mercoledì 14 febbraio 2024

Lupercali e San Valentino

 Nell’antica Roma, dal 13 al 15 febbraio, si festeggiavano i Lupercali, in onore di Luperco, protettore del bestiame dall’attacco dei lupi, inizialmente identificato con il lupo sacro a Marte, viene successivamente considerato un epiteto di Fauno per essere infine assimilato al dio Pan. Fauno è una delle più antiche divinità italiche, nonché dell'istitutore dei Salii e dei Luperci, le due sodalitates dedicate al culto iniziatico di Marte. Aveva come passatempi cacciare e corteggiare le ninfe. Amava suonare il flauto ed era portatore di istinti sessuali. Il suo aspetto era dalle forme umane, ma con le gambe da capra e le corna sul capo. Plutarco racconta nei dettagli la festa in Vite parallele mentre Dionigi di Alicarnasso, storico vissuto durante il principato di Augusto, la associa al miracoloso ritrovamento e allattamento di Romolo e Remo da parte di una lupa che aveva da poco partorito. I Lupercali venivano infatti celebrati nella grotta Lupercale, posta sul colle romano del Palatino dove, secondo la leggenda, fu fondata la città di Roma. Anche il poeta Properzio accennò al culto di Luperco nella prima elegia del quarto libro delle Elegie, descrivendone in un verso l'origine, risalente a suo dire agli albori dell'Urbe.

Durante la festa dei Lupercali si svolgevano pratiche arcaiche della fertilità, erano feste molto importanti e sentite nell’antica Roma e il mese di febbraio, prima dell’inizio del nuovo anno che cadeva a marzo, era dedicato alla purificazione. Il rituale si ritiene fosse suddiviso in due fasi, la prima delle quali aveva come tema principale il passaggio dall’infanzia all’adolescenza, si bagnava la fronte dei giovani con del sangue di un caprone sacrificato e poi si puliva con un panno di lana imbevuto di latte. La seconda fase prevedeva la corsa dei luperci i quali, dopo aver sacrificato capre e un cane, rivestivano il loro corpo nudo della pelle di questi e correvano attorno alla base del Palatino, fustigando con delle strisce della medesima pelle il terreno e quelle donne che si offrivano al colpo, per propiziare la fecondità. I luperci erano come lupi nella loro corsa sfrenata intorno al colle e capri nell’infondere la fertilità dell’animale alla terra e alle donne. La corsa dei giovani, ormai stremati, si concludeva quando questi raggiungevano il Foto nella città e attraversavano il più antico arco di Roma, il Tigillum Sororium, un arco ligneo posto vicino agli altari di Giunone Sororia e di Giano Curiazio.


Associazione con San Valentino

Sebbene cadano nello stesso periodo, è errato associare la festa dei Lupercali, festa arcaica antica, antecedente forse anche alla fondazione di Roma che è stata celebrata a lungo, fino al medioevo, con il “moderno” San Valentino che, diversamente da quanto molti pensano, non fu istituita dalla Chiesa per soppiantare i riti pagani associati alla fertilità, all’abbondanza e alla crescita personale. La festa che cade il 14 febbraio comincia ad essere associata all’amore solo nel XIV, in particolar modo in Inghilterra, e solo con Alban Butler, sacerdote e agiografo inglese che visse a metà del Settecento, The Lives of the Fathers, Martyrs and Other Principal Saints, per la prima volta in assoluto, si trova la nozione di San Valentino come festa istituita per sostituire il costume pagano dei Lupercali. L’autore si riferisce alla tradizione di scambiarsi lettere d’amore e d’auguri, consuetudine che è andata a sovrapporsi all’usanza pagana, non attestata, di scrivere su piccoli foglietti il nome della fanciulla che volevano sedurre, facendolo poi bruciare su una pira per infiammare il cuore di lei in una sorta di magia d’amore portata avanti mediante l’invocazione di divinità pagane. Un vescovo che davvero sanzionò piccole “magie d’amore” che venivano portate avanti il 14 febbraio fu san Francesco di Sales a inizio Seicento, prendendosela con un costume dei giovani della zona.

Biglietto di San Valentino - Pennsylvania intorno al 1800.
Rare Book Department, Free Library of Philadelphia


Come festeggiare oggi

Come già scritto, il mese di febbraio era un periodo dedicato alla purificazione, il nome del mese infatti deriva dal latino februare, che significa "purificare" o "un rimedio agli errori". Le giornate si stanno a poco a poco allungando, l’aria è ancora fresca ma il sole pomeridiano riesce a riscaldare la terra, iniziano a sbocciare i primi fiori quali i bucaneve e le primule. È il momento migliore per dedicarsi alla pulizia della casa, di aprire le finestre per far circolare l’aria qualche minuto, di togliere la polvere da tutte le superfici (sì, anche dai lampadari e dai piani più alti dei mobili) e di eliminare o donare le cose vecchie o che non si usano più. Valutiamo anche di purificare l’ambiente a livello energetico, utilizzando dell’incenso, del palo santo o della salvia, posizionando piante e cristalli nei punti più strategici all’interno degli ambienti. Una volta pulito l’ambiente, possiamo dedicarci a noi stessi, concedendoci un bagno rituale caldo e prendendoci cura di noi non solo fisicamente ma anche a livello mentale e spirituale, scegliendo ad esempio di eliminare (o almeno limitare) le cattive abitudini, cucinando pasti sani, bevendo tisane e ritagliandoci del tempo per dedicarsi ai propri hobby, meditare, leggere o rilassarci. In questi giorni, anche se non si ha un compagno o una compagna, possiamo dedicare delle attenzioni a noi stessi, amandoci e apprezzandoci.

Senza cadere nella trappola del consumismo, non è una cattiva idea dedicare un giorno o due all’anno all’amore romantico, d’altra parte l’amore è ciò che fa girare il mondo, un sentimento che suscita emozioni forti, difficile da definire con poche parole, e che ha ispirato ogni genere di artista, dai poeti ai cantanti, dai pittori ai registi di Hollywood. Quindi, che si sia da soli, in coppia o tra amici, si può celebrare l’Amore con una cena abbondante e golosa, prediligendo cibi, salse e vino rosso, alimenti afrodisiaci come avocado, caviale, molluschi, peperoncino, mandorle, fichi, fragole e cioccolato, ma anche latticini e formaggi di capra, come associazione ai Lupercali. Oltre a dedicare attenzioni, anche intime, al proprio o ai propri partner, si può riflettere sulla possibilità di compiere dei riti legati alla fertilità, in particolar modo se si desidera avere dei figli, che siano in carne ed ossa … o meno! Possono essere considerati dei “figli” anche dei progetti importanti che necessitano molte energie e molto tempo, il raggiungimento del successo professionale, la realizzazione delle proprie passioni e via dicendo. 


lunedì 30 gennaio 2023

Gefjon - La seconda luna

Sotto la luna dell'albero di sorbo,
albero di guardia con le tue bacche arancioni,
invoco Gefjon, Madre dei Tori.
Concedimi il coraggio in ogni cosa,
specialmente quando mi trovo da solo,
senza nessuno che mi aiuti,
di fronte a un compito monumentale.
Dammi fiducia nella mia autonomia
affinché non dipenda da altri
che non sono degni della mia fiducia e del mio bisogno.


A differenza di alcuni Dei Asi, Gefjon (in italiano è similmente pronunciabile come Ghefion), chiamata anche Gefjun, ha una sua identità ben definita e compare nella poesia, nell'arte e nella leggenda skaldica come figura indipendente, sebbene sia stata anche associata e confusa con le Dee Frigg e Freya. È una Dea associata alla fertilità del raccolto. Ci sono anche alcune prove che Gefjon fosse invocata in occasione dei giuramenti, con la frase “Sverek vid Gefjon” cioè “Giuro su Gefjon” Il suo nome significa "donatrice" e deriva dal verbo gefa, che significa "dare", con l'ulteriore connotazione "dare in matrimonio". Il nome Gefjon è stato collegato anche a geofon, oceano, mare. Gefjon è associata all'isola danese di Sjælland, ritenuta da alcuni il centro di culto della Dea Nerthus, menzionata da Tacito. Tuttavia, ci sono poche prove che suggeriscono che Gefjon fosse considerata una dea del mare; piuttosto, è più fortemente collegata all'agricoltura e alla terra. La parola per "dono", giefu, è anche il nome di una runa anglosassone, gyfu, gebo, che significa dono, generosità, ospitalità. Nella prima cultura germanica, i concetti di “dono” e di “dare” avevano un significato più profondo e magico di quello che la società contemporanea attribuisce loro: più che un semplice scambio di beni fisici, il dono simboleggiava la fusione delle menti e delle vite di chi lo offriva e di chi lo riceveva, uno stato magico di comunione e ispirazione che si accentuava quando comprendeva scambi tra uomini e divinità. Il dono cementava i legami della società umana, creando vincoli reciproci di interdipendenza, sedando faide e liti senza spargimento di sangue e consentendo a persone e gruppi di parentela indipendenti di lavorare insieme per il bene comune. I doni erano richiesti per suggellare gli affari, solennizzare i matrimoni e ratificare i trattati di pace ed erano necessari per rendere vincolante quasi ogni accordo o cerimonia. Rompere un tale patto una volta stipulato causerebbe una frattura nella stabilità della società stessa e, a livello spirituale, provocherebbe spiacevoli ripercussioni nel ørlög dell'infranto.

Il principio dell'ospitalità.
L'ospitalità, che era considerata un obbligo morale dai popoli del Nord, comprendeva l'aiuto che i viaggiatori senza amici potevano ricevere per sostenersi durante il viaggio. Tra ospite e ospitante esisteva un legame sacro di aiuto reciproco e di pace; fare violenza all'ospite o al padrone di casa era un crimine terribile, che violava le leggi umane e divine. La runa gebo simboleggia anche il rituale e il sacrificio, lo scambio divino di doni tra gli uomini e gli dei che crea un rapporto di parentela e di interdipendenza reciproca. Il rapporto ospite-ospitante e il concetto di dono si manifestano nel principale mito esistente relativo a Gefjon. Questa storia è raccontata due volte da Snorri, all'inizio del Gylfaginning (cap. 1) dell'Edda in prosa e nella Ynglinga saga (cap. 5) dell'Heimskringla. Anche il poeta skaldico Bragi Boddason il Vecchio scrisse diverse strofe sull'evento, dimostrando che la storia doveva essere abbastanza conosciuta. Nella versione eddica, Gylfi, il re di Svezia, è molto divertito da una donna viaggiatrice che soggiorna nella sua sala e, in cambio della sua allegria, le dona un appezzamento di terreno grande quanto lei e quattro buoi possono arare in un giorno e una notte. La donna, che in realtà è la dea Gefjon, porta da Jotunheim i suoi quattro figli, avuti da un gigante. Li trasforma in buoi e con il loro aiuto ara un enorme tratto di terra. La dea procede poi a trascinare il suo premio attraverso l'oceano, dove diventa un'isola lungo la costa della Danimarca. Si dice che quest'isola sia Sjælland, la più grande delle isole danesi e sede della città di Copenaghen. Nel sud-est della Svezia esiste un lago, il lago Malaren (Malar), le cui rientranze si dice corrispondano esattamente ai promontori dell'isola danese. La versione del racconto nell'Heimskringla è sostanzialmente la stessa, con due piccole variazioni. Qui Odino manda Gefjon da Gylfi in cerca di terra, e la dea si reca a Jotunheim per concepire i suoi quattro figli dopo aver accettato il dono di Gylfi. La saga di Ynglinga racconta che, dopo aver conquistato la sua isola, Gefjon sposò il leggendario eroe danese Skjold, re di Leire e figlio di Odino, e con lui fondò la razza reale danese, chiamata Scylding in suo onore. Si sa che Gefjon aveva un santuario o un luogo di sacrificio a Leire, e ci sono diversi altri toponimi in Danimarca che potrebbero derivare dal suo nome.


Gefjon, Dea della fertilità.
A causa del mito di Gylfi, Gefjon ha un forte legame con l'agricoltura e in particolare con l'aratura. Sono state trovate incisioni dell'epoca vichinga che mostrano una donna, che si presume essere Gefjon, con il suo aratro e quattro buoi. Il suo legame con i buoi o i tori fa pensare a una divinità della fertilità, anche se nel suo caso si trattava specificamente della fertilità del suolo. Potrebbe essere stata associata a rituali di benedizione dell'aratro, come l'antico incantesimo anglosassone per rendere fertile la terra, un incantesimo poco cristianizzato eseguito quando si ara il primo solco della stagione, che include la seguente invocazione:

Erce, Erce, Erce, la Madre Terra,
possa l'Eterno Signore onnipotente
concederci campi per aumentare e prosperare,
campi fertili e sani,
brillante raccolta di alberi di miglio,
ampie raccolte di orzo ...
Salute a te, Madre degli uomini!
Sii feconda ora nell'abbraccio di Dio,
Sii piena di cibo per l'uso degli uomini.

Tale preghiera veniva recitata quando i campi erano stati arati prima in primavera - Æcerbot - Charming del Plough. Un rito di fecondità registrato nell’11° secolo, destinato a porre rimedio ai campi che avevano prodotto pochi frutti. Il rituale prevede una parte cristianizzata della cerimonia, dove si raccoglievano quattro zolle erbose del campo, nei quattro buchi si versa un intruglio preparato con lievito, miele, olio, e latte mescolato con le erbe più floride, affinché questo potesse appunto salvare le altre piante.
La cristianizzazione di tale rito è da imputarsi alla parte che prevede che una volta raccolte le zolle si conservavano fino a sera e si incideva su queste una croce prima di riporle dove si erano scavate. Ne esistono in ogni caso diverse versioni e gli studiosi concordano che sicuramente è un rito di origine pre-cristiana. In esso, il Dio cristiano è assimilato a un classico pagana ruolo indo-europea: il dio del cielo che fertilizza la dea terra negli Ierogamia (matrimonio divino).
L'officiante si rivolgeva ad Est, dove si innalza il sole, e girando per tre volte in senso orario invocava il custode stano dei cieli perché riempisse la terra col le culture desiderate. L'aratro veniva benedetto e strofinato con varie erbe e con tutti i tipi di semi che sarebbero stati piantati durante la semina di quell'anno. Poi l'aratro veniva portato nei campi e usato per tracciare il primo solco rituale.

Il bue e il suo simbolismo.
Il bue è l’animale domestico per eccellenza, simbolo della capacità dell’uomo di padroneggiare sulle forze della natura, incarna il dominio sulla irrazionalità, il calmo lavoro, la capacità di produrre attraverso il sacrificio, l’affermarsi della civiltà. Il bue, come fonte di cibo diretta e indiretta, incarna la ricchezza, una ricchezza che talvolta richiama l’età dell’oro, quando ancora i giganti non minacciavano la fecondità della terra. Ricordiamo il nome dell’antico bue Himinhrjòtr, “quello che torreggia il cielo” o forse “quello che devasta e arrossa il cielo”, il più grande esemplare della mandria del gigante Hymir, ucciso da Thor il quale ne fa esca per tentare di catturare il serpente cosmico che giace nell’oceano. Il colore nero del pelame dei buoi dei giganti ricorda la malvagità dei padroni, in una saga si dice che alcuni buoi, che avevano trasportato il cadavere di un essere malvagio, erano stati cavalcati da streghe. Riporto anche una connessione che pare esistere tra il bue e l’aquila, presente nel racconto di Snorri riferito al rapimento di Idunn: il gigante Pjazi, in forma d’aquila, pretende di prender parte al banchetto degli dei che stanno cucinando un bue. Tale connessione è confermata nel carme in cui è detto esplicitamente “spesso indica i buoi il sognare l’aquila”. Il mito indica il tentativo dei giganti, simboleggiati dall’aquila, di impadronirsi di ciò che è emblema di ricchezza e fecondità.

Accostamento a Freya e Frigg.
De Vries ipotizza che Gefjon e Thor possano essere stati venerati insieme in Danimarca come divinità della fertilità, vista la presenza di alcuni toponimi di Thor nelle vicinanze che si pensa siano collegati a Gefjon. Tuttavia, questi stessi toponimi potrebbero anche essere legati a Freyja, uno dei cui nomi, Gefn, deriva dalla stessa radice di Gefjon. Entrambe le Dee sono in possesso di un gioiello, citato nel Lokasenna (st. 20):

Disse Loki:
Taci, Gefjon
ora racconterò dicolui che
al piacere del sesso ti sedusse:
quel bianco cavalier che ti offrì un gioiello
e a cui ti apristi le gambe.

Disse Odino:
Sei pazzo, Loki, e malato
se susciti l’ira di Gefjon,
poiché io credo che tutti i destini
ella conosca bene quanto me.

Questo contraddice l'idea comune che Gefjon sia vergine, che deriva dalla descrizione che Snorri fa di lei: egli afferma inoltre che tutte le donne che muoiono fanciulle la assistono nell'aldilà. Tale affermazione è facilmente smentita, se si pensa ai quattro figli della Dea! Si può dire al massimo che le giovani donne tra la pubertà e il matrimonio simboleggino il potenziale, e l'associazione di Gefjon con loro potrebbe essere parte della sua funzione di fertilità. In una saga una ragazza che si oppone al culto fallico venerato dalla sua famiglia invoca Gefjon.
Importante è anche la risposta di Odino a Loki: afferma che Gefjon conosce il destino delle persone tanto quanto lui, ciò riecheggia un altro verso in cui si dice quasi la stessa cosa di Frigg, la quale conosce il destino ma nulla rivela. L'immagine di Gefjon e del suo aratro ricorda la Dea Berchta, che veniva spesso raffigurata mentre viaggiava per le campagne con il suo aratro e che si pensava assicurasse la fertilità dei raccolti. Anche in questo caso, tale figura viene spesso accostata a Frigg.

Caratteristiche fisiche e caratteriali.
Gefjon può essere vista come una donna forte e vigorosa, nel fiore dei suoi trent'anni. Solare, dai capelli folti, biondi o rossicci, lasciati sciolti sulle spalle o legati dietro alla nuca in modo semplice. Le braccia sono nude e abbronzate, forti e robuste, con le maniche arrotolate oltre i gomiti. È una dea legata alla Terra e ne ama i frutti, è allegra e gioviale, orgogliosa dei suoi figli che sono i suoi gioielli! Il suo simbolo è l'aratro ed è la patrona delle donne e degli uomini che lavorano sodo e si impegnano ogni giorno, è in grado di gestire gli elementi del caos e di sottometterli al suo volere, non ha paura del lavoro sporco. Insegna alle donne a saper trattare con gli uomini, a conoscere sé stesse, a prendersi cura di sé e a diventare donne, non ragazze. Gefjon si trova a suo agio anche con gli uomini, ovviamente, con cui è in grado di competere alla pari. Gefjon, con la sua indipendenza e sicurezza, sembra una figura eccellente per le donne che lavorano e vivono per conto proprio. Soprattutto oggi, quando molte donne vivono da sole, lottano con la maternità o lavorano in vari settori, Gefjon è un nobile esempio. Non solo ha fatto bene il suo lavoro, ma ha anche negoziato un salario di qualità. Sebbene sia storicamente legata all'agricoltura, può essere invocata per ottenere aiuto in qualsiasi tipo di lavoro onesto da persone di entrambi i sessi. Sarebbe forse una buona divinità da invocare quando si cerca un lavoro o quando si cerca un salario decente o un aumento. Per le donne, è particolarmente pronta a prestare la sua forza e la sua astuzia. Gefjon può essere invocata anche nei rituali che coinvolgono le giovani donne, come i riti di passaggio alla pubertà. Potrebbe anche essere coinvolta nei lavori per proteggere le donne e le ragazze da un coinvolgimento prematuro o indesiderato con gli uomini.

Rituali e altare.
Un altare dedicato alla Dea Gefjon può essere ricoperto di un telo giallo, arancione o marrone, qualsiasi colore indicativo della coltivazione. Come ornamenti ovviamente possono essere utilizzati frutta e ortaggi, spighe di grano e cereali, una zolla di terra, attrezzi (per lo più miniature) di strumenti legati all'agricoltura al lavoro. Animali simbolo di questa Dea sono il bue, la bufala, il toro, la vacca. Ideale sarebbe poter effettuare un rituale con questa Dea nei pressi di un campo coltivato. I pasti associati a Gefjon sono abbondanti, calorici, contadini, non particolarmente elaborati, da mangiare anche senza posate! Ovviamente il manzo è da evitare. Attività che si possono svolgere in suo onore: andare a visitare o ancora meglio lavorare in una fattoria, fare lavori manuali, una passeggiata all’aperto, acquistare prodotti da agricoltori locali, abbandonare la macchina e utilizzare un mezzo di trasporto più ecologico.
Gefjon è molto laboriosa, preparatevi a dichiarare quali passi intendete compiere per assicurarvi il successo nel lavoro per cui chiedete aiuto, e a lavorare sodo per portare a termine i vostri obiettivi, con l'aiuto della fortuna aggiunta dalla dea. La Dea può essere invocata per questioni legate al successo, alla realizzazione dei tuoi sogni, al superamento delle battute d'arresto, per avviare un'attività in proprio, per aver maggior pazienza e testardaggine, per il sostegno delle comunità femminili. Offre inoltre aiuto nell'affrontare la discriminazione razziale, l'integrazione in un nuovo gruppo sociale o in un posto di lavoro. È anche bene invocarla quando si ha un rapporto difficile con il cibo. Di seguito alcune invocazioni:

⌘ Invocazione di Gefjon
Hail Gefjon, Dea delle fanciulle;
conosci il destino è stato stabilito per tutti,
come come Odino il saggio.
Gefjon ha attinto con gioia da Gylfi
della terra scura da donare alla Danimarca.
I robusti buoi grondavano di sudore,
otto occhi scuri spalancati come come lune,
quattro impavide bestie del solco.
Trascinarono la bella isola,
presa come premio dalla Svezia.
Hail Dea ridente, gioia degli uomini della sala dell'idromele!
Hail Gefjon dalla gamba bianca,
il cui favore conquista l'oro di qualità
e campi belli e fruttuosi!
Hail quattro figli del gigante, portatori dell'aratro!
Hail Dea delle donne sole,
Signora dell'astuzia, del coraggio e del sudore,
il gioiello che porti è il tuo stesso forte cuore.
Concedici coraggio, forza e gioia,
benedici i nostri aratri mentre spezziamo le verdi ossa di Jord
e richiama i frutti splendenti.
Benedici il nostro mare e la nostra terra, bella Padrona di Sjælland
e creatrice del lago Malar.
Hail Gefjon! Vieni!


⌘ Preghiera alle Antenate e a Gefjon, per la donna che deve affrontare l’ingiusto maschilismo.
Da sempre ingiusto, il destino dalla parte delle donne,
arate a loro piacimento, messe in ginocchio.
Madri, vi prego, datemi la forza in questo giorno,
per lavare via la mia vergogna, per mantenermi sana di mente.
I forti si macchiano di potere,
il mio potere sta negli occhi che cedono.
Come nella canna si piega, per non rompersi mai,
loro vedono la sconfitta, ma non è reale.
Sono viva, per il bene di qualcuno,
farò tutto ciò che serve.
Questa stronza vincerà, lasciate che i galli combattano,
Fino a quando non scompariranno dalla mia vista.


 Invocazione per il trionfo
Gefjon dell'aratro marrone,
che io possa essere ferma, lavorando per ciò che voglio.
Gefjon dei verdi accordi,
che io possa essere astuta, scambiando equamente per ciò che mi serve.
Gefjon delle biance campane,
che io possa danzare via le mie preoccupazioni, restando fedele a ciò che sono.
Che io possa sempre lottare per i miei obiettivi e i miei sogni!
Chi dice che non si può fare, si faccia un giro!
O gli farò sentire l'odore dei miei piedi, e loro sverranno!


 Invocazione per l’autosufficienza
Hail, fanciulla dell'autonomia!
Tu che ci ricordi
che non c'è bisogno degli altri per esistere,
che il proprio destino è separato da tutti gli altri,
che alla fine di tutto, ognuno di noi è solo davanti alla resa dei conti.
Tu che consolate i non sposati,
ricordando loro che la convivenza
non è l'unico modo di vivere la vita,
ricordacelo, quando ci sentiamo più soli,
che essere soli non è sempre una maledizione,
e che la fiducia in sé stessi può essere una benedizione.


⌘ Questa Luna Piena è conosciuta come la Luna Immacolata o Luna dell'Orso, o delle Oche, ha il potere della purezza, dell' innocenza e della gioia. Parla al fanciullo che è dentro di noi, ricordo di un tempo quando la vita era semplice, quando il sorriso era prezioso e ogni cosa sembrava possibile. Le giornate si stanno poco a poco allungando, il sole scalda maggiormente la nostra pelle quando fa capolino tra le nubi, il nostro corpo percepisce che la primavera, anche se ancora lontana, si sta avvicinando poco a poco e abbiamo voglia di vivere, di rinascere e divertirci. Le barriere si piegano e cedono, e i nostri obbiettivi personali diventano raggiungibili. La Luna Immacolata ci offre l'opportunità di eliminare ciò che è vecchio e inutile.

I miti nordici – Gianna Chiesa Isnardi
http://www.northernpaganism.org/
https://lofnbard.wordpress.com/stories/

lunedì 23 gennaio 2023

Calendario runico

Qualche tempo fa mi sono imbattuta casualmente in un calendario runico e ne sono rimasta affascinata. Ho iniziato a fare qualche ricerca, che riporto qua sotto in un modo molto riassuntivo, poiché son stati fatti studi ben più approfonditi! Mi piacerebbe poterne realizzare uno personalizzato, non è semplicissimo, ma una volta compreso il calcolo da effettuare per realizzarlo, si ha uno strumento che è possibile utilizzare per parecchi anni!

I calendari runici, chiamati anche doghe runiche, non sono un'antica invenzione norrena ma piuttosto risalgono al periodo medioevale svedese. Sono scritti su pergamena o intagliati su doghe di legno, osso o corno, e sono calendari perpetui basati su cicli lunari di 19 anni. Una volta realizzati quindi possono essere utilizzati per lunghi periodi. Ciascun ciclo era contraddistinto da rune o "numeri dorati": 16 rune del Fuþark più tre rune aggiuntive, appunti i così detti numeri dorati: Arlaug 17, Tvimadur 18 e Belgthor 19.

I giorni dell'anno sono disposti su una lunga linea, vi sono 52 ripetizioni delle prime sette rune del Fuþark recente per rappresentare 52 settimane di 7 giorni ciascuna. Su una seconda linea, una delle 19 rune rappresentanti gli anni del ciclo segna delle date, indicando che la luna nuova è caduta in tale data durante quell'anno. Solstizi, equinozi, celebrazioni e particolari date importanti sono segnate sul calendario con linee o simboli addizionali. La prima luna piena segnava anche la data del Disting , una festa pagana, e il giorno del Thing, un assemblea governativa che si svolge alla fine di febbraio o all'inizio di marzo, in concomitanza con una grande fiera e il Dísablót, una celebrazione.

Il più vecchio almanacco runico, la "doga di Nyköping", è stato datato al XIII secolo, ma la maggior parte delle diverse migliaia di calendari di legno risalgono al XVI e XVII secolo. Durante il XVIII secolo i calendari runici ebbero un rinascimento e attorno al 1800 venivano fabbricati in forma di scatole da tabacco in ottone. 

Un primstav è l'antico bastone del calendario norvegese. Questi erano incisi con immagini invece di rune. Le immagini raffiguravano le diverse festività religiose non mobili. Il primstav più antico ancora esistente risale al 1457 ed è esposto al Norsk Folkemuseum.


Quasi tutti gli anniversari si riferiscono alla festa di un santo; nella maggior parte dei casi è il giorno del decesso in questione del fine settimana. Esempi tipici sono l' ascia di Olav, la macina di Hallvard  la grata di Laurentius e la chiave di Pietro. Diverse varietà di croci sono ampiamente utilizzate. Un albero è il simbolo più comune dei giorni di festa della Vergine Maria ed è anche un simbolo comune di altri anniversari. I simboli più correnti nella produzione standard relativa in particolare ai tipi runici “a bastone”, “a spada” e più corto “a tavola” si rivelano una croce ☩ per le festività solenni del calendario ecclesiastico, una mezza croce (priva cioè di uno dei bracci laterali) per quelle meno solenni, una croce cerchiata per le feste mariane ⊕, e una Fehu per le vigilie delle celebrazioni più importanti, a marcare il digiuno. Erano indicati anche i giorni nefasti con un simbolo che ricorda un chiodo.


Fonti: Wikipedia, https://snl.no/primstav
Libri runici del computo di Carla Cucina

mercoledì 27 gennaio 2021

Fulla - La prima luna

Sotto la Luna dell’albero della Betulla,
bianco alberello di Frigg,
prego la sua più cara sorella Fulla,
Signora dell’abbondanza in tutte le cose.
Come la Betulla avanza nel campo bruciato
Signora, riempi la mia vita con nuova vita, con nuova crescita,
scaturita dalle ceneri delle mie perdite.
Lasciami credere che ci sarà sempre
abbastanza per andare in giro, abbastanza da condividere
qualsiasi cosa sia importante nel mondo.


La prima Luna dell’anno è dedicata alla Dea Fulla, anche chiamata Folla, Volla, Fylla, appare come una delle dee più vicino a Frigg e sembra avere un’esistenza ben definita rispetto ad altri Dei, e vi sono dunque molti più materiali da consultare per poterla conoscere. Questa Dea è la personificazione della terra fertile, rigogliosa, traboccante di vita e ricca di frutti, della gioia, del divertimento, è la Dea dei segreti sussurrati all’orecchio, dell’amore tra le donne, che siano esse sorelle o amiche.

Il suo nome, Fulla, in antico norvegese vuol dire forse "generoso", mentre Volla, in antico alto tedesco , significa “pieno” o “pienezza”, entrambi i termini fanno riferimento all’abbondanza. La parola “pieno” era anche il termine usato per il blót, o rituale, o per coppa, tazza. Fulla è citata da Snorri come la quinta dea Aesir e appare in molti miti come Dea seduta, tra altri Dei, come giudice nei posti più in alto nella grande sala di Asgard. Come molti altri Asynjur, Fulla è descritta come un'ancella di Frigg; tuttavia, sembra essere la più costante, la favorita, la compagna più intima, una specie di damigella d'onore della Regina. Nel "Second Merseburg Charm", Volla (Fulla) è citata come sorella di Frija (Frigg). Grimm ipotizza che Fulla potrebbe essere stata associata alla luna piena, sia perché il suo nome è simile alla parola gotica fulliþs e al lituano Pilnatis (tempo pieno), inoltre è bene ricordare che Frigg è spesso collegata con la costellazione di Orione. Inoltre, Frija e Volla sono seguite nel fascino da un'altra coppia di dee, Sunna, Dea che rappresenta simbolicamente il Sole, e sua sorella Sindgund. Tuttavia, questo ragionamento sembra un po' forzato, se pensiamo alla luna come una divinità maschile nella mitologia germanica.

Fulla è descritta come una vergine, con lunghi capelli dorati lasciati sciolti sulle spalle e adornati in capo da una fascia dorata. In effetti, una delle parafrasi skaldiche per l'oro era "snood of Fulla"(Skáldskaparmál, 32). I capelli non intrecciati ci indicano lo status di Fulla come fanciulla: infatti, nella vecchia società norvegese, le ragazze non sposate infatti portavano i capelli sciolti. La fascia d'oro è un segno di nobiltà. Come Sif, la moglie di Thor, Fulla ha dei capelli fluenti che possono essere visti come simbolo del grano che matura, l'oro rappresenta il legame con i covoni del raccolto. In questa veste, Fulla rappresenta la pienezza e la generosità della terra. Grimm la paragona alla figura femminile tedesca di fertilità Dame Habonde, o Abundia. De Vries la vede semplicemente come la personificazione dell'idea astratta di dispensare
prosperità, basata su modelli romani, anche se la Scandinavia era lontana e meno influenzata dalle idee classiche rispetto all'Europa continentale e alla Gran Bretagna. È più probabile che lei fosse originariamente una divinità della fertilità o agricola.

Il ruolo principale di Fulla sembra essere quello di accompagnatrice, confidente e consulente di Frigg. Fulla ha la custodia dello scrigno della Regina, del cofanetto in legno di frassino degli Aesir, il quale, presumibilmente, contenente gioielli e altri tesori. Mitologicamente, tuttavia, questo cofanetto potrebbe simboleggiare il contenitore delle benedizioni, prosperità e fertilità della madre divina, e Fulla sarebbe quindi l'unica incaricata di preservare questo potere fino a quando Frigg è pronta a dispensarlo.
Si dice anche che Fulla sia responsabile delle scarpe di Frigg: in passato le scarpe erano rare e costose, tanto da essere un simbolo di ricchezza e prestigio come lo erano i gioielli o panni pregiati. Il piede ha connotazioni di fertilità. Il piede tradizionalmente aveva un importante significato simbolico nel folklore germanico e celtico; ad esempio, il termine "piede" era spesso usato simbolicamente per indicare il pene e quindi la fertilità e la prosperità. Anche le calzature potrebbero significare viaggiare e i viaggi; in effetti Fulla è spesso vista come la messaggera di Frigg in un certo numero di miti. 

Come aiutante di Frigg, Fulla è simile a Loki nel suo ruolo di aiutante di Odino come compagno negli inganni. Fulla è una Dea di alto rango. Questo è implicito nella sua inclusione con altri Dei in occasioni importanti. Per esempio, è nominata tra gli otto giudici Aesir nello Skáldskaparmál (capitolo 1) nell'Edda di prosa. Tra i vari miti legati a Fulla, ve ne voglio raccontare uno meno conosciuto. Nel "Secondo fascino di Merseburg" della mitologia germanica, lei è in coppia con sua sorella Frija, moglie del capo degli Aesir, ed è tra quelli chiamati a cercare di curare il puledro di Balder. L'incantesimo descrive di Phol e Wodan (Odino) che cavalcavano in un bosco, lì il puledro di Balder si slogò il piede. Sinthgunt ha antà i suoi incantesimi, cosa che fecero anche sua sorella Sunna, Friia e sua sorella Volla e infine Wodan, seguiti da un verso che descrive la guarigione dell'osso del puledro. Il fascino recita:

Phol e Wodan sono andati nella foresta.
Poi il cavallo di Balder si slogò il piede.
Poi Sinthgunt cantò incantesimi e Sunna sua sorella;
Poi Friia cantò incantesimi e Volla sua sorella;
Quindi Wodan cantò incantesimi, come poteva benissimo fare:
la distorsione alle ossa, la distorsione al sangue, la distorsione agli arti,
da osso a osso, da sangue a sangue,
arto per arto, così siano incollati insieme.

Hilda Ellis Davidson afferma che le dee Gefjun, Gerðr, Fulla e Skaði "possono rappresentare importanti dee dei primi tempi nel Nord, ma poco si ricordava di loro quando Snorri stava raccogliendo il suo materiale". D'altra parte, Davidson osserva che è anche possibile che queste dee siano visualizzabili come aspetti di una singola Grande Dea. Davidson chiama Fulla e Volla "figure vaghe e incerte, emergenti da strani riferimenti a dee che Snorri ha notato nei poeti, ma suggeriscono la possibilità che un tempo tre generazioni fossero rappresentate tra le dee della fertilità e del raccolto in Scandinavia".
In ogni caso, Fulla era considerata strettamente connessa a Frigg e abbastanza importante da essere invocata insieme a lei nelle richieste d'aiuto e per essere ugualmente onorata con un regalo.

Fulla può esser vista come piccola, rotonda, prosperosa, solida. I suoi capelli sono biondi, le sue guance rosse, vestita di colori rosati, è luminosa, profumata, energica, vivace. Può esibire soprattutto i tratti della lealtà, di supporto, generosità, amicizia e sorellanza, che sono ben attesi dalla lettura dei miti, ma anche una grande quantità di vitalità, e divertimento. Sembra essere il miglior archetipo di "ragazza" e particolarmente devoto alle donne e alle loro amicizie. Anche se lei appare esteriormente fanciullesca, frivola e amante del divertimento, c'era una sottocorrente di potere, una capacità di manifestare e gestire le cose, e il lato nascosto di segreti che vengono rivelati solo in brevi scorci.
Fulla sembra non essere né lontana né ostile agli uomini, ma particolarmente preoccupata per le donne e le loro relazioni con altre donne, come sorelle e amiche; questo integra il ruolo di Frigg come moglie e madre. Fulla è la migliore amica, sempre pronta ad aiutare, a scambiare i segreti, a discutere di relazioni amorose e obiettivi di vita, e condividere del buon tempo. 
È la parte di ogni donna che rimane giovane ed è l'individuo che si sovrappone alla personalità originale, nonostante i molti altri ruoli e responsabilità creati dagli obblighi familiari e lavorativi.
Nel suo ruolo di confidente, di fedele membro della famiglia e abile stratega, Fulla è una buona fonte di consulenza e aiuto su varie imprese, particolarmente dove sono coinvolti astuzia e sottigliezza. Come messaggero e consigliere di Frigg, è brava ad arruolarsi come emissario della regina degli Aesir. Come un "deposito" di vari segreti e pettegolezzi cosmologici, Fulla è una preziosa fonte di saggezza e illuminazione. Potrebbe anche essere d'aiuto nel migliorare la propria apparenza fisica e negli eventi sociali come dare feste, cene, o altri raduni, oltre ad iniezioni di divertimento e piacere nella propria vita in generale.

Invocazione della Dea Fulla

Saggia Dea, amica veloce di Frigg,
alto a te il mio corno!
Custode dei segreti, custode dei misteri,
Curatrice di tutta la ricchezza da scoprire,
Ti lodo per la tua saggezza,
Compagna fidata della Madre di ogni cosa,
Dea potente nel vostro diritto (?)
Ti saluto!
Rimuovi misteri all’interno della mia stessa anima,
nutri i tesori dentro di me.
Insegnami a trovare la forza dentro me stessa,
e a mantenere salda la mia forza nascosta.
Non parlare delle mie debolezze,
della fatica che compio per superarle,
così come Lei non parla dei piani della Madre di ogni cosa.
Hail Fulla, Dea delle Pietre!

⌘ Un altare dedicato a Fulla è essere decorato con colori vivaci, come il rosa, il blu brillante, il verde foglia e soprattutto l’oro. Sull’altare possono essere posati i propri gioielli più preziosi e significativi, fiori, frutta soprattutto mele, pane e cereali. Si potrebbe portare i capelli sciolti decorandoli con un cerchietto d'oro, un nastro o una banda come quello di Fulla, o mettere un cerchietto sull'altare come un simbolo per la dea. La musica, le canzoni, i balli, i giochi e altri divertimenti sono piacevoli per Fulla e in armonia con il suo carattere: questi possono essere inclusi durante il rituale. Sull'altare si possono mettere anche foto di donne parenti o amiche o indossare gioielli regalati o vestiti dati dalle donne della tua vita. Si può realizzare per l’occasione uno scrigno con la creta o comprarne uno già fatto, di proprio gradimento, dover custodire i propri gioielli rituali o oggetti a cui si è particolarmente legati.

⌘ Durante la celebrazione passate del tempo a pensare al legame che avete con i vostri amici, con i fratelli e le sorelle. Fulla può essere invocata come tramite per intercedere con Frigg, può aiutare e favorire il contatto, per promuovere un raccolto prospero nei vari campi della vita, e per avviare o approfondire le amicizie, in particolare con le donne e soprattutto tra le donne. È un ottimo periodo anche per consolidare una relazione già buona.  

⌘ Un semplice incantesimo per rafforzare l’amicizia consiste nella realizzazione di una piccola “bottiglia della strega”: durante il rituale, all’interno di una bottiglietta di vetro inserite acqua, fiori, basilico miele e un foglietto con il proprio nome e quello della propria sorella. Si invocano Fulla e Frigg chiedendo alle Dee la benedizione di un’unione forte come quella che c’è tra le due Dee, quindi, una volta conclusa la celebrazione, si seppellisce la bottiglia in un luogo sicuro.

⌘ Questo è un ottimo periodo per dedicarsi alla cerchia ristretta della famiglia e degli amici. Lavorando da soli o in gruppo ci si può concentrare sull’aiutare chi si trovi in difficoltà. La Luna Piena può aiutarci a trovare a infondere nella famiglia spirito di solidarietà, amore e mutuo interesse, piacevolezza della compagnia. Chi non ha famiglia può dedicare le sue attenzioni ai vecchi e più cari amici. Non dimentichiamo che non sempre gli appartenenti alla stessa famiglia nascono sotto lo stesso tetto e che esistono anche le famiglie spirituali.

⌘ Questa Luna Piena è conosciuta come la Luna del Lupo che ricorda come, nei freddi e nevosi inverni, i branchi di lupi si avvicinassero maggiormente ai villaggi, in cerca di cibo, e facessero risuonare il loro ululato nelle notti di luna piena. Il lupo ha un forte senso di partecipazione all'interno del branco e di protezione, ma al tempo stesso vive una forte individualità e ogni individuo possiede una personalità accentuata. Simbolo di maternità e di unità familiare è principalmente un maestro che insegna a capire le relazioni profonde che uniscono ogni uomo con i suoi simili e con tutti gli esseri viventi che popolano la Terra.
 Altre associazioni ricorrenti di questa Luna sono frequenti con alberi come l'ontano o la betulla, con profumi come muschio e mimosa e con pietre come onice e giaietto. È una luna di nuovi freschi inizi, l'energia ed il potere scorrono pigramente, sotto la superficie. 

domenica 27 settembre 2020

Huldra - La decima luna

Sulla Luna della Vite,
piena di frutta e ambita dagli animali,
invoco Huldra la custode delle greggi.
Pastorella, capraia, colei che si prende cura di tutti,
sotto la sua ala, dona nutrimento,
aiutami a ripercorrere i frutti del mio lavoro
che mi alimenta, e possono le mie mani essere generose.
Possa io evitare di divorare la mia Fonte,
come le capre divorano la Vite, così che quei frutti
possano cadere per loro, più e più volte ogni anno. 


Huldra è uno spirito della foresta, protettrice delle greggi e delle mandrie, confusa spesso con la Dea Holda, madre di tutto il popolo delle huldre e dei huldrekall, femmine e maschi, da noi conosciuti come troll. Huldra ha un aspetto umano, femminile, estremamente seducente e ammaliante, non di rado triste e malinconica, dai lunghi capelli biondi, dotata di coda, di mucca o di volpe che cerca spesso di nascondere, e un buco sulla schiena, più o meno ampio, ricoperto di corteccia d'albero. Si aggira nuda per le foreste del nord Europa, completamente immersa nella natura, con un contatto diretto e simbiotico con la terra, o vestita con abiti chiari, bianchi o blu. Tutte le huldre sono creature legate alla fertilità e alla terra, le caratteristiche bovine danno sostegno a questa ipotesi, in quanto la figura della vacca era simbolo di fertilità e prosperità in moltissime culture antiche. Il suo ambiente naturale è formato, come detto, di fitta boscaglia ma anche di grotte e torrenti, tra le persone che protegge in primis vi sono i carbonai: veglia su di loro mentre riposano nelle miniere e li sveglia in caso di pericolo, quest'ultimi le lasciano delle offerte e nel caso anche dei suggerimenti su come poterli aiutare. Secondo alcune leggende le huldre avrebbero il piacere di sedurre i giovani uomini per trascorrere del tempo con loro, l’uomo può cercare di difendersi dalla sua potenza ammaliatrice con due rimedi: due piante, il fior di stecco (Daphne mezereum) e la valeriana (Vänderot), oppure nominando Dio ripetutamente. Vi è un legame anche tra Huldra e i bambini: si credeva infatti che la Signora della Foresta portasse via con sé le anime dei più piccoli. 

Il nome Huldra deriva dalla parola scandinava che significa "coperto", "nascosto", e in certe zone della Norvegia viene anche chiamata Skogsrå o Skogsfru/Skovfrue, termini che possono essere tradotti come "Signora (o Guardiana) della Foresta". Nella cultura vichinga, gli uomini partivano spesso per mare, alla ricerca di luoghi da depredare, ed erano le donne a occuparsi del bestiame e della cura nella casa. Nei momenti di sosta, Huldra e i suoi spiriti intervenivano con benedizioni per il bestiame. Ancora oggi "burro e uova" sono di proprietà inalienabile della padrona della cascina. Burro e uova di possono intendere come ricchezza, denaro e merce di scambio, estremamente importante e di valore. Huldra quindi, è una divinità molto legata alle donne, soprattutto a quelle che si danno da fare e che con il proprio impegno provano a portare avanti il sostentamento di un'intera famiglia. 

Per quanto riguarda l'associazione con Holda probabilmente ha origine da una stessa comune figura di entità femminile, per poi adattarsi ai vari contesti culturali e religiosi. Holda era una delle più importanti divinità germaniche, dea del focolare, la matrona delle filatrici, la protettrice delle partorienti, la guardiana della casa e degli animali domestici ed è inoltre associata all'inverno, alla caccia, e alla magia femminile. La stessa Holda viene identificata con uno degli aspetti della Dea Frigg. 

Invocazioni della Dea Huldra

#1
Salve, fanciulla dell’operosità!
Come la pala va nella terra,
Come la zappa va nel terreno,
Come il seme va nel giardino,
Come il grano va nel campo,
Come l'acqua viene portata dal pozzo,
Come la casa viene pulita e purificata,
Come il filo è tessuto al telaio,
quindi ci insegni che niente nasce
senza grande fatica e tremendo lavoro.
Perché l'operosità è più del semplice lavoro,
è il mezzo con cui il mondo viene cambiato. 

#2
Salutate le canzoni del lutto, 
andando alla deriva come nebbia nelle valli, 
le grida per quelli persi, 
per i cacciatori di tempesta e notte. 
Saluta la gente nascosta e Huldra, la loro signora. 
Sia lode alla fanciulla dalla schiena vuota, 
chi benedice il pio cacciatore. 
Sia lode alla fanciulla dalla coda di vacca 
chi guarda il fuoco del boscaiolo. 
Sia lode a Huldra, 
che distrugge le armi dei profanatori, 
torcendo il ferro freddo 
e gettando i loro cadaveri nella foresta affamata. 
Possano gli anelli del bisogno di fuoco 
ancora una volta essere scolpiti nelle siepi 
e al tuo popolo sarà dato rifugio. 
Hail Huldra! 


Altare e legame con gli animali. Huldra è legata al bestiame, di allora, e agli animali domestici, di oggi, e possiamo invocarla durante i rituali legati a questi aspetti, per celebrare e ringraziare la natura per il sostentamento che ci dona, anche tramite il consumo di uova, latte, carne e pesce, per mantenere i greggi e le mandrie in buona salute così come per la presenza e la compagnia dei nostri animali domestici. Huldra apprezza offerte di origine animale e vegetale consumabili, soprattutto latte e cereali, offerte di ossa, di sangue, oggetti decorativi bianchi e rossi. 

⌘ Assieme ad Huldra è possibile svolgere un semplice rituale per nel prendere coscienza dell'importanza del mondo animale, in generale, nella propria vita. Sarebbe ideale potersi recare una notte in un posto tranquillo e completamente immerso nella natura, meglio che mai in un bosco vicino a una piccola caverna o un torrente, ovviamente prendendo sempre le dovute precauzioni. Decorare una grossa candela di colore rosso con delle semplici incisioni che ricordano le rappresentazioni preistoriche nelle caverne di animali e uomini, o rune di energia protettiva. Dopo aver trovato un posto tranquillo e aver acceso la candela, si ringrazia Huldra per la compagnia e la presenza che gli animali domestici donano, la fedeltà che dimostrano, la gioia di vivere. È il momento di ricordare i momenti gioiosi e dolorosi vissuti con loro, riportando alla memoria coloro che sono passati oltre. Allo stesso tempo (soprattutto per chi non è vegetariano) vengono ringraziati gli animali che hanno dato la loro vita perché la nostra possa continuare, o che forniscono prodotti alimentari che permettono di sostenerci o ci danno addirittura da vivere. Si rifletta su quanto profondo e inestimabile sia questo dono, ricordandolo ogni volta che ci si nutre, che sia un pasto di origine animale o di origine vegetale. 

⌘ La luna piena di Ottobre è detta anche luna della caccia, luna rossa, luna del sangue, con riferimento alla riapertura della stagione della caccia. Una volta la caccia, che tuttora si inaugura sotto questa Luna, era un modo per mettere alla prova le proprie qualità vitali: occorrevano coraggio, passione e abilità guidate dall'istinto. La caccia era una vera sfida tra cacciatore e preda e non veniva definita uno sport, ma era una delle importanti attività necessarie al sostentamento. Oggi possiamo ancora riflettere sulle fonti del nostro sostentamento e sul nostro modo di misurarci con le nostre prede nel nostro lavoro, nelle nostre attività. L’altare può essere decorato con rappresentazioni e animali selvatici o domestici, con candele rosse e con le prime foglie autunnali. Per il banchetto mele, vino rosso, biscotti allo zenzero

lunedì 31 agosto 2020

Sàga - La nona luna

Sulla Luna dell'Albero di Nocciolo,
carne di bardi e scaldi,
invoco Saga la storica.
Signora che custodisce il tesoro delle parole
un concentrarsi di canti a più voci,
aiutami a trovare, tra la tua generosità,
l'ispirazione di cui ho bisogno per andare avanti,
la frase giusta che risuonerà nella mia mente.
Porta un sorriso alle labbra, e la risoluzione
per i miei passi incerti, lungo questo mio cammino.


Sága è nominata da Snorri come la seconda delle dee Aesir, vive in una grande dimora chiamata Søkkvabekkr, “banca sommersa” o “banca del tesoro”. Nel Grímnismál tale dimora viene citata come quarta sala di Asgard: circondata da onde fresche, “là Odino e Sága bevono tutti i giorni, lieti, in coppe d'oro”. Il gesto di condividere le vivande con Odino, il padre degli Dei, è un gesto che indica intimità e confidenza, tipica tra due sposi. Essendo essa una dea minore, spesso è stata associata e sovrapposta a Frigg, Dea del Focolare, sposa di Odino; questa sovrapposizione nasce dal fatto che il nome di questa Dea ricorda la capacità di Frigg di conoscere ogni cosa del passato e del futuro, senza però mai rivelarlo. Odino, nella funzione di poeta e donatore d’ispirazione divina, rappresenta tutti gli scrittori e i poeti che devono attingere alle leggende primordiali e all'anima collettiva della loro gente, del loro popolo, per trarre ispirazione. 

Il suo nome proviene dalla parola norvegese sja che significa “vedere”, il suo nome dunque significherebbe “colei che vede” o “annunciatrice”. La saga nella lingua norrena, come nella nostra, significa storia, racconto, e nel moderno tedesco e inglese, leggenda o mito. La saga è più di una semplice storia: la leggenda, la narrativa e la poesia si fondono con la realtà, con fatti effettivamente accaduti. La saga racchiude dentro di sé la storia di un popolo, creando un legame tra antenati e generazioni presenti e future. La Dea Sága, così come altre Dee in altre tradizioni o pantheon, può essere vista come una personificazione di storie e leggende. 


Saga raccoglie canzoni, poesie, e tutto ciò che può essere imparato e ricordato a memoria, è legata alle gesta del passato, al bere rituale, alla narrazione. La si può immaginare con una donna con ricchi gioielli, maestosa, con in mano una pergamena o una brocca, un calice colmo di vino da condividere, la sua casa si trova in riva al mare, si affaccia sugli scogli con una grossa terrazza. La Dea è in buoni rapporti con le Norne, anche se è più interessata al passato che al presente o al futuro. Saga è una protettrice delle donne, misteriosa e indipendente, una guida nell'arte della divinazione e per chi ha particolari capacità psichiche, ma è vicina anche agli scrittori, ai bibliotecari, ai ricercatori e agli amanti dei libri in generale. Può essere in qualche modo considerata l'archivista del sapere degli Dei, può essere vista come un mecenate, un mentore o una musa, un contattato come fonte di ispirazione e saggezza. Sága è legata all'acqua, alle coppe, ai pesci, quindi alla femminilità e alla gentilezza. Viene rappresentata con classici abiti vichinghi, una lunga treccia di capelli biondi e in mano una pergamena o una brocca, un calice colmo di vino da condividere con chi lo riterrà opportuno, cordialmente. La si può associale al colore verde, al blu, al grigio e al bianco, alle conchiglie e alle pietre levigate dall'acqua, ai corni per bere e alle coppe in genere. Troverete maggiori approfondimenti sul blog di Skayler.


⌘ Si può dedicare a Saga il proprio diario personale, poesie, racconti o canzoni. Può essere invocata in caso vi sia bisogno di entrare in contatto con il proprio lignaggio famigliare, i propri antenati, per ricostruire la propria storia, così come se si è in cerca di ispirazione artistica letteraria. Per un altare dedicato a Saga potete usare gli elementi e i colori del mare, qualche decorazione dorata e oggetti che siano legati al passato personale, agli antenati e alla famiglia, un oggetto che potrebbe essere di poco valore a livello economico ma legato a una storia particolarmente significativa. Vino, birra e idromele sono ottime offerte, ma si dice che apprezzi anche il porridge, la carne e le noci.

Magia dei nodi per legare i libri. Quelli di noi che studiano le vie antiche di solito amano i libri, talvolta questa passione ci porta a condividere i libri con i nostri amici e, a volte, abbiamo il timore di non rivederli. Questo semplice incantesimo permette di legare un libro al suo proprietario, tramite la magia dei nodi: prima di prestare il tomo, tenetelo tra le mani e trasmettetegli la vostra energia personale:

Per il vento e per il colle,
per la fiamma e il ruscello,
per la luce che splende:
io pongo un legame
perché a me torni
questo libro.

Avvolgete attorno al testo un cordino bianco lungo 30 centimetri, assicurandolo con un nodo, ripetendo la formula precedente. Lasciate abbastanza spazio per poter sfilare il cordino senza disfare il nodo. Fate scivolare lo spago annodato e riponetelo in un luogo sicuro, potrete sciogliere il nodo o tagliare lo spago una volta che il libro verrà restituito. 

Incantesimo per stimolare la creatività. Quello che vi occorre è uno strumento musicale, piccolo, pratico e maneggevole, come un flauto, un’armonica, un sonaglio o un tamburello. Prendete confidenza con lo strumento e imparate a conoscerlo. Il giorno del rituale accendete una candela gialla e pronunciate le seguenti parole:

Magica musica,
accoglimi.
Magica musica,
illuminami.
Magica musica,
risveglia la musa in me.
Magica musica
Vieni da me.
Magica musica,
aprimi al mistero
della creatività.
O mente mistica,
risvegliati!
Magica musica,
liberami.

Visualizzatevi mentre componete una melodia, scrivete una poesia, dipingete un quadro o date sfogo alla vostra creatività. Suonate lo strumento per qualche secondo, lasciate confluire l’energia della musica. A questo punto posate lo strumento e applicatevi al vostro lavoro, se la vostra mente comincia a bloccarsi, suonate lo strumento per qualche secondo e tornate al vostro lavoro. Quando avrete finito, per quel momento, spegnete la fiamma della candela e riponetela assieme allo strumento fino alla prossima volta in cui porterete avanti la vostra opera.

⌘ La luna piena di settembre è la luna della Vendemmia, dell’Ultimo Raccolto. È il plenilunio che saluta la stagione più calda e accoglie le giornate che si fanno più fresche e si accorciano, la Terra ha donato i suoi frutti più gustosi e si prepara al meritato riposo. Gli animali iniziano a prepararsi all'inverno raccogliendo provviste, altri si preparano a migrare verso zone più calde. In questo periodo possiamo dedicarci a noi stessi, riflettere sui frutti raccolti nei mesi precedenti, provare gratitudine per i doni che ci circondano, conservando le cose migliori ed estirpando le erbacce, concentrarci sui nuovi inizi. L’altare può essere arricchito con alcuni simboli della stagione come uva, fichi, ghiande, pigne, foglie secche, nocciole.

domenica 16 agosto 2020

Luna Nuova in Leone



Invisibile agli occhi di chi alza lo sguardo al cielo notturno, la Luna Nuova sorge e percorre il cielo circondata dalle stelle che brillano più luminose che mai. La sua presenza invisibile si fa sentire senza che l'astro si mostri, con una potenza ed un'energia pari a quella del plenilunio, un'energia rinnovatrice, di rinascita, che segna la conclusione di un ciclo e l'inizio di un altro. La Luna Nuova è il momento migliore per chiudere con il passato e aprirsi a nuovi orizzonti, per disintossicarsi e rigenerare il proprio corpo e il proprio spirito. La Luna Nuova è legata all'introspezione e all'auto analisi, ai sogni, ai presagi, all'intuito più profondo, oltre che alla comunicazione con i propri Antenati, è simboleggiata dall'Anziana, dalla Vecchia rugosa, dalla Saggia. Nel ciclo mestruale rappresenta il periodo delle mestruazioni, del ritiro delle energie, nonché alla menopausa. Diverse sono le streghe che non operano in Luna Nuova, periodo nel quale le magie effettuate in luna piena e calante dovrebbero iniziare a dare i propri frutti, dedicandosi a meditazioni e a lavori su sé stesse, preparandosi a una trasformazione o a una rinascita. Alcune dedicano questa giornata onorando i propri antenati, sistemando o pulendo la propria casa oltre che al proprio spazio sacro.

La Luna Nuova dell'Agosto 2020 cade nelle prime ore del mattino del 19 agosto, nel segno del Leone portando con sé una forte energia solare la quale ci ricorda che anche dopo la notte più scura, il Sole tornerà a risplendere. Questa Luna Nuova è creativa, entusiasta, espansiva, la voglia di creare qualcosa di nuovo e di mettersi in gioco è palpabile nell'aria, invita ad agire e a riprendere le redini della propria vita.