I calendari runici, chiamati anche doghe runiche, non sono un'antica invenzione norrena ma piuttosto risalgono al periodo medioevale svedese. Sono scritti su pergamena o intagliati su doghe di legno, osso o corno, e sono calendari perpetui basati su cicli lunari di 19 anni. Una volta realizzati quindi possono essere utilizzati per lunghi periodi. Ciascun ciclo era contraddistinto da rune o "numeri dorati": 16 rune del Fuþark più tre rune aggiuntive, appunti i così detti numeri dorati: Arlaug 17, Tvimadur 18 e Belgthor 19.
I giorni dell'anno sono disposti su una lunga linea, vi sono 52 ripetizioni delle prime sette rune del Fuþark recente per rappresentare 52 settimane di 7 giorni ciascuna. Su una seconda linea, una delle 19 rune rappresentanti gli anni del ciclo segna delle date, indicando che la luna nuova è caduta in tale data durante quell'anno. Solstizi, equinozi, celebrazioni e particolari date importanti sono segnate sul calendario con linee o simboli addizionali. La prima luna piena segnava anche la data del Disting , una festa pagana, e il giorno del Thing, un assemblea governativa che si svolge alla fine di febbraio o all'inizio di marzo, in concomitanza con una grande fiera e il Dísablót, una celebrazione.
Il più vecchio almanacco runico, la "doga di Nyköping", è stato datato al XIII secolo, ma la maggior parte delle diverse migliaia di calendari di legno risalgono al XVI e XVII secolo. Durante il XVIII secolo i calendari runici ebbero un rinascimento e attorno al 1800 venivano fabbricati in forma di scatole da tabacco in ottone.
Un primstav è l'antico bastone del calendario norvegese. Questi erano incisi con immagini invece di rune. Le immagini raffiguravano le diverse festività religiose non mobili. Il primstav più antico ancora esistente risale al 1457 ed è esposto al Norsk Folkemuseum.
Libri runici del computo di Carla Cucina
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