venerdì 25 novembre 2016

Oya



Nomi: Yansa, Olla, Aido-Wedo, Madre del caos
Giorno: venerdì, 4 dicembre, 2 febbraio
Colori: tutti tranne il nero
Numero: 9 ma anche i suoi multipli, 19, 29, 39, 49, 99
Simboli: rame, spada, perle rosse, arancioni o marroni, corna di bufalo, squame di locusta

In Nigeria, Oya, potente e misteriosa Dea degli Yoruba, governa il vento, il terremoto, il tornado, il fulmine e i fenomeni naturali intensi ed impetuosi, patrona del fiume Niger e i suoi nove figli sono i nove affluenti del fiume. Oya, precedentemente sposata con Ogun, dio della guerra, del fuoco, della caccia e del ferro, ha il compito di inviare questi venti al fine di annunciare agli umani l'approssimarsi del suo sposo Shango, dio del tuono. La coppia risiede in un palazzo di rame situato in cielo e da qui osservano la popolazione degli Yoruba: chiunque commetta azioni sgradite è destinato a ricevre la loro visita sotto forma di incendi, nubifragi, saette e fiumi che straripano. 

Un giorno Shango, prima di andare in battaglia, preparò la pozione che ha il potere di fargli sputare fuoco dalla bocca e dal naso. Oyà, che io spiava da dietro la porta, non appena fu sola uscì dal suo nascondiglio e bevve quanto era rimasto della magica bevanda. Subito anche dal suo naso e dalla sua bocca uscirono lingue dì fuoco. Quando, al suo ritorno a casa, Shango vide che la moglie aveva gli stessi suoi poteri andò su tutte le furie. Chiese una spiegazione, ma ormai era troppo tardi: da quel momento, anche Oya governava il fuoco. Non a caso, la santeria la identifica anche con Nostra Signora de la Candelaria, che in spagnolo significa «conflagrazione». 
Oyà è una orisha guerriera e ha un comportamento molto aggressivo, che la porta talora a ingaggiare feroci battaglie con Shango di cui non apprezza l'eccessivo interesse per le donne. Ma poiché la loro potenza si equivale, i loro scontri di solito non hanno esito. La sola cosa che suscita i timori di Shango è un teschio umano, che Oyà si affretta a mostrargli quando vuole spaventarlo. E Shango, d'altra parte, le rende la pariglia mostrandole una testa di ariete, uno dei suoi attributi che ha il potere di terrorizzare la consorte e di ridurla in soggezione. 

Viene definita Madre del Caos, in quanto propiziatrice di cambiamenti e spesso di devastazioni, forse per questa ragione è considerata signora di quel fuoco, che spesso tiene in mano nelle sue rappresentazioni. Inoltre è anche dea guerriera, patrona dell'abilità femminile di governare, e accompagna i defunti nel regno dei morti, è quindi anche una Dea che aiuta la comunicazione con chi è passato oltre, con la chiaroveggenza, capacità psichiche, intuizione e rinascita. E' una Dea che esige il massimo rispetto, apprezzata per il suo linguaggio ammaliante ma profondo, per questo motivo le donne Yoruba si rivolgono a Oya affinchè suggerisca loro le parole necessarie per il superamento di situazioni difficili. 

Spesso non riusciamo a dire le cose che vorremmo nel momento giusto, rimuginangoci poi a lungo dopo, le parole che potrebbero essere decisive per noi si rifiutano di uscire dalle nostre labbra oppure non riusciamo a pronunciarle a causa di timori e insicurezze che ci assalgono. Oya viene spesso invocata dalle donne che sono afflitte da questo problema, il suo dono dell'eloquenza può contribuire a farci parlare con disinvoltura e cognizione di causa, consentendoci di padroneggiare qualunque situazione. 


In Nigeria i templi in onore della Dea sono allestiti in ogni angolo della casa, laddove gli altari vengono plasmati con il terriccio: un vaso coperto di argilla funge da colonna portante, amuleti e oggetti magici sono disposti attorno al vaso, corone di rame che simboleggiano il palazzo dove Oya vive con il consorte, una spada per rappresentare la sua capacità di formulare un eloquio incisivo, strati di perle di vetro rosso, arancione o marrone, corna di bufalo e squame di locusta sono altri simboli di Oya. Potete fare lo stesso, creare un altare utilizzando gli occetti citati o cose che rappresentano per voi l'eloquenza e la voce, una raffigurazione della Dea, offritele piattini del cibo che predilige: melanzane e akara, torte a base di fagioli. Riflettere sul modo in cui un'altra persona affronterebbe le nostre situazioni spinose potrebbe essere un valido sistema per osservarle con altri occhi. Mentre create il tempio per Oya, ripensate alle circostanze in cui vi siete quasi sentite incapaci di parlare o in soggezione. Se vosse state dee, cosa avreste detto? Potete per l'occasione scegliere una collana da dedicare a Oya, meglio se di perle rosse, marroni o arancioni, da indossare nelle occasioni in cui dovete affrontare situazioni spinose o parlare in situazioni o con persone che vi possono agitare o intimorire. 

Fonti:
La Dea Interiore - Kris Waldherr
Wikipedia.org


NB: Queste considerazioni sono nate dopo una costruttiva discussione avuta con una ragazza su un social network. Le schede schede che creo per questo progetto nascono da una breve ricerca fatta attingendo alle fonti a me disponibili, e purtroppo a volte possono risultare superficiali e errate in alcuni punti. Considerate queste schede come una breve "introduzione" alla Dea, siete invitate, se interessate, a fare ricerche e ad approfondire quanto più possibile la vostra conoscenza sulla Dea in questione. Tornando alla discussione avuta su Oya, ella è un Orixas, la tradizione a cui è legata, la condomblé, così come la santeria, è molto complessa lo stesso vale per il rapporto che si ha con i vari Orixas. Ogni strumento degli Orixàs é sacro e ha una funzione ben specifica, le offerte fatte con cognizione di causa implicherebbe cucinare dentro un Ilé, non certo dentro casa propria, e non tutto ovviamente va bene, secondo tradizione. Le melanzane qui citate possono essere offerte specificamente per un lavoro specifico. Una volta detto questo, siete liberi di scegliere se lavorare o meno con questa Dea (o emanazione di Olorun), sapendo che c'è molto molto altro dietro e che magari potreste anche compiere gesti non graditi. Lo stesso vale per le altre correnti religiose, romane, celtiche, greche e quant'altro. Io credo che se le cose vengono fatte con sincerità e umiltà, con massima cura e attenzione, si possono commettere anche errori e la Divinità potrà passarci sopra e magari farvi notare in qualche modo i vostri errori.

sabato 19 novembre 2016

Lakshmi


Nomi: Laksmi, Laxmi, Bhargavi
Colori: oro, rosso
Animali: elefante, gufo
Periodo: giorno dopo plenilunio, ottobre e novembre
simboli: loto, monete d'oro

Lakshmi, dea indiana della fortuna, offre a tutti la promessa di una vita felice, bella e prospera, in quanto manifestazione celeste di ogni forma di benessere, è forse la più idolatrata tra le Dee e gli Dei dell'India. Secondo la mitologia indiana, Lakshmi è nata dal grande Oceano di Latte, figlia del mare e sorella della luna; mentre affiorava dagli abissi, seduta su un fiore di loto come un trono, un gruppo di elefanti la innaffiava con dell'acqua versata da recipienti d'oro.  L'Oceano ha adornato la Dea con una ghirlanda di fiori di loto sempre freschi, monili sfavillanti come astri avvolti attorno al collo e braccia leggermente paffute! Tale era la bellezza della Dea che chiunque la guardasse provava immediatamente un'infinita felicità. 

Come molte altre divinità indiane, questa Dea è conosciuta anche con altri nomi: Narayani, o sposa di Visnu; Shri, usato anche come termine onorifico per le divinità ma che è soprattutto suo attributo, che vuol dire luce, luminoda; Vidya o conoscenza; Dharidranashini o distruttrice della povertà; Dharidradvamshini o che combatte la povertà. Altri nomi sono strettamente legati al loto, "padma" in sanscrito, tra cui Padmapriya amante del loto, Padmamaladhara devi dea con la ghirlanda di loto, Padmamukhim dal volto di loto, Padmakshi dagli occhi belli come un loto, Padmahastam che regge un loto, Padmasundari affascinante come un loto. 


Lakshmi è la sposa di Vishnu, il Conquistatore delle Tenebre, e madre di Kama, considerato il dio dell'amore passionale. Questa triade rappresenta la dorasta promessa del benessere che il mondo ci può elargire, con la benedizione degli Dei. La donna sposata, in India, è vista come un'incarnazione della Dea Lakshmi, i mariti sono invitati a vedere nelle loro mogli la loro Lakshmi e molte immagini rappresentano la Dea in coppia con Narayana, vicini, abbracciati, Lakshmi sulle ginocchia di Vishnu o con la Dea che accudisce il marito massaggiandogli i piedi.  La donna, la moglie, è la ricchezza della famiglia, la sua prosperità, l'origine della sua stabilità e della sua felicità. Le donne al momento del matrimonio indossano un sari con i colori oro e rosso e i gioelli d'oro, sono l'ornamento di tutte le donne.  A differenza dalla nostra cultura, dove il cristianesimo guarda con disapprovazione ogni ornamento femminile, giudicato vanità, in quella indiana è naturale che le donne, anche in ambienti spirituali, religiosi o addirittura monacali, siano attente alla loro bellezza. Nelle immagini Lakshmi è rappresentata sempre adornata da molti gioielli, abbellita con fiori di loro. La donna che ha cura di sè, del proprio corpo e dei propri ornamenti è ben vista. Un detto indiano recita: 

Come una donna abbellisce la sua casa
così abbellisca il suo corpo
e gli dei la benediranno con la prosperità

Il suo culto si svolge prevalentemente attraverso cerimonie casalinghe, dove si prega accanto alla sua puja, l'altare, offrendo doni e denari ai piedi della sua immagine. In particolare nella notte che segue la luna piena, dusshera durga puja, si ritiene che la dea faccia visita alle case portando i suoi doni di ricchezza. La Dea si dice visiti le case tenute pulite e in ordine, abitate da persone che lavorano e si danno da fare, evitando invece le abitazioni sporche e trascurate e le persone pigre.  È inoltre dea anche della purezza e della santità, oltre che del Brahma-vidya, la conoscenza divina; è a lei che ci si rivolge per chiedere felicità in famiglia, amici, matrimonio, bambini, cibo e ricchezza, bellezza e salute.

Come Dea della ricchezza ha otto aspetti:
Adi Lakshmi - abbondanza di salute
Dhanya Lakshmi - abbondanza di cibo
Dhairya Lakshmi - abbondanza di coraggio
Gaja Lakshmi- elefanti, simbolo di ricchezza
Santana Lakshmi - abbondanza di progenie
Vijaya Lakshmi - abbondanza di vittorie
Vidya Lakshmi - abbondanza di conoscenza
Dhana Lakshmi - abbondanza di denaro


Diwali, chiamata anche Dipavali o Deepawali, è una delle più importanti feste indiane e si festeggia nel mese di ottobre o novembre. Simboleggia la vittoria del bene sul male ed è chiamata "festa delle luci", durante la festa si usa infatti accendere delle luci, delle candele o delle lampade tradizionali chiamate diya. In molte aree dell'India i festeggiamenti prevedono spettacoli pirotecnici. In questa festa si onorano i poteri di Lakshmi forieri di prosperità, le dimore vengono tirate a lucido, le luci vengono poste su tavoli, davanzali, mensole per catturare lo sguardo della Dea. Poichè ama gli oggetti sfavillanti, è lecito credere che più l'abitazione sarà scintillante, maggiori saranno le probabilità che ella vi acceda con i suoi buoni auspici. Non è l'unica Dea che ama questo genere di cose, praticamente tutte le Dee legate al focolare, al concetto di famiglia e di casa, amano l'ordine e la pulizia, ma anche il calore che si può creare in un ambiente personalizzandolo con amore. 


Per esortare Lakshmi a visitare la vostra casa, acquistate una candela verde, colore che simboleggia la fertilità e il benessere. Incidete il vostro nome sulla candela con un ago da ricamo o uno stuzzicadenti e ponetela su un ripiano che sia lontano da interferenze, folate d'aria e oggetti infiammabili, quindi magari non sul davanzale di una finestra con tende sventolanti. Scegliete un olio profumato, floreale e ungete la candela partendo dalle estremità verso il centro, concentrandovi su ciò che volete attirare nella vostra vita. circondate la candela di oggetti sfavillanti e luccicanti: perle di vetro, monete di rame o dorate, fiori di loto. Ora il lavoro più difficile: tirate la casa a lucido ma anche voi stesse! Organizzatevi e preparate tutto con calma, l'ideale è far combaciare l'avvio del rito con un giorno di luna piena o almeno di luna crescente. Una volta sistemata la casa, fate un bel bagno, profumatevi, truccatevi, vestitevi bene e indossate dei gioielli. Accendete la candela, cercate di non formulare dei preconcetti sull'aspetto che la Dea farà assumere alla vostra prosperità, vi basti sapere che giungerà dal luogo più adatto e avrà le sembianze di ciò che vi occorre. Fate bruciare la candela poco per volta, giorno dopo giorno, accendendola sempre alla stessa ora, possibilmente per 8 giorni in totale. Una volta consumata, la Dea dovrebbe aver già rivolto un sorriso benevolo sulla vostra vita. 


Fonti:
La Dea Interiore - Kris Waldherr
Wikipedia.org

giovedì 10 novembre 2016

Gna



Colori: chiari e forti, giallo, arancio, verde, blu
Simboli: lettera
Animali: cavallo, uccelli
Elemento: aria, acqua

Veloce Dea Gna,
forte d'intento,
ti saluto.
Messaggera divina,
con facilità ti sposti tra i Mondi,
ti lodo mentre conduci il tuo destriero
attraverso il ponte Bifrost, 
mai vacillante, senza mai esitare,
sempre veloce e sicura.
Nessun ostacolo sbarra la strada.
Nessun nemico è in grado di avvicinarsi.
Vorrei essere come te:
sicura di me, nel mio intento,
inflessibile e coraggiosa nel mio viaggio verso l'ignoto.
Salute a te, Gna!

Gna è definita da Snorri come la quattordicesima Dea tra gli Asi, ancella della dea norrena Frigg, emissaria a cavallo in giro per i nove mondi per occuparsi delle sue faccende e trasmettere i suoi messaggi. Alcuni scrittori del XIX secolo, che hanno voluto vedere tutte le vecchie divinità come simboli della natura, considerando così Gna come una personificazione della brezza inviata da Frigg, la dea del cielo, per portare bel tempo nel mondo di Midgard, dove vivono gli uomini. Si può comparare in questo caso Gna alla personificazione della Rumor della mitologia classica, come messaggero divino inviato attraverso l'aria ad ascoltare tutto ciò che accade nel mondo per riportare agli dei, che hanno bisogno di sapere tutto, notizie sempre fresche. E' l'equivalente latino di Fama, personificazione della voce pubblica, la si immaginava come un mostro alato gigantesco capace di spostarsi con grande velocità, coperto di piume sotto le quali si aprivano tantissimi occhi per vedere; per ascoltare, usava un numero iperbolico di orecchie e diffondeva le voci facendo risuonare infinite bocche nelle quali si agitavano altrettante lingue. Tornando alla mitologia norrena, l'associazione con i corvi di Odino, Huginn e Mininn, è immediata, i due uccelli partono all'alba, viavviano per i nove mondi portando al Dio notizie e informazioni la sera stessa, così fa la stessa Dea Gna ma per Frigg, la Madre di tutti gli Dei e moglie di Odino.

Gnà possiede un destriero capace di cavalcare nell'aria e nell'acqua, così come possono fare tutti i cavalli delle valchirie, di nome Hòfvarpnir, letteralmente "colui che scaglia, o scalcia, con gli zoccoli", generato da Hamskerpir, "fianchi larghi" o "cute rugosa", con Garðrofa, "labbro superiore assai peloso" destriero di Sigurdr, detto figlio di Sleipnir e sul cui petto sono incise le rune. Questo stretto legame con il proprio destriero e il potere di viaggiare tra i mondi con facilità, donando alla Dea diverse caratteristiche sciamaniche. In una storia associata a Gna (Gylfaginning, cap. 35), si narra di un giorno in cui la Dea sta cavalcando attraverso i mondi, alcuni dei Vani vedono lei nel cielo e uno di loro esclama: "Chi vola in alto?Cos'è che corre e in aria sfreccia?" Risponde Gna: "Non volo in alto sebbene corra e in aria sfrecci su Hófvarpnir  che Hamskerpir ebbe con Garðrofa." Questo dimostra che i viaggi della Dea si spingono anche in altri mondi, in questo caso nel mondo dei Vani, Vanaheim. Gna non viene riconosciuta forse perchè volava troppo in alto o perchè i Vani non erano bene a conoscenza di tutti gli Dei e le Dee tra gli Asi, un'altra affascinante possibilità è che Gna sia un mutaforma e non appariva nel suo usuale aspetto, avvicinandola maggiormente alla figura della sciamana. Gna è dotata anche di una certa ironia, oltre che essere particolarmente legata al proprio destriero, lo si deduce dalla risposta che lei stessa da ai Vani citando il lignaggio del proprio cavallo invece che il suo!

Etimologicamente il suo nome è collegato a parole che esprimono un concetto di abbondanza ma anche di altezza, torreggiare. Si può immaginare Gna come una Dea dall'aspetto molto giovane, capelli scuri, fisico minuto ma sempre in costante movimento, allegra, sorridente e innarrestabile, allo stesso tempo precisa, celere e solenne nel svolgere le mansioni che le sono state affidate da Frigg. A differenza delle altre ancelle della Dea, ella non è dolce, tranquilla, sensibile o di conforto, trasmette invece una sensazione selvaggia, di gioia e di ilarità, è una forza potente e inarrestabile e, quando non è occupata in faccende affidate dagli Dei, circola libera, senza convenzioni o decoro. Gna è una delle rappresentazioni più oscure di Frigg, la rappresentazione del suo lato magico, potente, strano, selvaggio e imprevedibile della Regina del Cielo. E' un eccellente aiuto per superare gli ostacoli e per procedere con i progetti della propria vita, può anche contribuire a comunicare meglio con i vari aspetti della propria esistenza, con la stessa Dea Grigg, e si può richiedere il suo aiuto in tutti quei problemi che hanno bisogno di una rapida soluzione. Le persone che per lavoro si occupano di conmunicazione e che viaggiano, possono richiedere la sua protezione. Per lavorare con lei è necessario essere istintivi, si possono usare strumenti a percussione che inducono lo stato di trance e favoriscono i viaggi sciamanici, così come i canti e le danze sfrenate. Allestite un piccolo altare per Gna aggiungendo la rappresentazione di un cavallo o qualcunque cosa che vi rvochi in voi il tema del viaggio. Scrivete una lettera aperta agli Dei o alla stessa Dea Frigg, lasciate che sia il vostro cuore a parlare dell'amore che provate per i doni che ogni giorno ci vengono concessi, degli ostacoli che ci ritroviamo ad affrontare, delle cose che ci preoccupano e quello che vorremmo di più nella nostra vita. Mettete la lettera in una busta e sigillatela, scrivendo destinatario e mittente come in una comune lettera. Volendo potete applicare anche un francobollo! Ma non vi scordate di lasciare anche una piccola offerta a Gna per il lavoro che andrà a svolgere. Potete usare questa invocazione per richiamare l'attenzione della Dea: 

"Gna, viaggiatrice veloce
messaggera di Frigg,
cavallerizza di Hofvarpnir.

Voi che salite attraverso le alte torri del cielo,
Voi che attraversate con velocità correnti scure del mare,
Voi che siete gli occhi e le orecchie del cielo,
la voce della Dea.

Rumore di risate, luce di un ramo,
più veloce della luce o del pensiero.

Voi portate il seme al grembo materno,
la parola al cuore,
il saluto degli antenati e il tripudio di voci.

Vieni da noi, selvaggia,
diffondi fama e fantasia,
trasmettici il mistero e la connessione
Trasporta la nostra mente e il nostro cuore

Gna, messengera, vieni!"

Fonti:
I Miti Nordici - G. Chiesa Isnardi
Exploring the Northern Tradition
Norse Goddess Magic - Alice Karlsdóttir

sabato 5 novembre 2016

Arianrhod


La notte lenta avanza con il suo lungo manto, avvolge silenziosamente il mondo ricordando agli uomini che come esiste la vita, così esiste la morte. L'una non può esistere senza l'altra, in un dualismo che molto spesso noi vivi facciamo fatica ad accettare, considerando la morte spesso come un tabù doloroso, qualcosa che ci spaventa e ci strappa con crudeltà le persone che amiamo, facendoci il più grave dei torti. Arianrhod è la Dea celtica della morte, del destino e della Luna, il suo nome significa letteralmente ruota d'argento. Tra i suoi compiti principali vi era quello di guidare le anime dei morti nel suo castello, Caer Arianrhod, sopratutto durante il fenomeno delle aurore boreali. Il castello sarebbe ubicato su un'isola abbandonata a largo delle coste anglosassoni. Lì le anime, accolte da fanciulle spettrali, attendevano che il tempo passasse e la ruota d'argento girasse permettendogli di rinascere a nuova vita. La leggenda vuole che Arianrhod, Dea Vergine e Madre, fosse la figlia più potente di Danu, la grande madre dei Celti, il suo viso era diafano e misterioso, come la Luna. L'animale preferito dalla Dea è il gufo, animale in cui ella stessa può mutare per sorvolare il nostro mondo e osservare le vite degli uomini. Arianrhod è dunque Signora del Destino personale, colei che ci mette alla prova per testare la nostra integrità e farci scoprire quella forza interiore, quella consapevolezza a cui solo nei momenti di dolore e difficoltà riusciamo ad accedere. Può apparire una divinità dall'aspetto duro e spietato, come il destino a cui ella presiede, ma in realtà è soltanto una madre giusta, che ci spinge a realizzare il nostro pieno potenziale, a vivere pienamente ed essere ciò che siamo nate per divenire.

Samhain è la festa annuale associata alla Dea, in questo giorno il velo tra il mondo dei vivi e quello dei morti è estremamente sottile e le comunicazioni sono molto più facili rispetto al resto dell'anno. Secondo le antiche usanze per l'occasione si lasciava apparecchiato un posto in più al tavolo, offrendolo ai defunti, assieme a offerte di cibo o vino. Tradizione che con il tempo ha tramutato fino a diventare il classico dolcetto e scherzetto fatto dai bambini, casa per casa, nella notte di Halloween. Samhain ci fornisce l'opportunità di ricordare i nostri cari che non ci sono più, di onorarli, di parlare con loro, eventualmente di chiedergli scusa per cose passare o protezione per il presente o il futuro. E' il momento più propizio per guarire le ferite dell'anima e contemplare la nostra mortalità. Allestite un piccolo angolo per onorare gli antenati, usate una tovaglietta nera e accendete una candela dello stesso colore, posate sul piano i simboli della Dea Arianrhod, una ruota d'argento, una piuma di corvo, fiori recisi o ossa. Procuratevi anche un foglietto, una matita e un piattino di ceramica dove lascerete bruciare successivamente il foglietto di carta. Siate prudenti. Prendetevi qualche minuto per voi, rilassatevi e accendete la candela. Pensate alle persone che sono passate oltre, agli animali che siete state costrette a lasciare andare. Lasciate che i vostri pensieri prendano forma, riflettete sulle cose lasciate in sospeso, ciò che vi manca ... scrivete tutto sul foglietto, con calma e senza fretta. Rileggete quanto scritto e quindi bruciate il foglietto con la fiamma della candela, ponendolo sul piattino per evitare di bruciarvi. Osservate il fumo sottile che si solleva e immaginate che le vostre parole e i vostri pensieri si disperdano nell'aria assieme ad esso, raggiungendo le persone a cui avete pensato. Una volta concluso questo piccolo rituale potete lasciare sul piano delle offerte per i vostri cari, le cose che più hanno amato in vita. Disperdete le ceneri del foglietto ormai bruciato nel vento. 

Fonti:
Seasonal Dance: How to Celebrate the Pagan Year - J. Broch V. MacLer
La Dea Interiore - Kris Waldherr

Gaia



Nomi: Gea

Dea della Terra, fecondo ventre cosmico scaturito dal primordiale spazio interstellare del Caos, Gaia è esistita, secondo gli antichi Greci, prima di qualsiasi forma di vita. Ella ha generato il cielo, Urano, affinché le tenesse compagnia e facesse l'amore con lei, ma senza anche il suo aiuto diede vita ai monti e alle sue Ninfee e a Ponto, il Mare. Il cielo che si protendeva sopra la Terra ha creato molti figli nel grande ventre di Gaia ma Urano, temendo che la loro forza superasse la sua, proibì alla Dea di partorirli: dodici Titani, tre Ciclopi e tre Centimani. A uno dei suoi figli, Kronos il Tempo, dona una falce affinché potesse liberare lui e i suoi fratelli così, in un momento in cui il padre si avvicina alla Dea, lo evira. Il sangue caduto sulla terra genera le Erinni, dee della vendetta, i Giganti e le Ninfe Melie. Gea è dunque la progenitrice di ogni cosa esistente, esistita e che esisterà, la Madre di tutti gli Dei e quindi di tutti gli uomini, è il simbolo dell'importanza della terra nelle civiltà agricole antiche, ma anche del ruolo della donna nel procreare e allevare i figli. Presso un suo tempio innalzato a Delfi in suo onore, si recavano le sacerdotesse che gettavano manciate di erbe sacre all'interno di un calderone, ricorrendo al fragrante fumo che ne scaturiva per invocare l'eterna saggezza della Dea. In un antico inno greco "A Gea, madre di tutti i viventi" la dea è invocata così: 

"Gea io canterò, la madre universale, antichissima, 
che nutre tutti gli esseri, quanti vivono sulla terra; 
quanti camminano, quanti sono nel mare e quanti volano, 
tutti si nutrono dell'abbondanza che tu concedi. 
Grazie a te gli uomini sono fecondi di figli e ricchi di messi".

Omero scrisse l'Ode alla Madre Terra:

"Mi accingo a cantare alla Terra, 
Madre universale dalle solide fondamenta, 
vecchia venerabile, che nutre quanto si trova sulla superficie di essa. 
Da te procede la fecondità e la fertilità, o Sovrana!
E da te proviene dare e togliere la vita agli uomini mortali. 
Beato colui al quale tu, benevola, rendi onori; 
questi ha tutto in abbondanza ... Dea augusta, generosa divinità! 
Salve, Madre degli dei, sposa del Cielo stellato! 
Concedimi una vita felice come premio al mio canto! 
D’ora in poi mi ricorderò di te nei rimanenti canti"


In questo periodo mi sono ritrovata a pensare molto spesso alla Dea con suo aspetto più naturale e primordiale, alla Dea della Terra e Grande Madre, sopratutto ora che il nostro territorio è percorso da scosse che causano terremoti e distruzione, spezzando vite e sogni. L'uomo appare in questo frangente più fragile che mai, ogni cosa costruita, ogni progetto, ogni desiderio si sbriciola e frana, diventando polvere in un attimo, generando paura e sconforto. C'è chi dice che sia una punizione divina, chi maledice la natura, chi prega affinché questa si plachi. Personalmente non riesco a dare una "colpa" alla nostra amata Terra, sempre si è mossa e sempre si muoverà, ma non per danneggiarci o farci un torto. Semplicemente Gaia è Gaia, la Terra è Terra e come tale si comporta, siamo noi, umani, che nei secoli ci adattiamo alle sue colline, al suo paesaggio, alle fonti di nutrimento che ci dona, al suo corpo e mai il contrario .. e così sarà sempre. La Grande Madre non è cattiva. La Grande Madre non è buona. Lei è semplicemente Lei, è equilibrio, è movimento, è vita e morte allo stesso tempo, ogni nostra vita non è neanche un singolo respiro della sua infinita esistenza. L'attività che consiglio questa settimana è una meditazione, un'attività molto semplice ma risulta anche piuttosto impegnativa se si vuole fare correttamente. Fate in modo di non essere disturbate per nessun motivo per qualche minuto, eliminate ogni cosa possa interrompervi o disturbarvi: radio, televisione, telefono, rumori esterni, citofono, famigliari, animali un po' troppo euforici e invadenti .. scegliete un posto tranquillo, potete sedervi sul divano, sdraiarvi sul letto o accomodarvi tra dei cuscini a terra. L'importante è trovare una posizione il più comoda possibile, facendo attenzione a non addormentarvi. Potete abbassare le luci, mettere una musica in sottofondo che si adatta alla meditazione, accendere qualche candela e un incenso leggero. Una volta accomodate respirate a fondo, rilassatevi poco a poco, prendendovi tutto il tempo necessario, tenendo gli occhi chiusi. Rilassatevi. Concentratevi sul respiro se può aiutarvi. Cominciate a non prestare più attenzione ai rumori che vi circondano, nè alle sensazioni che avvertite con il vostro corpo. Allontanate ogni pensiero che si affaccia sulla vostra mente, potrebbero essere molti ... con pazienza accantonateli e rimandateli, concentratevi sul presente, sul "qui e ora", liberate la mente il più possibile. Attraverso questo gesto che consiste nel distaccarsi dalla propria consueta esistenza, avete fatto sì che il vostro spazio diventasse sacro, separato dall'ordinario. Cominciate quindi a pensare a Gaia, alla natura che ci circonda, ai campi vicino casa, ai boschi, al lagno, alla montagna e al mare. Viaggiate con la mente, osservate le piante e gli animali che abitano il pianeta, cercate di percepirne la vastità e la varietà. Pensate alla vita, alla nascita ma allo stesso anche alla morte, e di come queste due cose siano collegate le une alle altre, in un ciclo infinito e in perfetto equilibrio. Pensate al ciclo delle stagioni e a tutti i loro doni, all'inverno che è alle porte, pensate allo stupore che vi dona la neve ogni volta che cade e ammanta tutto di bianco, pensate alla primavera che poco a poco si fa strada, ai germogli e ai fiori, al calore del sole, all'estate e alla gioia che porta con sè, pensate poi all'arrivo dell'autunno con le sue foglie gialle e rosse. Mentre riflettete su tutto questo considerate i cicli della nostra Terra, degli altri pianeti, del Sole e del cosmo, onorandoli con la vostra attenzione, non siete meno creatrici di Gaia. Quando sarete pronte, tornate a concentrarvi sul vostro corpo, sulla respirazione e l'ambiente circostante e aprite gli occhi. 

Fonti:
Enciclopedia Treeccani
La Dea Interiore - Kris Waldherr