venerdì 26 dicembre 2014

L'Archetipo della Matrigna

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I personaggi delle fiabe hanno una netta inclinazione al bene o al male, non esistono generalmente mezzi termini. Nelle fiabe la matrigna rappresenta la figura femminile negativa. Poche sono le mamme, se esse si palesano lo fanno all'inizio del racconto per dare vita al vero protagonista della vicenda. La mamma è una figura buona, non è accettabile, nell'inconscio collettivo, una mamma malvagia, è più facile che lo sia una figura che entra solo in un secondo momento nella famiglia, una persona che cerca di appropriarsi di un potere che non le appartiene. La figura paterna è severa ma anche giusta, ascolta la ragione e non si occupa direttamente della crescita dei figli. Come conciliare allora la creazione di una nuova vita e gli atti malvagi? Presto fatto. Alla madre intercede la matrigna, la quale talvolta è anche madre di sangue di quella che sarà la sorellastra, o il fratellastro, del protagonista. In questo caso si scopre nella matrigna la sua dualità: crudele e severa nei confronti del figliastro ma amorevole e accondiscendente nei riguardi dei figli per i quali vuole sempre il meglio. In altre fiabe la figura della madre è presente ma debole, passiva e incolore. Ben altre sono le figure femminili positive.

Il bambino, che dipende totalmente dalla figura materna e non potrebbe mai vivere senza, si ritrova dunque una madre che gli nega la felicità e la serenità famigliare, la matrigna lo sfrutta facendogli fare lavori umilianti e generalmente inutili, lo abbandona, lo allontana dall'amore del padre, lo mortifica e lo maltratta. La matrigna, per il bambino, rappresenta tutti gli atteggiamenti negativi della madre mentrev verso la figliastra più cresciuta, la matrigna ha un atteggiamento simile ma spinto da qualcosa di più: la competizione sessuale. La matrigna di Biancaneve non si limita ad abbandonare la figliastra nel bosco, ma decide di farla uccidere poiché la giovane, ormai indipendente, riuscirebbe a sopravvivere e ritornare. Il cacciatore deve riportare alla matrigna il cuore e il fegato di Biancaneve, essi rappresentano simbolicamente l'amore e la sessualità. La matrigna di Cenerentola, rinchiude la giovane in casa e la veste con stracci, la fa sporcare nella cenere annientando così tutta la sua femminilità. La persecuzione continuerà anche quando la giovane troverà marito, il tutti i modi la matrigna cercherà di sostituirla con una delle sue figlie, più graziate e poco educate. La cattiveria della madre adottiva si ripercuoterà anche nei figli della figliastra, li allontanerà dalla famiglia cercando di far ricadere la colpa sulla giovane madre. In alcune fiabe la suocera può intercedere alla matrigna, anche in questo caso vi è una donna più anziana, gelosa del proprio figlio, che cerca in ogni modo di far cadere delle disgrazie sulla nuora. Se il protagonista della fiaba è un adolescente maschile, non si sconterà con la matrigna, potrò essere abbandonato e allontanato dalla propria famiglia, ma affronterà altri personaggi, ben più temibili, quali la strega o lo stregone malvagio.

La matrigna è una donna che rifiuta i doni della vecchiaia, fugge dal tempo che scorre e rinnega la morte. Non vi è equilibrio in lei, non c'è pace, racchiude dentro di se solo energia distruttiva. Talvolta può riscoprirsi strega, fare uso delle proprie arte magiche, ma a sol scopo di nuocere gli altri e di elevare se stessa, anche con la forza; gli incantesimi però spesso le si ritorcono contro, sono deboli o non hanno l'effetto desiderato, non è in grado di gestire un potere così squilibrato. Rispetto alla strega, la matrigna rappresenta un negativo femminile più terreno e meno magico, si affida alla sua astuzia, all'inganno, ai sotterfugi, alla fiducia mal riposta del marito o del figlio.

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