postate qualche fiore e qualche frutto da offrire a Kuan Yin.
Una volta giunti a destinazione concedetevi un po' di tempo per passeggiare.  L'atto di camminare è associato al tempo che scorre: con il tempo passeranno anche i vostri problemi, per quanto sembri difficile crederci. Una volta trovato un angolo silenzioso dove nessuno possa arrecarvi disturbo, sedetevi e fare dei lungo respiri per rilassarvi. Confidate a Kuan Yin ciò che vi opprime, spiegate ad alta voce cosa di angoscia e perchè. Lei capirà in virtù del suo spirito caritatevole. Non abbiate fretta. Non dimenticate che solo pronunciando il nome della Dea ad alta voce, basterà a infondere pace e anche nell'animo più tormentato. Quando avrete finito lasciate la vostra offerta alla Dea e ringraziatela per l'aiuto concesso. Se per problemi di salute non avete assolutamente la possibilità di uscire di casa (ma solo in questo caso estremo!) potete svolgere lo stesso rituale tra le quattro mura, fate in modo di restare da soli e di poter dedicare del tempo a Kuan Yin, se vi fa piacere l'idea,  potete concedervi un bagno caldo e lasciare fluire le lacrime e con esse il dolore e la tristezza.

Fonti:
La Dea Interiore - Kris Waldherr
Wikipedia.org

Wawalak



Le dee Wawalak sono due sorelle legate alla fertilità dell'Australia aborigena, testimonianza della forza e dell'immensità dell'amore che solo una madre può provare per i propri figli. Durante la mitica era dei sogni, quando gli dei e le dee vagavano attraverso la terra, la maggiore divinità era rappresentata da Yurlungur, il grande Serpente dell'Arcobaleno il quale aveva creato la preziosa pioggia, era venerato in quanto Grande Madre e Grande Padre e abitava all'interno della sua sacra sorgente. Le Wawalak contaminarono per sbaglio la sorgente di Yurlungur con del sangue fuoruscito dal loro ventre dopo che avevano partorito. La rabbia del dio non si fece attendere: una pioggia torrenziale si riversò dal cielo investendo le donne e i loro piccoli. L'acqua della sorgente iniziò a traboccare, minacciando di trascinali via con la sua furia. Le Wawalak stringono a se le loro creature, facendo da scudo con i loro corpi, cantano senza tregua per placare le ire del Serpente dell'Arcobaleno. Ma nell'attimo in cui le sorelle si fermano per prendere fiato, il grande Yurlungur emerse dalla sorgente e divorò le duee e i loro piccoli. Quasi subito, però, Yurlungur si vergognò di aver preso tale azione così drastica. Così aprì la bocca e rilasciò andare le due sorelle. Mentre lo faceva, non poteva fare a meno di prendere atto del fatto che le madri erano ancora aggrappati saldamente ai loro bambini. La loro determinazione nel proteggere i loro piccoli a tutti i costi toccò Yurlungur profondamente.

Il culto aborigeno del Kunapipi celebra la miracolosa rinascita delle Wawalak, attraverso un complesso rito che implica anche una serie di danze che ripercorrono la vicenda di queste dee. Questa cerimonia della fertilitá celebra il ritorno al ventre materni (simboleggiato dal Serpente dell'Arcobaleno) nonche i poteri della donna che le consentono di creare una nuova vita (simboleggiati dalle dee). Due donne vengono scelte per interpretare il ruolo Due delle sorelle Wawalak e i loro corpi vengono dipinti con dell'ocra, un pigmento la cui consistenza é simile a quella del sangue. Nel corso del rito si assiste alla rinascita di queste donne da Yunlungur. Secondo il Kunapipi, in origine donne erano a conoscenza di ogni divino segreto ed erano in possesso di tutti gli oggetti sacri oltre che della conoscenza speciale che donavano alle loro proprietarie. In seguito, gli uomini li hanno rubati onde limitarne i poteri. A quelle donne che si sentono sopraffatte si mettono in discussione nel corso delle molteplici prove a cui il loro ruolo di madri le sottopone, possiamo dire che questa vicenda ci riconferma puntualmente che la saggezza di cui abbiamo bisogno é già dentro di noi. Disgraziatamente, il mondo e le sue folli esigenze finiscono per minare la nostra fiducia. Tuttavia, non dobbiamo far altro che creare una condizione che ci permetta di confidare in una nostra rinascita. 

Per favorire l'instaurarsi delle condizioni necessarie alla fiducia nella vostra forza di madri, concedetevi un attimo di tranquillità lontano dai vostri figli, affinché possiate ricaricarvi. Chiudete gli occhi. Mentre siete sedute e avvertite i movimenti regolari del, sentitevi sempre più calme e rilassate. Cercate di visualizzare un grande paesaggio rosso e dal cielo azzurro. Il terreno circostante é brullo ma intensamente bello, disseminato di rocce spettacolari e cangianti. Mentre sedete al centro di quel paesaggio, avvertite la presenza di una calda energia che pizzica la base della colonna vertebrale. Man mano che l'energia sale dalla colonna vertebrale su su fino alla testa, essa si trasforma in un serpente a strisce che ha in se tutti i colori dell'arcobaleno. Il serpente vi circonda, ma non vi minaccia ne vi fa alcun male. Yurlungur, il serpente dell'Arcobaleno, è emerso. Infine, dopo aver ricevuto da Yurlungur la forza di cui avete bisogno, lasciate che l'energia ritorni nel luogo da cui è scaturita, alla base della colonna vertebrale Quando siete pronte, aprite gli occhi. Come le Wawalak, voi siete rinate e pronte a rivivere l'esperienza materna.

Fonti:
La Dea Interiore - Kris Waldherr
http://wetbin.com/the-australian-myth-of-the-wawalak

venerdì 23 settembre 2016

Demetra



Nome: Cerere
Piante: grano, papavero
Offerte: porcellini di creta, torte di mele, cereali, vino, formaggio, olio
Rituali: tesmoforie, 26-28 ottobre
Animali: serpente, maiale

Demetra, letteralmente madre terra, è la Dea del grano e dell'agricoltura, sorella di Zeus, artefice delle stagioni, protettrice del matrimonio e delle leggi sacre. Rappresenta l'amore materno, viene descritta come una Dea dai biondi dorati raccolti in trecce che ricadono dietro la schiena, vesti profumate e un mantello scuro, talvolta con una corona di grano sul capo. 

L'amore di Demetra nei confronti della figlia Persefone era grande, quando questa si legò al dio dell'oltretomba, per diventare sua sposa, la Dea ha iniziato a vagare sulla terra, cercandola con disperazione, rabbia e dolore. Affinché sulla terra potesse riflettersi il suo tormento, Demetra ha bloccato la fioritura di ogni pianta e la maturazione del grano. Per la prima volta, sulla terra, giunsero l'autunno e poi l'inverno, il suolo diventò arido, neve e ghiaccio ammantavano ogni cosa, gli uomini rischiavano di morire per la mancanza di cibo. Il padre degli dei, Zeus, si prodigò per ammansire Demetra e chiese ad Hermes di andare da Ade e di recuperare la fanciulla la quale però si era già nutrita di alcuni chicchi di melograno, legandosi per sempre all'oltretomba. Persefone tornò dall'amata madre ma solo per sei mesi, quindi dovette tornare dal marito divino per altri sei mesi durante i quali Demetra avrebbe lasciato riposare la terra e facendo morire gran parte della vegetazione. 

Oltre ai misteri eleusini, di cui abbiamo parlato in precedenza, il più grande rituale associato a Demetra erano le tesmoforie, le cerimonie del dolore celebrate nel mese di ottobre da spose e madri.Riproponendo il tormento di Demetra dovuto al distacco da Persefone, questo rito improntato sul dolore e sulla catarsi, forniva alle donne l'opportunità di esprimere sentimenti profondi connessi alla maternità e al matrimonio. Per molte di loro si trattava dell'unica possibilità nell'arco di un intero anno, per affrancarsi dalle responsabilità domestiche e familiari ed aggregarsi ad altre donne. I riti delle tesmoforie duravano tre giorni, svolgendosi in segretezza, e le donne sentivano che Demetra avrebbe compreso i loro tormenti, confortandole con la sua accettazione. Il primo giorno del rito, Kathodos e Anodos, discendente e ascendente, le donne sacrificavano maiali sospingendoli in una tana di serpenti, assieme a delle sagome fatte di grano e farina che riproducevano uomini e serpenti. Sempre nella stessa tana, raccoglievano ciò che restava del sacrificio dell'anno precedente, mescolandolo al grano da semina. Secondo alcuni studiosi, utilizzavano questo miscuglio per modellare oggetti religiosi. Il secondo giorno, Nesteia, digiuno, le donne davano libero sfogo a ogni singola sfumatura del loro dolore, digiunavano, piangevano e si confidavano tra loro. Il terzo giorno, Kalligeneia, nato puro, delinea la catarsi che una simile messinscena delle emozioni collettive innescava in quelle donne. 

Una madre lo è dal primo istante in cui scopre di essere in attesa di un bambino, talvolta anche prima. Dopo nove messi di vita in simbiosi, è difficile pensare che proprio nell'attimo in cui si partorisce ha inizio il distacco dal proprio figli. Giorno dopo giorno, il bambino cresce imparando cose nuove: impara a mangiare, muove i primi passi, impone le proprie scelte e le proprie idee, fino alla completa indipendenza. Per alcune madri questo può essere un processo doloroso. Demetra da conforto attraverso i secoli alle donne che lottano con l'ansia della separazione dai figli. Così come vi sono madri che assistono serenamente all'abbandono della dimora familiare da parte del figlio adulto, così altre non vivono questa fase all'insegna di questo stato d'animo. La nostra cultura impone alle madri di reprimere la sofferenza, senza esprimerla apertamente. Questa mancanza, l'impossibilità di dare sfogo al proprio dolore, ha conseguenze su tutta la famiglia. Se lo si desidera, è possibile compiere un rito moderno ispirato alle tesmoforie, in prossimità della luna piena. Invitate le amiche più care, quelle con cui vi sentite a vostro agio nel condividere emozioni e sentimenti, e prendetevi un paio di giorni tutti per voi, andate a fare una piccola vacanza nella casa fuori città, se avete questa fortuna, evitate lavoro, impegni e responsabilità per una volta. Organizzate una cena da dividere con le amiche, cucinate assieme se volete, a tavola lasciate un posto vuoto per il figlio assente e riempite suo piatto con del cibo. Raccontate qualche aneddoto su vostro figlio/figlia senza però lasciarvi andare al dolore, pensate ai traguardi raggiunti e all'indipendenza che è riuscito a raggiungere. Dopo il banchetto, cercate di digiunare fino alla seconda notte dedicata al rito quando potrete abbandonarvi ai vostri sentimenti più cupi. Permettete alle lacrime di scorrere e lasciate che le amiche vi consolino, cercate di esprimere i vostri sentimenti e di esternarli quanto più possibile, sfogatevi. Appena la tempesta delle vostre emozioni si sarà placata, rompete il digiuno bevendo del succo di melograno. Il giorno successivo, avvertite il cambiamento dentro di voi, passeggiate con le amiche, meditate sul cerchio della vita di cui fate parte, se vi sentite pronte discutete dei vostri progetti per il futuro: cosa volete fare ora che avrete più tempo per voi? Ora che avrete meno responsabilità? Come cambierete il rapporto con vostro figlio/figlia? Non dimenticate che, come Demetra, siete sopravvissute all'inverno del vostro dolore, anche se ora vi appare tutto arido e triste, sbocceranno nuove gemme, apportatrici di nuova vita. 

Fonti:
La Dea Interiore - Kris Waldherr

giovedì 15 settembre 2016

Saga


Colori: blu, azzurro, bianco
Offerte: idromele, vino o birra
Luoghi: coste, scogliere, rive

Saga è una Dea appartenente alla mitologia norrena, alla famiglia degli Æsir, e dimora nella sala Søkkvabekkr, ad Asgard. Il suo nome significa colei che vede, veggente o annunciatrice. Alcuni studiosi ritengono che Saga possa essere uno dei nomi con cui si può identificare Frigg, Dea del Focolare, sposa di Odino; questa supposizione nasce dal fatto che il nome di questa Dea ricorda la capacità di Frigg di conoscere ogni cosa del passato e del futuro, senza però mai rivelarlo, inoltre il gesto di condividere le vivande con Odino, il padre degli Dei, è un gesto che indica intimità e confidenza, tipica tra due sposi. Il poema norreno Grimnismal cita:

"Søkkvabekkr si chiama la quarta,
là dove possono gelide
onde sopra scrosciare.
Là Odino e Sága
bevono tutti i giorni,
lieti, in coppe d'oro."

Lo studioso Rudolf Simek ritiene che Saga dovrebbe essere considerata un'antica Dea protettrice delle donne, antecedente a Æsir e Vani. E' una Dea misteriosa e indipendente, una guida nell'arte della divinazione e per chi ha particolari capacità psichiche, ma è vicina anche agli scrittori, ai bibliotecari, ai ricercatori e agli amanti dei libri in generale, può essere in qualche modo considerata l'archivista del sapere degli Dei. Al tempo le leggende e i miti non erano semplici favole o racconti, erano considerate storie di avvenimenti che erano avvenuti o che sarebbero accaduti un giorno, erano reali e veritieri. Una saga registra la storia dell'anima di un popolo piuttosto che meri eventi, è un legame tra gli antenati e le generazioni presenti e future. Saga è una Dea legata all'acqua, alle coppe, ai pesci, quindi alla femminilità e alla gentilezza. Viene rappresentata con classici abiti vichinghi, una lunga treccia di capelli biondi e in mano una pergamena o una brocca, un calice colmo di vino da condividere con chi lo riterrà opportuno, cordialmente. La Dea beve con Odino, Dio dell'ispirazione poetica, che si è privato di un occhio per donarlo al gigante Mimir, in modo da poter bere un sorso di idromele da Mímisbrunnr, la fonte della saggezza. La coppa che Saga gli offre, il suo collegamento con le acque, richiama fortemente questo episodio. La sua dimora infatti, come riporta il poema Grimnismal, è posta vicino all'acqua, a una cascata o a un fiume. 
Saga è associata al rito pangao di offerta e libagione chiamato Symbel o Sumble. Durante questo una bevanda alcolica, generalmente contenuta all'interno di un corno,  passa di mano in mano e viene consumata dai partecipanti che onorano gli Dei e richiamano alla mente le gesta e le fortune della propria famiglia, del proprio popolo. Questo rito rafforza i rapporti e il valore di ogni partecipante, celebra i valori pagani, la cultura eroica, la comunità, l'impegno per gesti futuri. Una donna, generalmente la padrona di casa, è legata al calice o al corno colmo della bevanda rituale, lo accompagna per tutto il rituale, porgendolo prima ad un partecipante e poi all'altro, ricoprendo un ruolo d'onorificenza e di grande importanza. Si ritiene che le donne abbiano un legame speciale con il destino, più degli uomini.

Chi vuole onorarla può dar vita a un cerchio di narrazione di miti norreni, fare ricerche legate alla propria famiglia e ai propri antenati, tenere quotidianamente un diario. Saga può essere una mUsa per scrittori e poeti, un'aiuto concreto per chi effettua ricerche e sopratutto si occupa del passato e della storia. Può essere invocata anche per risolvere discussioni e incomprensioni, non è una dea vendicativa ma piuttosto estremamente giusta e oggettiva, schietta e acuta. Se volere invocare questa Dea, per uno dei motivi sopra elencati, comprate un buon vino, che vi piaccia, e procuratevi qualcosa che rappresenti il vostro desiderio: delle foto dei vostri nonni se volete fare una ricerca sul vostro albero genealogico, un nuovo libro di poesie che volete scrivere, i testi che dovrete consultare per una vostra ricerca, un blocco degli appunti da riempire per iniziare la stesura di un racconto o di un libro. Prendetevi del tempo per voi, concedetevi un momento di pace e di tranquillità, di raccoglimento, quindi chiamate Saga, invitandola:

"Hail Saga, padrona di Søkkvabekkr 
custode della memoria e dei ricordi senza tempo, 
patrona dei poeti e degli scrittori.

Io ti celebro con questa coppa di vino,
con la penna fluente, con le parole del passato,
quando ricordo le gesta dei miei antenati
e quando scruto nel futuro.

Sii per me fonte d'ispirazione,
che i miei gesti e le mie azioni siano giuste, 
che io possa comprendere la trama del Wyrd
e le tue fresche acque cancellare ogni menzogna.

Vieni Saga, coppiera di Odino,
Vieni Saga, tu che tutto vedi,
Vieni Saga, guardiana delle tradizioni."

Bevete con sorso di vino, assaporatelo e rilassatevi, lasciate la mente sgombra per qualche minuto, cercate di non pensare a nulla. Quindi con calma e tranquillità concentratevi su quello che desiderate, fate la vostra richiesta alla Dea Saga a voce alta, chiaramente, concentrandovi su quello che desiderate. Lasciate che l'ispirazione giunga a voi, forse questo non avverrà immediatamente ma potrebbe manifestarsi nei prossimi giorni. Se vi vengono in mente delle idee, grandi o piccole, scrivetele su un blocco per gli appunti, anche se possono sembrarvi al momento assurde. Se non avete la possibilità di bere alcolici, potete sostituire il vino con qualcosa di analcolico, ideale sarebbe acqua e menta, con una spruzzata di limone. 

Fonti:
wikipedia.org
Norse Goddess Magic - Alice Karlsdóttir

lunedì 12 settembre 2016

Yemaya


Periodo: Sabato, 8 gennaio, 2 febbraio, 31 dicembre
Elemento: Acqua
Nomi: Yemana, Ymoja, Yemanja, Imanje, Imanja, Jemanja, Yemalla, Yemayah, Yemoja
Simboli: conchiglia aperta, luna, ancora, salvagente, scialuppa
Fiori: violetta, verbena, lillà, frangipani, sandalo, rosa canina, fiori acquatici
Pietre: perla, pietra di luna, coralli, acquamarina, lapislazzuli
Animali: pesci, pavoni, oche

L'Acqua è l'elemento che più simboleggia la nascita e la vita, il grembo materno che protettivo accoglie il microcosmo del fertile oceano da cui trae origine ogni essere vivente, un mondo governato da Yemaya, Sacra Regina del Mare. Questa meravigliosa Dea, apparteiene al pantheon della Santeria cubana, regna sulla fertilità e sulla maternità, nata dalla spuma del mare e madre di tutti gli Orisha a cui ha insegnato l'amore. La luna, il mare, la donna e tutti i cicli rientrano nella sua sfera. La religione della Santeria è stata diffusa dall'etnia schiavizzata Yoruba, deportati a Cuba dalla loro terra per lavorare nelle piantagioni di zucchero. Poiché era loro vietato praticare la loro fede religiosa, spesso hanno camuffato la loro fede e i loro riti con quelli cristiani. Yemaya è spesso identificata con Maria Vergine. Viene rappresentata con un abito bianco o blu composto da diversi veli e serpentine, con un ventaglio d'oro e madreperla, decorato con conchiglie, e una collana di pietre azzurre. 

Per compiacere la Dea i suoi fedeli, prima di pronunciare il suo nome, toccano con i polpastrelli a terra e poi le labbra, inoltre vengono donate al mare collane di perle e di conchiglie, a queste ultime da sempre sono stati attribuiti poteri magici. Utilizzate nell'ambito dei riti nuziali, funebri o in onore del raccolto, il loro delicato profilo e il loro interno dall'apparenza enigmatica, rievocano l'essenza della donna. Simboleggiano le energie sessuali e rigeneratrici femminili, le energie dell'oceano e della luna che danno origine a nuova vita. 


Yemaya è una Dea della fertilità e dell'amore, spesso viene invocata per chiedere la benedizione di un figlio e per una gravidanza serena. Si dice sia particolarmente generosa con le donne che hanno difficoltà a concepire donando loro il dono de..a fertilità. Il rito che vi proporrò a breve può avere come scopo principale proprio la richiesta di poter rimanere incinta ma, poiché la fertilità non è una qualità che appartiene esclusivamente al corpo, si può modificare a piacere il rituale secondo le proprie necessità, chiedendo alla Dea Yemaya abbondanza in generale nella propria vita, ispirazione creativa, prosperità economica o una salute rigogliosa. Ricollegandoci a Persefone, anche in questo caso useremo un melograno che, con i suoi molteplici frutti color rubino, rappresenta perfettamente le ovaie, ricche di semi pronti a nascere e crescere. Dividete a metà il frutto e cospargetelo di miele il quale simboleggia la dolcezza della vita e dell'amore, la sua consistenza appiccicosa simboleggia la capacità di attrarre e trattenere il desiderio che si cela dentro di voi. Scrivete su un pezzo di carta il vostro nome e il vostro desiderio, quindi collocatelo tra le due metà del melograno. Mentre procedete, concentratevi sul vostro desiderio e chiedete a voce alta a Yemaya di potervi aiutare. Dite: "Che la mia fertilità sia pari al numero di semi di cui è ricco il melograno". Accendete una candela blu, nuova, in onore della Dea. Fate bruciare un pezzetto ogni giorno, fino al primo giorno delle mestruazioni successive. Meditate ogni giorno, per qualche minuto, sul proprio intento. Un'altra offerta/richiesta che può essere fatta alla Dea consiste in una metà di melone o anguria, frutti che pare Ella gradisca molto, usata come barca  da lasciare alla corrente del mare, con all'interno doni vari per la dea come fiori, perle e candele blu, tassativamente non inquinanti. Caricate la vostra piccola barca con offerte, preghiere e speranze e compiete qualche passo nel mare, con calma e rispetto: state entrando nel suo regno. Quindi lasciate il tutto alla corrente e osservatelo allontanarsi poco a poco, sedute sulla spiaggia. Per avere un'idea, guardate il film "Per incanto o per delizia"!!


Fonti:
La Dea Interiore - Kris Waldherr

giovedì 1 settembre 2016

Persefone



Periodo: Autunno, Settembre
Elemento: Terra
Nome: Kore, Kora o Core, cioè giovinetta, Proserpina tra i romani
Riti: Miseri Eleusini

Persefone è conosciuta principalmente per essere la figlia di Demetra, Dea del raccolto, che si è vista costretta a diventare la moglie di Ade, Dio dell'oltretomba, passando metà dell'anno solare con il marito e l'altra metà in superficie con la madre. Il frutto a lei associato è il melograno, l'unico cibo tra i tanti offerti che la Dea ha mangiato, gesto che potrebbe palesare la sua riluttanza ad accettare la sessualità e il suo ruolo di consorte; pochi chicchi che l'hanno legata a quel mondo per sempre. Per quanto può sembrare crudele, non è certo se la Dea è stata obbligata a mangiare il frutto con l'inganno o ha scelto lei stessa di cibarsene in modo da cambiare la propria vita, da figlia amata e coccolata a moglie, accanto al marito, come sua uguale al governo di un regno.

Il mito della dea Persefone costituisce per molti versi la vicenda di una fanciulla iniziata al ciclo del suo sangue in cui è racchiuso il segreto della maturazione sessuale. La bambina che prende coscienza del proprio corpo, un fiore che sta sbocciando e che la prepara a una nuova vita. Non più bambina, presto ragazza e poi donna, dovrà iniziare ad affrontare molte probe, a farsi strada nella vita, a scoprire con la propria madre un nuovo rapporto, più paritario e complice. Non tutte le donne sono pronte emotivamente a vivere la sessualità nel momento in cui sopraggiunge il primo mestruo, sopratutto in una cultura dove l'argomento è tabù, non se ne parla, neanche tra le donne della stessa famiglia. Molte ragazze arrivano alla maturità senza neanche sapere che cosa siano le mestruazioni, spaventandosi quando queste sopraggiungono per la prima volta. In alcune culture le donne mestruate vengono allontanate dalla comunità, considerate impure e deboli, ma anche nella nostra ho sentito spesso donne affermare che non possono toccare o occuparsi delle piante perchè potrebbero farle morire, che non possono lavarsi i capelli o non riescono a montare le uova e fare i dolci.


I principali riti associati a Persefone, e a Demetra, sono i Misteri Eleusini, non si sa esattamente come venissero svolti ma una cosa era certa, chi vi partecipava ne uscita irrimediabilmente trasformato. A tale proposito Cicerone ha scritto: "ci è stata fornita una ragione non solo per vivere gioiosamente ma anche per morire con una speranza migliore." I primi Misteri Eleusini si svolsero vicino ad Atene e si diffusero in tutta la Grecia fino a raggiungere Roma. Prima del vero e proprio rituale, gli iniziati subivano un digiuno di diversi giorni, si recavano in riva al mare per immergersi portando con loro un porcellino che sarebbe stato poi sacrificato. Un'enorme processione partiva poi da Atene verso Eleusi e, passando sul ponte Kephisios, uomini mascherati lanciavano insulti contro i cittadini più importanti. Al calare della sera, una volta raggiunto il tempio, si partecipava a danze e a canti in onore delle dee. Il giorno dopo gli aspiranti all'iniziazione offrivano i loro sacrifici e si preparavano, bendati, a partecipare al rituale. Ben poco si sa a riguardo su ciò che avveniva dopo. Secondo alcuni, gli iniziati venivano condotti bendati lungo un labirinto, secondo altri veniva mostrato loro con covone di grano, che simboleggiava il ritorno di Persefone da Ade, nonchè i miracolosi poteri di Demetra. Una volta ricondotti alla luce del giorno, gli iniziati interrompevano il digiuno con un buon pasto e il Kykeon, bevanda a base di acqua e menta.

Ho voluto iniziare con questa Dea per vari motivi, in primo luogo è in armonia con l'inizio del mese di Settembre e l'arrivo dell'Autunno, inoltre si avvicina per me, e so anche per qualche mia cara amica, il periodo delle mestruazioni, colgo quindi colgo l'occasione di approfondire maggiormente la mia conoscenza, e spero anche la vostra, su questa misteriosa Dea. Nella nostra società non esistono rituali di passaggio che celebrano il potere miracoloso delle prime mestruazioni e credo sia ora di rimediare!

Ovviamente la ragazza che deve onorare le sue prime mestruazioni deve sentirsi a suo agio con questa nuova situazione, senza provare eccessivo imbarazzo o fastidio, pronta ad essere accolta nella comunità delle donne. Ispirandosi ai Misteri Eleusini, la ragazza deve indossare un abito rosso, come l'abbondante sangue della vita, e sulla testa portare una corona di grano. Se la ragazza se la sente, potrebbe digiunare mezza giornata, arrivando alla celebrazione del rito con un po' di appetito! Una volta vestita, la ragazza viene accompagnata in una stanza scura, illuminata da qualche candela, dove le viene raccontato il mito di Persefone, mentre mangiucchia assieme alle altre donne dei chicchi di melograno. Per rompere il digiuno si bevono acqua e menta, mangiando qualche semplice biscotto, perfetti quelli con i cereali, o un dolce a base di farina e menta. Trovo che sarebbe molto bello scambiarsi consigli, parlare senza vergogna di assorbenti come di dolori e rimedi, magari anche fare dei piccoli e semplici doni per l'occasione: una tisana specifica, una borsa dell'acqua calda, del cioccolato e via dicendo.

Il rituale qui sopra ovviamente può essere fatto solo in occasioni speciali! Per chi è già donna da tempo, può attendere l'inizio delle mestruazioni e dedicarsi a se stessa. Prendersi del tempo per sè, rilassarsi con un bagno caldo o con una tisana e qualche biscotto, chiudere gli occhi e ascoltare il proprio corpo, nel vero senso della parola, provare ad avvertire dentro di sè l'utero, anche nella altre varie fasi del mese. Con un po' di allenamento si può imparare a conoscere il proprio corpo, a comprendere in quale fase del ciclo siamo, se in ovulazione o se stanno arrivando le mestruazioni. Permettetevi il lusso di rallentare, di lasciarvi circondare da pace e da tranquillità, allo stesso modo, se il vostro corpo vi dice di muovervi, anche se avete il ciclo, muovetevi, uscite con le amiche, fate una passeggiata, fate l'amore con il vostro partner. Segnate con cura i sogni fate durante il ciclo. Se siete creative o avete qualcuno che può aiutarvi, create un braccialetto del vostro ciclo, sono bracciali con con 28 perline di colore differente, generalmente 5 sono rosse e indicano il periodo delle mestruazioni, poi ci sono perline di colore diverso che indicano la fase prima dell'ovulazione, l'ovulazione e la fase dopo questa. Ogni braccialetto ha un piccolo ciondolino, attaccato al braccialetto tramite un piccolo moschettone, che si può spostare di giorni in giorno di una perlina, creando una sorta di piccolo calendario portatile!


Fonti:
La Dea Interiore - Kris Waldherr