domenica 29 luglio 2018

L'isola di Drangey

Tempo fa due troll della notte, marito e moglie, vivevano al nord dell'Islanda, a Hegranes. I due avevano una vacca, un giorno entrò in calore e decisero di portarla loro stessi dal toro, così da non perdere il momento più fertile per l'animale. L'uomo troll stava davanti e conduceva l'animale mentre la moglie troll restava dietro per poterla spingere, in direzione del mare. Mancava ancora parecchia strada e, mentre stavano percorrendo il fiordo, videro che il cielo cominciava a schiarire e l'alba era vicina. Il sole sorse da oltre le montagne e quando i suo raggi colpirono i tre, questi si trasformarono in roccia e la mucca divenne l'isola di Drangey. I due troll, posti rispettivamente a nord e a sud di quest'ultima, sono chiamati dai locali Karl e Kerling e vengono salutati da tutti coloro che visitano l'isola per la prima volta, con queste parole:

“Salute e prosperità a te, Drangey, e a tutti i tuoi familiari.
Salute e prosperità a te, Kerling, e a tutti i tuoi familiari.
Salute e prosperità a te, Karl, e a tutti i tuoi familiari.”



L'isola si trova a metà del fiordo Skagafjord, il suo nome deriva da due altre isole drangar, o rocce pinnacolo, che sorgono ai due lati, quella più a Nord è stata molto sgretolata e consumata dal mare oltre cent'anni fa. Le coste dell'isola sono molto ripide, le scogliere raggiungono l'altezza di centottanta metri, in alcuni punti piombano a picco sul mare mentre, dal lato occidentale, hanno alla loro base un po' di spiaggia. La cima dell'isola, impossibile da raggiungere senza scale o corde, è ampia ed erbosa, vi abitavano poche persone con i loro greggi di pecore, che vi restavano tutto l'anno se l'inverno non era troppo rigido. La vita è estremamente difficile sull'isola, sopratutto a causa della mancanza di legna da ardere, ma la pesca e la caccia agli uccelli marini può essere proficua.
Sull'isola si è rifugiato a lungo Grettir, eroe e fuorilegge islandese, le cui avventure si possono leggere della Saga di Grettir, e qui ha trovato la sua fine attorno all'anno 1030 d.C. Prima di allora l'isola era un terreno demaniale, dopo la sua dipartita divenne proprietà della diocesi di Holar. Cacciare gli uccelli lungo le scogliere era produttivo, ancora oggi la carne della Pulcinella di Mare viene utilizzata come ingrediente nei piatti tipici islandesi, ma la caccia era anche estremamente rischiosa e non furono pochi a perdere la vita. Ciò che era strano è che per quante accortezze si usassero, per quanto le corde fossero buone, gli uomini continu Drangey avano a cedere nel vuoto, trovando la loro fine. Si scoprì che le corde venivano tagliate di netto, circa a metà della lunghezza. Si ipotizzò quindi che lungo le scogliere vivessero persone, magari autoctone, che non volevano tra i piedi dei forestieri, ancora meno se erano lì per cacciare.

Poco a poco i cacciatori diminuivano, rinunciando all'impresa, fino al giorno in cui Gudmund Arason il Buono divenne vescovo di Holar. Questi era solito aiutare chi più era in difficoltà, elargendo benedizioni e spezzando incantesimi e maledizioni, così, quando seppe ciò che accadeva sull'isola di Drangey, decise di intervenire. Approdò sull'isola con i suoi preti e l'acqua santa, usò una lastra di pietra trovata sul posto come altare, cantando messa e cantando. Ancora oggi è uso che nessuno salga sull'isola, o ne discenda, senza dire una preghiera sull'Altare di Gvend. Il vescovo cominciò a benedire il terreno, partendo dal Salto dell'Aringa, procedendo in senso antiorario, talvolta facendosi calare lungo la scogliera. Lavorò sul tutto il versante occidentale ma a un certo punto, mentre era legato ad una corda, puntò dalle rocce un grosso braccio grigio che impugnava una spada che tagliò lesto due dei tre trefoli che componevano la corda del vescovo. Nello stesso momento, egli udì una voce che diceva: “Non benedire più vescovo Gvend! Il male deve pur avere un posto per viverci!”, e così fece. La scogliera dalla parte dell'isola non benedetta si chiama oggi Heidnaberg, ovvero Scogliera dei Pagani, ricca di pappagalli ma non di forestieri.

venerdì 2 febbraio 2018

♦ Libri ♦ Manoscritto sapienzale femminile

MANOSCRITTO SAPIENZALE FEMMINILE 
Ovvero i segreti del Calderone


Traduzione dal latino, note, saggio introduttivo - Davide Melzi
Editore - Terra di Mezzo
Collana - Sapienzale
Anno di pubblicazione - 2006
Pagine - 156

Il manoscritto latino che in questo volume si presenta e si traduce, corredato da note di commento, è pervenuto alla nostra casa editrice nelle circostanze enigmatiche cui si allude nella prefazione dell’editore.
Esso si può ricondurre alla tradizione alchemica o ermetica: ci si riferisce a quella corrente sapienziale che, sotto la complessa chiave simbolica dei metalli e dei procedimenti chimici, celava forse un’opera interiore, anzi una vera e propria Scienza spirituale e segreta finalizzata al superamento verso l’alto dell’essere umano, fino ad ottenere un modo d’essere divino. Di norma si tende a considerare l’Alchimia come una tradizione maschile, anche perché in effetti si presume che la quasi totalità dei testi che ci sono pervenuti siano stati scritti da maschi, anche se a volte i loro autori non sono stati chiaramente identificati Il manoscritto qui tradotto sembra smentire questa ipotesi: esso si rivolge esplicitamente a delle Donne e fa riferimento ad energie e metodi particolari, intesi come prerogativa esclusivamente femminile.
D’altra parte i presupposti e gli obiettivi sembrano essere i medesimi: purificare e perfezionare le “sostanze” di cui l’essere umano è composto per liberarle dalla prigione della materia; armonizzare con consapevolezza e costanza ciò che normalmente è disarmonico e passivo; utilizzare le energie nascoste e dormienti nella compagine umana per conoscere dimensioni superiori luminose. In quest’opera di trasformazione, secondo il Testo, sarebbe fondamentale anche il contatto con altre misteriose “Sorelle”, cioè le Donne che conducono una stessa Opera; con esse anzi ci si potrebbe riconoscere molto simili, in quanto tutte figlie di un’Unica Madre. Si deve anche dire che viene spesso citata, come principio di riferimento, una figura divina femminile, detta Signora Perenne. Essa può forse far pensare ai culti femminili rivolti alla Grande Dea, diffusi fin dalla preistoria in moltissime parti del mondo: culti che peraltro, più che essere rivolti a Dee diverse, potrebbero appunto essere stati finalizzati a conoscere e forse perfino ad identificarsi con i mille differenti volti di un’unica grande Madre del cosmo e della natura.
Nel presente libro un saggio introduttivo valuta proprio l’ipotesi che anche il testo alchemico che qui si traduce, e che viene stampato integralmente nella prima parte dell’opera, anche per la bellezza e l’originalità della grafia, sia ricollegabile a questa misteriosa tipologia di culti femminili arcaici. In particolare, da alcuni riferimenti interni, esso sembrerebbe potersi riferire al culto di Anna Perenna, una Dea italica pre-romana, connessa alla luna ed al flusso di energia vitale che continuamente genera gli esseri e le forme.
Dunque, se tale ipotesi fosse vera, anche questo libro potrebbe ricollegarsi ad una corrente di Conoscenza femminile mirante a reintegrare l’essere umano, ed in particolare la donna, nell’Energia cosmica, superando i limiti storici. Una Conoscenza che appunto, al decadere delle religioni antiche, si sarebbe nascosta sotto i complessi ma affascinanti simboli dei metalli, dei fuochi e delle trasformazioni alchemiche.

Un libro singolare e decisamente particolare. All'interno del tomo è riportato il manoscritto in latino, in originale e trascritto, quindi tradotto. La lettura è certo veloce e piuttosto scorrevole ma comprendere il mistero che avvolge è tutt'altra cosa, il messaggio che porta è di difficile comprensione, impresa impossibile per le "donnette", come suggerisce più volte la presunta autrice del manoscritto, ma che può rivelarsi possibile dalle Donne che comprendono l'Arte del Calderone. Ho letto il libro con attenzione, rileggendone alcuni passaggi, chiedendomi diverse volte se avevo compreso il messaggio nascosto che il testo contiene, chiedendomi se fosse così semplice o immediato come può apparire in certi punti o se avevo totalmente frainteso ogni cosa, considerando che è la prima volta che leggo un testo alchemico. Che si comprenda o meno, la sensazione che lascia è un languore piacevole e leggero. Un testo davvero interessante.

giovedì 1 febbraio 2018

♦ Libri ♦ FATE di Janet Bord

FATE 
Cronaca degli incontri reali con il Piccolo Popolo
di JANET BORD



Titolo originale -  Fairies. Real encounters with Little People
Editore - Oscar Mondadori
Collana - Nuovi Misteri
Anno di pubblicazione - 1997
Pagine - 211

Gli incontro, veri o presunti, con fate, gnomi, creature paranormali vengono solitamente rifiutati o contestati come frutto di fantasie. Tuttavia innumerevoli persone affermano di aver visto esseri dall'aspetto umano ma indefinito, a volte radunati in gruppo e altre volte in solitaria, spesso sfuggenti e difficili da rintracciare, altre volte invece estremamente audaci e persino aggressivi. Dall'alba dei tempi sono diverse le testimonianze e i racconti che si aggirano attorno alla leggenda del Piccolo Popolo. L'autrice del libro, Janet Bord, esperta di eventi sovrannaturali, ha riunito in questo libro, ormai una ventina di anni fa, racconti e testimonianze oculari dalle diverse parti del mondo e dalle più disparate tipologie di persone, dai bambini agli anziani, dai preti ai commercianti. L'autrice svolge un'indagine approfondita su credenze e leggende radicate nella memoria popolare, senza mai sbilanciarsi nel dare una propria opinione. Analizza anche le somiglianze tra gli antichi incontri con il piccolo popolo e i più moderni alieni: corporatura esile, bassa statura, i rapimenti che accomunano queste due figure. In un secondo capitolo, Janet Bord analizza la figura della fata come spirito della natura, come protettore e custode di luoghi sacri, accostando tale figura a quella di alcuni dei pagani locali con la stessa funzione. Personalmente ho apprezzato molto la posizione dell'autrice che mai si sbilancia se non in qualche piccolo commento personale e riportando in un paio di punti delle proprie esperienze senza però analizzarle a fondo, accettandole semplicemente per quello che sono, così come i numerosissimi racconti riportati tra le pagine del libro, lasciando così al lettore la possibilità se credere o meno all'esistenza di entità che vivono a stretto contatto con noi anche se in una realtà ben diversa dalla nostra, realtà che talvolta si possono incontrare per qualche breve istante. 
Janet Bord è coautrice di numerosi libri su aspetti e manifestazioni del paranormale. Dirige con il marito Colin la Fortean Picture Library, un fornitissimo archivio fotografico che raccoglie le più svariate testimonianze visive dei fenomeni inspiegabili e misteriosi. Vive a Clwyd, nel Nuovo Galles.