sabato 6 luglio 2024

Incantesimo delle nove erbe

 Il Nigon Wyrta Galdor o, popolarmente, Incantesimo delle nove erbe, è un antico incantesimo di guarigione inglese, un galdor, inteso a curare ferite di qualche tipo. L'incantesimo è registrato in un unico manoscritto comunemente noto oggi come Lacnunga, “rimedi” in inglese antico, che il British Museum data al IX o all'inizio del X secolo. I temi trattati, le erbe e le entità toccati dall’incantesimo, l'animismo, l'enfasi sul numero nove e i multipli di tre, l'invocazione a Wōden, cioè Odino, derivano dalle credenze precristiane dell'antico inglese, più tardi nel folklore germanico.

Secondo R. K. Gordon, studioso inglese dei primi del ‘900 di letteratura inglese medievale e moderna, il poema è sicuramente qualcosa di anticamente pagano che è stato soggetto alla censura cristiana. Malcolm Laurence Cameron, nel suo testo Anglo-Saxon Medicin del 1993, propone un valore psicologico al componimento, sostenendo che cantare l’incantesimo donava ai pazienti un “effetto meravigliosamente incantatorio”.

L’incantesimo, galdor, utilizzato per guarire dal veleno o più genericamente da una malattia e dal dolore, fa riferimento a nove erbe, invocate una ad una come truppe indurite ed esperte. Dopo che l’oratore ha richiamato i suoi alleati e identificato il nemico, ripugnante e feroce come un drago, invoca la divinità Wōden per guidare le sue forze. Usando le erbe annienta il nemico che si è diviso in nove pezzi “volanti”, ognuno con un veleno di un colore diverso. Alcuni argomenti toccati nella poesia sono piuttosto oscuri, come il ruolo del sigillo, ma l'impatto dell'incantesimo è, come hanno notato altri commentatori, ipnotico capace di indurre alla trance.

Si usa il termine “erbe” in modo inappropriato, come vedremo infatti sarebbe bene chiamarle nove piante in quanto nell’elenco viene incluso il melo selvatico. I traduttori usano spesso il prestito " herb" per tradurre la parola nativa inglese antico wyrt nel testo. Wyrt è l'antenato dell'elemento wort, il suo significato è “pianta”, come termine che racchiude tutta la vegetazione. Il sostantivo comune “erba” entra nella lingua inglese molto più tardi, attestato per la prima volta nel XIV secolo durante il periodo inglese medio

  •        Mucgwyrt – Artemisia, Artemisia vulgaris, nel testo è chiamata anche Una
  •        Wegbrade – Piantaggine, Plantago major, Plantago lanceolata e simili
  •        Stune – Cardamine, Cardamine hirsuta, erba conosciuta anche come Crescione, Dentaria
  •        Stiðe – Ortica, Urtica dioica o simili
  •        Attorlaðe – letteralmente “Odiatore di veneli”, Il giovane, Echinochloa crus-galli, Betonica comune, Stachys officinalis, o Viperina, Echium vulgare (Kaldera)
  •        Mægðe – Camomilla, Matricaria chamomilla
  •        Weregulu – Melo selvatico, Malus sylvestris
  •        Fille – Cerfoglio, Anthriscus cerefolium
  •        Finule – Finocchio, Foeniculum vulgare

È possibile che alcuni associno Weregulu all’ortica, Attorlaðe non è stato identificato con certezza, ci sono diverse versioni, leggendo il testo inoltre sembra che vengano richiamate più di nove erbe ma è possibile che una stessa erba venga chiamata in modi differenti. A causa della scarsità di ciò che ci è pervenuto dai documenti in inglese antico, in molti casi i ricercatori hanno poco su cui lavorare quando tentano di identificare con certezza la pianta dietro il nome. Alcuni nomi di piante menzionati sono chiari precursori etimologici dei nomi di piante in inglese moderno, ma altri sono misteri.

Alla fine dell’incantesimo, vengono date istruzioni: prendere le erbe e pestarle fino a polverizzarle, mischiarle con sapone vecchio e succo di mela. Ulteriori istruzioni per preparare e applicare l’unguento, una volta creata la purea di erbe e succo di mela, preparare una pasta di acqua e cenere, bollire il finocchio in questa pasta. L’unguento deve essere applicato sulla ferita dal paziente, ma prima e dopo deve bagnare la ferita con un uovo sbattuto.  Inoltre, l’incantesimo indica di cantare l’incantesimo tre volte per ognuna delle erbe, mela compresa, tre volte prima che il paziente applichi l’unguento. L’incantesimo va cantato nella bocca del paziente e sulla ferita stessa prima dell’applicazione del balsamo, sempre da parte del ferito.

Il poema contiene una delle due menzioni di Odino in antico inglese, l’altra è Maxims I nell’Exeter Book. Nel testo Odino che chiede aiuto alle erbe tramite l’uso da parte sua dei nove rametti, su ognuno dei quali era stata incisa l’iniziale del nome della pianta in caratteri runici. (Mayr-Harting, Henry, The Coming of Christianity to Anglo-Saxon England, 1991, Penn State Press).

Gli incantesimi anglosassoni mischiano magia e medicina, folklore pagano e cristianesimo, scienza e miracolo. Nella filosofia medico-magica degli antichi germani, i serpenti (wyrmas) ed il loro veleno (attor) sono il simbolico della malattia e del dolore. In effetti, molte antiche poesie indoeuropee celebrano la sconfitta dei serpenti o dragoni da parte di divinità o di eroi. Appare qui una fusione o sincretismo tra magia, teologia e folklore germanico pre-cristiano, come ad esempio il serpente inteso come malattia, il sacrificio di se stesso da parte di Odino come sciamano per acquisire il mistero delle rune, ed il mito cristiano, con Cristo sulla croce, la mela ed il serpente nella Bibbia. La distinzione tra Cristo e Odino è oscurata dal riferimento al "signore appeso", apparentemente Cristo sulla croce, ma che richiama il sacrificio di Odino, sé stesso a sé stesso, appeso ad un albero per nove notti e trafitto con la sua stessa emblematica lancia per acquisire la conoscenza dei misteri delle rune (Hávamál 138-9 nell'Edda antica).

Poiché il manoscritto è datato attorno ai X o XI secolo, bisogna considerare le possibili influenze scandinave sull'incantesimo, in quanto esistono pochi racconti di Odino in antico inglese. Bisogna prestare particolare attenzione nell'attribuire qualunque forma di culto nei confronti di Odino ai Sassoni pre-cristiani a causa dell'aspetto "denso di folklore" di questi incantesimi. Ad esempio, molti incantesimi anglosassoni mischiano le preghiere latine con formule in antico inglese e diversi incantesimi contengono versi in greco o antico irlandese, così corrotti da non essere interpretabili. Per questo motivo le stesse preghiere in latino potevano essere difficilmente interpretabili per molti læcas (guaritori, medici) anglosassoni. Tuttavia, Odino appare in numerosi toponimi soprattutto nell'Inghilterra meridionale, ben al di fuori delle aree del Danelaw, che suggeriscono un culto primordiale di Odino in località dell'Inghilterra meridionale prima dell'epoca vichinga.

In una poesia affollata di multipli di tre, tre per tre, nove, in particolare, il numero sette ricorre una sola volta facendo riferimento ai sette mondi, è comprensibile che ci si chieda se una versione precedente della poesia un tempo facesse riferimento a Nove mondi. Tali sono le sfide nel guardare indietro a un mondo da un altro. Altro aspetto importante da considerare è l'argomento delle piante stesse e come venivano viste da una prospettiva animista germanica antica. Il concetto fondamentale dell'animismo è che la vita, in un certo senso, esiste in tutte le cose. Gli antichi popoli germanici si consideravano discendenti degli alberi e le loro credenze e pratiche erano incentrate su boschi sacri e alberi sacri, sembra abbastanza probabile che concepissero le piante in modo molto diverso da come le concepiamo noi oggi.

Il primo uomo e la prima donna, nella mitologia norrena, vengono creati a partire da due alberi, un frassino e un olmo. Ragione per cui essi vengono chiamati Askr ed Embla. In norreno, infatti, askr è il «frassino» ed embla è l'«olmo». Il mito della creazione di Askr ed Embla è tramandato in due fonti: nel poema eddico Vǫluspá e da Snorri nella sua Prose Edda. La differenza più rilevante tra le due fonti riguarda le tre divinità che intervengono nell'operazione antropogonica.

Sappiamo che vi è una triade di dèi responsabile degli atti creativi che avevano dato inizio all'universo. La Vǫluspá parla inizialmente dei «figli di Borr», senza fornire alcuna indicazione sui loro nomi e la loro identità. Più tardi, quando tratta della creazione degli uomini, fa intervenire una triade divina formata da Óðinn, Hǿnir e Lóðurr; i tre dei, mentre tornavano a casa, trovarono in terra un tronco di frassino e un tronco di olmo.

Inglese antico

Gemyne ðu, mugwyrt, hwæt þu ameldodest,

Hwæt þu renadest æt Regenmelde.

Una þu hattest, yldost wyrta.

ðu miht wið þre and wið þritig,

þu miht wiþ attre and wið onflyge,

þu miht wiþ þam laþan ðe geond lond færð.

 

Ond þu, wegbrade, wyrta modor,

Eastan openo, innan mihtigu;

Ofer ðe crætu curran, ofer ðe cwene reodan,

Ofer ðe bryde bryodedon, ofer þe fearras fnærdon.

Eallum þu þon wiðstode and wiðstunedest;

Swa ðu wiðstonde attre and onflyge

And þæm laðan þe geond lond færð.

 

Stune hætte þeos wyrt, heo on stane geweox;

Stond heo wið attre, stunað heo wærce.

Stiðe heo hatte, wiðstunað heo attre,

Wreceð heo wraðan, weorpeð ut attor.


þis is seo wyrt seo wiþ wyrm gefeaht,

þeos mæg wið attre, heo mæg wið onflyge,

Heo mæg wið ðam laþan ðe geond lond færð.

 


Fleoh þu nu, attorlaðe, seo læsse ða maran,

seo mare þa læssan, oððæt him beigra bot sy.

 

Gemyne þu, mægðen, hwæt þu ameldodest,

Hwæt ðu geændadest æt Alorforda;

þæt næfre for gefloge feorh ne gesealde

Syþðan him mon mægðan to mete gegyrede.

 

þis is seo wyrt ðe wergulu hatte;

ðas onsænde seolh ofer sæs hrygc

Ondan attres oþres to bote.

 

Ðas VIIII [m]agon ƿið nygon attrum.

 

Ƿyrm com snican, toslat he nan
ða genam Ƿoden VIIII ƿuldortanas
sloh ða þa næddran þæt heo on VIIII tofleah
Þær geændade æppel and attor
þæt heo næfre ne ƿolde on hus bugan

Fille and finule, felamihtigu twa,

þa wyrte gesceop witig drihten,

Halig on heofonum, þa he hongode;

Sette and sænde on nygon worulde

Earmum and eadigum eallum to bote.

 

Stond heo ƿið ƿærce, stunað heo ƿið attre
seo mæg ƿið III
& wið XXX

ƿið [feondes] hond and ƿið frea b[r]egde
ƿið malscrunge m[a]nra wihta


Nu magon þas nygon wyrta wið nygon wuldorgeflogenum,

Wið nygon attrum and wið nygon onflygnum,

Wið ðy readan attre, wið ðy runlan attre,

Wið ðy hwitan attre, wið ðy wedenan attre,

Wið ðy geolwan attre, wið ðy grenan attre,

Wið ðy wonnan attre, wið ðy rudenan attre,

Wið ðy brunan attre, wið ðy basewan attre,

 

Wið wyrmgeblæd, wið wætergeblæd,

Wið þorngeblæd, wið þystelgeblæd,

Wið ysgeblæd, wið attorgeblæd.

Gif ænig attor cume eastan fleogan
oððe ænig norðan cume
oððe ænig westan ofer ƿerðeode

Crist stod ofer a[dl]e ængan cundes
Ic ana ƿat ea rinnende
þær þa nygon nædran behealdað

 

Motan ealle weoda nu wyrtum aspringan,

Sæs toslupan, eal sealt wæter,

ðonne ic þis attor of ðe geblawe.

 

Mugcwyrt, wegbrade þe eastan open sy, lombescyrse, attorlaðan, mageðan, netelan, wudusuræppel, fille and finule, ealde sapan. Gewyrc ða wyrta to duste, mængc wiþ þa sapan and wiþ þæs æpples gor. Wyrc slypan of wætere and of axsan, genim finol, wyl on þære slyppan and beþe mid æggemongc, þonne he þa sealfe on do, ge ær ge æfter. Sing þæt galdor on ælcre þara wyrta, III ær he hy wyrce and on þone æppel ealswa; ond singe þon men in þone muð and in þa earan buta and on ða wunde þæt ilce gealdor, ær he þa sealfe on do.

               

Traduzione

Ricordati, Artemisia, di ciò che hai portato a termine,

di ciò che hai preparato, a Regenmeld (un luogo).

Una il tuo nome, pianta antichissima.

Ne sconfiggi tre, ne sconfiggi trenta,

sconfiggi il veleno, sconfiggi la malattia dell'aria,

sconfiggi l'orrore che infesta la terra.

 

E tu, Piantaggine, madre delle erbe,

aperta verso oriente, dentro possente:

i carri scricchiolavano su di te, le donne cavalcavano su di te,

su di te le spose urlavano, su di te i tori sbuffavano!

Hai resistito a tutto e hai reagito:

hai resistito al veleno, hai resistito alle malattie dell'aria,

hai resistito all'orrore che viaggia sulla terra.

 

Stune è il nome di questa pianta, colei che cresce sulla pietra:

sconfigge il veleno, elimina il dolore.

Si chiama Stithe, colei che resiste al veleno;

scaccia la malizia, scaccia il dolore.

 

Questa è la pianta che ha combattuto contro il drago,

È potente contro il veleno, è potente contro le malattie dell'aria;

è potente contro l'orrore che viaggia sulla terra.

 

Tu, odiatore di Veleno, vattene ora!

Il minore dal maggiore, il maggiore dal minore,

finché non ci sia un rimedio per entrambi.

 

Ricordati, Camomilla, di ciò che hai fatto accadere,

di ciò che hai compiuto ad Alorford (luogo),

affinché nessuno perdesse la vita a causa della malattia,

poiché per lui era stata preparata la Camomilla.

 

Infine, questa pianta è conosciuta come Wergulu,

che una foca inviò oltre le creste marine

per aiutarla a combattere il veleno.

 

Queste nove piante sconfiggono nove veleni!

 

Un serpente arrivò strisciando, e tuttavia non uccise nessuno,

perché il saggio Wōdan prese nove ramoscelli di gloria

e colpì il serpente, che volò in nove parti!

Lì, la mela vinse il veleno:

Lì, il serpente non avrebbe mai trovato riparo.

 

Fille e Fennel, una coppia potentissima!

Il saggio signore plasmò queste piante,

mentre lui, santo, pendeva nei cieli,

le mandò dai sette mondi, sette età dell'uomo,

per i miseri e i ricchi allo stesso modo.

 

Lei resiste al dolore, lei resiste al veleno,

lei è potente contro tre e contro trenta,

contro la mano del nemico, contro la grande astuzia,

contro la malizia e la magia, degli animali e degli spiriti.

 

Ora possano le nove piante combattere contro i nove veleni,

contro i nove veleni e contro le nove malattie dell'aria,

contro il veleno rosso, contro il veleno che scorre,

contro il veleno bianco, contro il veleno blu,

contro il veleno giallo, contro il veleno verde,

contro il veleno nero, contro il veleno blu,

contro il veleno marrone, contro il veleno viola,

 

contro la vescica del drago, contro la vescica dell'acqua,

contro la vescica della spina, contro la vescica del cardo,

contro la vescica del ghiaccio, contro la vescica del veleno.

 

 

Se un veleno viene volando da est,

o qualcuno viene da nord,

o qualcuno da ovest

Cristo si è fermato sopra ogni tipo di malattia.

Eppure, io solo conosco l'acqua che scorre

dove i nove serpenti sorvegliano.

 

Ora, possano tutte le piante sorgere,

 i mari rifluire, tutta l'acqua salata,

quando soffio via questo veleno da te.

 

Artemisia, Piantaggine aperto a est, lombescyrse, āttorlāðan, Camomilla, Ortica, Mela acida, Fille e Fennel. Vecchio sapone.

 

Preparare e applicare l'unguento: lavorare queste piante fino a ridurle in polvere e mescolarle con la purea di mele. Fare una pasta di acqua e cenere. Prendere il finocchio e mescolare la pianta nella pasta bollente. Bagnare la ferita con un composto di uova sia prima che il paziente applichi l'unguento sia dopo.

 

Cantate il galdor sopra su ciascuna delle nove piante. Cantate il galdor tre volte prima che il paziente si applichi da solo l'unguento, e cantate il galdor tre volte sulla mela. Cantate il galdor nella bocca del paziente, cantate il galdor in ciascuna delle orecchie del paziente, e, prima che il paziente applichi l'unguento, cantate il galdor nella ferita del paziente.


Fonti:
https://www.mimisbrunnr.info/nigon-wyrta-galdor
https://skayler-ulver.blogspot.com/2017/11/lincantesimo-delle-nove-erbe-e.html
https://www.northernshamanism.org/nine-herbs.html

mercoledì 14 febbraio 2024

Lupercali e San Valentino

 Nell’antica Roma, dal 13 al 15 febbraio, si festeggiavano i Lupercali, in onore di Luperco, protettore del bestiame dall’attacco dei lupi, inizialmente identificato con il lupo sacro a Marte, viene successivamente considerato un epiteto di Fauno per essere infine assimilato al dio Pan. Fauno è una delle più antiche divinità italiche, nonché dell'istitutore dei Salii e dei Luperci, le due sodalitates dedicate al culto iniziatico di Marte. Aveva come passatempi cacciare e corteggiare le ninfe. Amava suonare il flauto ed era portatore di istinti sessuali. Il suo aspetto era dalle forme umane, ma con le gambe da capra e le corna sul capo. Plutarco racconta nei dettagli la festa in Vite parallele mentre Dionigi di Alicarnasso, storico vissuto durante il principato di Augusto, la associa al miracoloso ritrovamento e allattamento di Romolo e Remo da parte di una lupa che aveva da poco partorito. I Lupercali venivano infatti celebrati nella grotta Lupercale, posta sul colle romano del Palatino dove, secondo la leggenda, fu fondata la città di Roma. Anche il poeta Properzio accennò al culto di Luperco nella prima elegia del quarto libro delle Elegie, descrivendone in un verso l'origine, risalente a suo dire agli albori dell'Urbe.

Durante la festa dei Lupercali si svolgevano pratiche arcaiche della fertilità, erano feste molto importanti e sentite nell’antica Roma e il mese di febbraio, prima dell’inizio del nuovo anno che cadeva a marzo, era dedicato alla purificazione. Il rituale si ritiene fosse suddiviso in due fasi, la prima delle quali aveva come tema principale il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, si bagnava la fronte dei giovani con del sangue di un caprone sacrificato e poi si puliva con un panno di lana imbevuto di latte. La seconda fase prevedeva la corsa dei luperci i quali, dopo aver sacrificato capre e un cane, rivestivano il loro corpo nudo della pelle di questi e correvano attorno alla base del Palatino, fustigando con delle strisce della medesima pelle il terreno e quelle donne che si offrivano al colpo, per propiziare la fecondità. I luperci erano come lupi nella loro corsa sfrenata intorno al colle e capri nell’infondere la fertilità dell’animale alla terra e alle donne. La corsa dei giovani, ormai stremati, si concludeva quando questi raggiungevano il Foto nella città e attraversavano il più antico arco di Roma, il Tigillum Sororium, un arco ligneo posto vicino agli altari di Giunone Sororia e di Giano Curiazio.


Associazione con San Valentino

Sebbene cadano nello stesso periodo, è errato associare la festa dei Lupercali, festa arcaica antica, antecedente forse anche alla fondazione di Roma che è stata celebrata a lungo, fino al medioevo, con il “moderno” San Valentino che, diversamente da quanto molti pensano, non fu istituita dalla Chiesa per soppiantare i riti pagani associati alla fertilità, all’abbondanza e alla crescita personale. La festa che cade il 14 febbraio comincia ad essere associata all’amore solo nel XIV, in particolar modo in Inghilterra, e solo con Alban Butler, sacerdote e agiografo inglese che visse a metà del Settecento, The Lives of the Fathers, Martyrs and Other Principal Saints, per la prima volta in assoluto, si trova la nozione di San Valentino come festa istituita per sostituire il costume pagano dei Lupercali. L’autore si riferisce alla tradizione di scambiarsi lettere d’amore e d’auguri, consuetudine che è andata a sovrapporsi all’usanza pagana, non attestata, di scrivere su piccoli foglietti il nome della fanciulla che volevano sedurre, facendolo poi bruciare su una pira per infiammare il cuore di lei in una sorta di magia d’amore portata avanti mediante l’invocazione di divinità pagane. Un vescovo che davvero sanzionò piccole “magie d’amore” che venivano portate avanti il 14 febbraio fu san Francesco di Sales a inizio Seicento, prendendosela con un costume dei giovani della zona.

Biglietto di San Valentino - Pennsylvania intorno al 1800.
Rare Book Department, Free Library of Philadelphia


Come festeggiare oggi

Come già scritto, il mese di febbraio era un periodo dedicato alla purificazione, il nome del mese infatti deriva dal latino februare, che significa "purificare" o "un rimedio agli errori". Le giornate si stanno a poco a poco allungando, l’aria è ancora fresca ma il sole pomeridiano riesce a riscaldare la terra, iniziano a sbocciare i primi fiori quali i bucaneve e le primule. È il momento migliore per dedicarsi alla pulizia della casa, di aprire le finestre per far circolare l’aria qualche minuto, di togliere la polvere da tutte le superfici (sì, anche dai lampadari e dai piani più alti dei mobili) e di eliminare o donare le cose vecchie o che non si usano più. Valutiamo anche di purificare l’ambiente a livello energetico, utilizzando dell’incenso, del palo santo o della salvia, posizionando piante e cristalli nei punti più strategici all’interno degli ambienti. Una volta pulito l’ambiente, possiamo dedicarci a noi stessi, concedendoci un bagno rituale caldo e prendendoci cura di noi non solo fisicamente ma anche a livello mentale e spirituale, scegliendo ad esempio di eliminare (o almeno limitare) le cattive abitudini, cucinando pasti sani, bevendo tisane e ritagliandoci del tempo per dedicarsi ai propri hobby, meditare, leggere o rilassarci. In questi giorni, anche se non si ha un compagno o una compagna, possiamo dedicare delle attenzioni a noi stessi, amandoci e apprezzandoci.

Senza cadere nella trappola del consumismo, non è una cattiva idea dedicare un giorno o due all’anno all’amore romantico, d’altra parte l’amore è ciò che fa girare il mondo, un sentimento che suscita emozioni forti, difficile da definire con poche parole, e che ha ispirato ogni genere di artista, dai poeti ai cantanti, dai pittori ai registi di Hollywood. Quindi, che si sia da soli, in coppia o tra amici, si può celebrare l’Amore con una cena abbondante e golosa, prediligendo cibi, salse e vino rosso, alimenti afrodisiaci come avocado, caviale, molluschi, peperoncino, mandorle, fichi, fragole e cioccolato, ma anche latticini e formaggi di capra, come associazione ai Lupercali. Oltre a dedicare attenzioni, anche intime, al proprio o ai propri partner, si può riflettere sulla possibilità di compiere dei riti legati alla fertilità, in particolar modo se si desidera avere dei figli, che siano in carne ed ossa … o meno! Possono essere considerati dei “figli” anche dei progetti importanti che necessitano molte energie e molto tempo, il raggiungimento del successo professionale, la realizzazione delle proprie passioni e via dicendo.